Scopri quali erano i dischi più attesi nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio e agosto
Venerdì 4 settembre
Bill Callahan – Gold Record (Drag City)
Anticipato dai singoli Pigeons, Another Song e 35, Gold Record è il settimo album firmato Bill Callahan, e arriva a solo un anno dall’ultimo Shepherd In A Sheepskin Vest.
Declan McKenna – Zeros (Tomplicated)
“Penso che quest’album sia un passo leggermente diverso rispetto al precedente: è un po’ più ponderato e ho dato più considerazione a ogni parte della canzone invece di scrivere e poi pensare ‘oh ok, adesso pubblico un disco’”.
Hurts – Faith (Lento/The Orchard)
Un disco nato da una crisi il nuovo del duo: “ero fisicamente e mentalmente esausto”, spiega il cantante Theo Hutchcraft, “ero a un punto di rottura. Dovevo fermarmi e non fare niente perché non riuscivo a pensare, a concentrarmi, niente. E non sapevo cosa aspettarmi dal futuro. Non sapevo se avremmo fatto un altro album”.
Throwing Muses – Sun Racket (Fire) “Tutto quello che ci si chiedeva”, spiega Kristin hersh, “era di unire due vocabolari sonori completamente divers: uno rumoroso, l’altro un delicato carillon. Non abbiamo dovuto fare molto. Sun Racket sapeva cosa stava facendo e ci ha messe da parte, che è sempre la cosa migliore. Dopo trent’anni insieme, ci fidiamo l’una dell’altra ma ancora di più della musica”.
Tricky – Fall To Pieces (Liberator)
“Sento di essere tornato, sento di essere uno dei migliori musicisti che l’Inghilterra abbia mai avuto, ed è tempo per me di concentrarmi di nuovo sulla musica, al 100%, come facevo all’inizio. Quella cosa competitiva che avevo quando ero più giovane, tipo, la mia musica è su un livello diverso – è così che mi sento di nuovo oggi”.
Venerdì 11 settembre
Doves – The Universal Want (EMI) Anticipato dai singoli
Carousels e Prisoners, il nuovo album dei Doves è stato registrato con la produzione di Dan Austin negli studi di registrazione di proprietà della band Frank Bough Sound III Studios e segna il loro ritorno dopo 11 anni di silenzio.
Everything Everything – Re-animator
“Questa idea del sé diviso mi ha affascinato”, spiega il frontman Jonathan Higgs sul concept del disco, ispirato alla teoria della mente bicamerale di Julian Jaynes, “Jaynes la attribuisce all’origine degli dei, persone che attribuivano lo status di divinità a questa voce che potevano sentire nella loro testa. Tutto questo mi ha sbalordito e ho iniziato a pensare a come renderlo un concetto centrale. Mi ha davvero commosso. Quindi in tutto il disco ci sono milioni di riferimenti a questa teoria: avere un cervello diviso, due sé, sentire le voci”.
Marilyn Manson – We Are Chaos (Loma Vista/Caroline)
“Mentre scrivevo questo album, ho pensato tra me e me: ‘Doma la tua pazzia, aggiustati il completo. E prova a far finta di non essere un animale’ ma sapevo che l’essere umano è il peggiore di tutti. Avere misericordia è come commettere un omicidio. Le lacrime sono la perdita più grande del corpo umano.”
Flaming Lips – American Head (Bella Union)
“La musica e i brani contenuti in AMERICAN HEAD si basano su un sentimento. Un sentimento che, penso si possa esprimere solo attraverso la musica e le canzoni. Durante la scrittura dell’album, stavamo cercando di NON ascoltarlo in quanto suono…ma di percepirlo. Il sacrificio della madre, l’intensità del padre, la follia del fratello, la ribellione della sorella…non riesco davvero a trovare le parole”.
Mana – Asa Nisi Masa (Hyperdub) Asa Il nuovo album del torinese Daniele Mana, realizzato principalmente durante la quarantena, prende il titolo da 8 1/2 di fellini per una musica influenzata dalla classica moderna italiana di fine anni 70 e inizio ’80, alla musica da film e agli esperimenti del quarto mondo di John Hassell e Sakamoto.
