Rumore 349 | Febbraio 2021 – Chris Cornell, musica per anime inquiete

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Tutti i contenuti del numero 349 di Rumore, febbraio 2021. Chris Cornell, musica per anime inquiete

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Un disco postumo già uscito in digitale e di imminente pubblicazione “fisica”: Non One Sings Like You Anymore, Vol. 1. Preludio piuttosto ovvio ad altre puntate che verranno in futuro. Già, perché parafrasando il titolo dell’album in questione, “nessuno canta più come lui”. Magari non proprio nessuno, ma di sicuro pochissimi. Il lui in questione è – o meglio era – Chris Cornell. Voce indimenticata e indimenticabile dei Soundgarden. Ai tempi di Seattle capitale del mondo musicale, con il grunge locale a fare da colonna sonora. Poi, dopo anni di successi, tour e album milionari, ci fu la dipartita e il successivo ritorno; l’aggregazione agli Audioslave e la carriera solista fino al tragico suicidio di quattro anni fa. La vita e la biografia di Cornell, sembra un paradosso, non riescono tuttavia a trovare pace neanche dopo il drammatico epilogo della primavera 2017. La sua figura, pivotale per la musica dell’ultimo trentennio abbondante, non passa di moda anche per banali ragioni di qualità, oltre che di cronaca. L’eredità gestita oggi (in modo diciamo pop e disinvolto) dalla seconda moglie. I continui processi e i dissidi con gli ex compagni dei Soundgarden, che ancora si protraggono. La comunanza e la contiguità con la sorte sfortunata di Kurt Cobain e Layne Staley. L’idea del musicista felice. E del marito perfetto: miti che crollano di fronte ai racconti on line della primogenita. Abbiamo così chiesto a Daniela Liucci – conoscitrice se ne esiste una di tutta la vicenda fino ai dettagli più torbidi – di ricostruire questa avventura musicale e di cronaca. Avvalendosi del contributo del biografo di Cornell – Corbin Reiff, intervistato proprio dalla sua Seattle – l’autrice della nostra cover story ha provato a riassumere tre decenni di carriera partendo dalla fine: passo dopo passo, con un’accuratezza e conoscenza della materia da entomologo della storiografia rock. Procedendo attraverso i molti buchi neri di questa storia, ancora tutta da completare. Anche se non può più cantare, se non in maniera postuma, Chris Cornell è l’uomo in copertina su “Rumore” 349, febbraio 2021.

Da un retroterra punk – spalmato su un solido asfalto indie – arrivano invece due fra le band che stanno facendo parlare di sé più di chiunque altro. In questo inizio di 2021. Si tratta dei britannici shame e degli svedesi Viagra Boys. Elettrici, giovani, chitarristici: in grado di migrare appunto da territori indipendenti e appuntiti verso canzoni più orecchiabili. Freschi entrambi di un paio di album (entrato addirittura nella top 10 britannica, quello degli shame, che prolungano l’onda di band come Idles e Fontaines D.C.) i due gruppi si sono fatti intervistare da Nicholas David Altea e Diego Ballani. Che ne hanno anche approfittato per fare un quadro dell’evoluzione del suono in questione nell’ultimo decennio. 

Continuiamo a parlare di band giovani, in questo caso anzi diremmo appena emergenti, un discorso che ci sta a cuore da sempre. Per affrontarlo questa volta siamo rimasti in Inghilterra, ancora una volta terra fertile per eccellenza di alcune fra le più inventive novità in circolazione. Si comincia con la storia – davvero incredibile il cortocircuito, al basso c’è la figlia di Karl Hyde degli Underworld!? – dei giovanissimi Black Country, New Road. Si prosegue con il rock noir, autorale e ombroso dei King Hannah, pronti a rinnovare la mitologia delle coppie (una volta lo si chiamava couple core) nella musica odierna. Un componente in più appena lo hanno invece i Flyte, forse la band più indie (un trio nel senso old school del termine) del lotto. Tutti britannici, tutti esordienti, tutti anagraficamente fondati l’altro ieri o quasi, gente nata nei tardissimi anni 90, con tutta l’eredità sonora e familiare del caso. Mauro Fenoglio e Letizia Bognanni si sono messi all’opera per raccontare questa autentica new wave del rock inglese. Risalendo quindi alle origini di queste contaminazioni musicali sparse da una parte e dall’altra dell’oceano Atlantico.

Ancora: parliamo sempre di suono, ma senza poter in questo caso eludere il tema delle immagini in movimento. Perché, come l’intervistato ha dichiarato al nostro Giona A. Nazzaro: “Il cinema è tutto”. Responsabile di tale affermazione è lo statunitense John Carpenter, leggenda vivente prima ancora che regista e musicista. L’ultimo dei classici, così come lo abbiamo definito: un uomo che in mezzo secolo di attività ha creato una visione cinematografica (e sonora) unica, pionieristica. In occasione del nuovo album Lost Themes III – Alive After Death, Carpenter si è raccontato come rarissimamente gli capita di fare. 

E ancora: un ricordo dell’immenso e controverso produttore Phil Spector da poco scomparso; e interviste a progetti nuovi e interessanti come il palermitano Beercock, gli apolidi Uhuru Republic, le australiane Divide And Dissolve, i fiorentini Naresh Ran, il londinese Oliver Malcolm, Star Feminine Band dal Benin e i torinesi Linda Collins. Riavvolgiamo poi il nastro sull’avventura dei Misunderstood, californiani d’Inghilterra, band di culto di 50 e passa anni fa. E raccogliamo le dieci canzoni preferite di tutti i tempi dei Django Django, uno delle migliori band pop rock inglesi degli ultimi anni. 

Nella ricca sezione dedicata ai libri recensiamo i nuovi volumi di Dome La Muerte e Stefano Gilardino su punk e dintorni, senza dimenticare le ultime uscite editoriali dedicate a Depeche Mode e Nick Drake.

Ci concentriamo come sempre su moltissime novità discografiche, fra cui spicca il secondo attesissimo album del britannico Slowthai, nostro disco del mese. Che fa il paio – restando in Italia – con il ritorno di uno dei più grandi autori italiani degli ultimi decenni, Amerigo Verardi. Oltre alle nuove uscite di Martin Gore, Eminem, Vasco Brondi, Perfume Genius, Foo Fighters, Mogwai, Burial, Pop X, James Blake, Arlo Parks, Kiwi Jr., Inoki, Cloud Nothings, Deproducers, Balthazar, Leo Pari, Julien Baker, Melvins, Liturgy, Muzz e tantissimi altri. Fra le ristampe segnaliamo invece quelle di 24 Grana, Chavez, The Band, Iggy Pop And The Stooges, Johnny Thunders, Giuni Russo, Black Sabbath.

Rumore” 349, febbraio 2020, è in edicola: al prezzo, inclusa la guida allegata, di 7.00 euro. Disponibile anche la versione digitale da scaricare. Buona lettura!

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SOMMARIO 
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Redazione Rumore
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Rumore è da oltre 30 anni il mensile di riferimento per la cultura alternativa italiana. Musica (rock, alternative, metal, indie, elettronica, avanguardia, hip hop), soprattutto, ma anche libri, cinema, fumetti, tecnologia e arte. Per chi non si accontenta del “rumore” di sottofondo della quotidianità offerto dagli altri magazine.

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