Venerdì 18 settembre
Deradoorian – Find The Sun (ANTI-)
“In generale, molte di queste canzoni riguardano il tentativo di raggiungere te stesso – come essere il tuo massimo
sé brillante… perché veniamo da una cultura che in realtà non lo supporta. Siamo così profondamente programmati per obbedire ai confini della società che non conosciamo nemmeno il potere che conteniamo all’interno”.
Oh Sees – Protean Threat (Castle Face) Secondo album dell’anno, e non è una sorpresa vista la prolificità, per John Dwyer, che dopo il debutto con la nuova band Bent Arcana torna ai “vecchi” Oh Sees con un disco nato dall’isolamento delle prime fasi della pandemia.
Sault – untitled (rise) (Forever Living Originals)
Inatteso come gli altri, arriva il quarto album in due anni del misterioso collettivo, che anche con questo nuovo lavoro porta avanti un progetto di evoluzione della black music e di impegno sociale.
Venerdì 25 settembre
Deftones – Ohms (Reprise)
Il titolo, racconta Chino Moreno, “ha a che vedere con l’equilibrio e la polarità delle cose. Ho sempre detto che la nostra band ha lo yin e lo yang. In quanto persone, nella la musica che facciamo e nei testi che scrivo, c’è sempre questa giustapposizione e questa è la bellezza di ciò che abbiamo creato”.
Idles – Ultra Mono (Partisan)
“Vogliamo creare il sound della nostra comunità”, spiega Joe Talbot nell’intervista sul numero di settembre, “creare un’unione attraverso la musica: uno spazio tra le note che ha come obbiettivo il dare vita a un senso di radicamento, come è avvenuto per il singolo Grounds”.
Róisín Murphy – Róisín Machine (Skint/BMG)
“Tutto quello che faccio viene dalle viscere. Ho sempre in mente qualcosa, dirigo video e faccio l’art director da anni. L’album si chiama Róisín Machine perché sono una macchina. Non mi fermo mai”.
Sufjan Stevens – The Ascension (Asthmatic Kitty)
Il nuovo lavoro di Sufjan Stevens “è l’accusa ad un mondo ormai alla deriva e la mappa per uscirne. Le fondamenta del disco sono una chiamata per la trasformazione personale e un rifiuto a continuare a giocare con il sistema odierno. L’obiettivo è semplice: Interrogare il mondo intorno a voi ed essere parte della soluzione, oppure non farne parte. Renderlo reale, vero, semplice e continuare a muoversi”.
Will Butler – Generations (Merge)
“Il mio primo disco, Policy, era un libro di racconti. Generations è più un romanzo – disperato, buffo, un po’ epico… Una grande parte di questo disco è chiedermi: qual è il mio posto nella storia americana? Qual è il mio posto nel presente dell’America?”
Sylvan Esso – Free Love (Loma Vista)
“Al cuore dei Sylvan Esso”, dice Amelia Meath, “c’è questa discussione davvero divertente: is this really fun argument,” says Amelia. “Nick vuole che le cose sembrino inquietanti, ma io voglio che ti togli la maglietta e balli. Stiamo cercando di creare canzoni pop che non siano trasmesse alla radio, perché sono troppo strane. È una band pop, ma parla di emozioni complicate”.
Bob Mould – Blue Hearts (Merge)
14 brani descritti dall’artista stesso come il mucchio di canzoni di protesta più accattivanti scritte da lui. Il rabbioso yin contrapposto al positivo yang del precedente lavoro Sunshine Rock. Secondo Bob Mould i leader di oggi – compreso quello che è alla Casa Bianca – sembrano essere contenti che l’epidemia stia uccidendo un’intera generazione: “Abbiamo un carismatico e telegenico leader sostenuto dagli estremisti cattolici. Questa gente ha già provato ad uccidermi una volta, ora sono di nuovo qui e non mi farò da parte …”
Thurston Moore – By The Fire (Daydream Library Series)
“Prendendo spunto da Music is the healing force of the universe di Albert Ayler, questo disco offre canzoni come fiamme di energia arcobaleno, dove il potere dell’amore diventa la nostra chiamata. Queste sono canzoni d’amore in un momento in cui la creatività è la nostra dignità, la nostra manifestazione contro le forze dell’oppressione. By The Fire è un raduno, una festa di pace – canzoni nel vivo del momento”.