Rumore 351 | Aprile 2021 – Slowthai, la variante inglese

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Tutti i contenuti del numero 351 di Rumore, aprile 2021. Slowthai, la variante inglese

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Inseguiamo Tyron Kaymone Frampton – in arte Slowthai – dai tempi dell’esordio, datati un paio di anni fa. Tentativi di intervista provati in ogni modo, ma mai nulla, sempre cortesi rifiuti e giri a vuoto. Il ragazzo di Northampton, Inghilterra, che ha da poco compiuto 26 anni e ha qualcosa di unico nel panorama della musica attuale. Per provare a inquadrarlo presso gli ascoltatori che ancora non lo conoscono potremmo dire – per sintetizzare sommariamente – che John Lydon/Johnny Rotten sta al punk come Keith Flint (Prodigy) all’elettronica, così come, infine Slowthai sta al rap. Dotato di una visione del mondo meno “condominiale” dei vicini rappresentanti del grime inglese contemporaneo, firmatario di un paio di dischi tanto articolati quanto intensi, autore di videoclip ormai dal respiro sempre più cinematografico e figlio di un’irruenza punk visibile già a livello superficiale, Slowthai è il caso che non ti aspetti: il ragazzo delle Midlands, lontano da Londra, che rompe gli schemi con le sue metriche posate su giri profondi di basso e invettive contro l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea. Per questo – nascosto dietro una maschera che raffigura la celeberrima Union Jack – sotto al suo nome in copertina trovate scritto: la variante inglese. Perché di quello si tratta, un rapper figlio del punk rock che spezza le barriere dei generi: e di lui in patria devono essersene già accorti in tanti, visto che il suo recente secondo album è schizzato in cima alla classifica di vendita nazionale. Da qui – intervista esclusiva del primissimo talent scout Giorgio Valletta – parte il numero di Rumore di aprile 2021, con la speranza di far scoprire Slowthai a un pubblico più ampio anche da queste parti. 

Fa il paio con la voce e intervista sopra citata quella con Pa Salieu, altro rapper inglese di provincia e figlio di immigrati del Gambia. Da Coventry sta incendiando il rap inglese con storie di arresti, sopravvivenza, armi da fuoco e una visione politica della sua musica, che metta al centro della cartina anzi tutto l’Africa. Lo ha incrociato per noi, in modo quanto meno rocambolesco, Francesco Vignani. 50 anni in due, Slowthai e Pa Salieu sono il presente e il futuro della giovane musica europea più spigolosa e consapevole in circolazione.

Restando in Inghilterra, Diego Ballani è invece autore di una ricognizione in uno dei suoi soliti territori britannici. Ha infatti riassunto una lunga chiacchierata con Tim Burgess, lo storico cantante dei Charlatans. Durante la pandemia Tim si è inventato su Twitter dei party virtuali a distanza, in cui lo scopo era quello di ascoltare collettivamente – con la propria comunità di riferimento e di fan – dei dischi interi, senza alcun limite di genere. L’iniziativa ha riscontrato un tale successo da essere sopravvissuta e ingigantita nel corso dei mesi. Il che ci ha anche permesso di ragionare sulle modalità di ascolto della musica al tempo del Covid.

C’è un signore, sempre in Inghilterra, da tempo in grado di racchiudere in sé tutta la musica del mondo. Naturalmente si tratta di un’iperbole, ma tutto l’esperienza di Gilles Peterson va in quella direzione: un appassionato di musica a livello globale. Da oltre 30 anni fa il produttore, il discografico e il Disc Jockey: l’instancabile Giorgio Valletta lo ha intervistato per noi, raccontando tutta la sua parabola dal principio, dalle radio pirata londinesi all’ultimo progetto STR4TA, passando per la sua etichetta discografica (la Bronwswood) e la passione per il jazz sudafricano, la cui storia viene rievocata appositamente da Andrea Pomini.

Un servizio multiforme a cui teniamo molto è quello che viene ospitato tra le pagine della sezione Retropolis. Si tratta di uno speciale sulla scena rock’n’roll degli anni 90 che muoveva le mosse dal cosiddetto suono e attitudine lo-fi. Il servizio è formato a quattro mani da Carlo Bordone e Luca Frazzi e parte dal film documentario sulla scena internazionale dedicato dai torinesi Gisella “Giz” Albertini e Massimo Scocca. Insomma: c’era una volta la bassa fedeltà e noi proviamo a fare un’immersione dentro un suono che tanto abbiamo amato all’epoca e ancora seguiamo con passione. 

E ancora: focus sulla giovanissima compositrice e produttrice elettronica genovese Ginevra Nervi. E poi approfondimenti sui londinesi Pearz e Anna B Savage. Oltre agli scozzesi Baby Strange, i “meticci” Blue Channel e Maistah Aphrica e gli statunitensi Knoll. Rievochiamo pure la storia dei Curved Air: una delle band inglesi che mezzo secolo fa più ha contributo a edificare le fortune del glorioso rock progressivo. I quattro dischi dei primi anni 70 prodotti dalla band vengono ora ristampati assieme in un cofanetto dalla benemerita Cherry Red. Nella sezione letture ci occupiamo dei libri su Lucio Dalla, Chris Cornell, Serge Gainsbourg e Bill Evans (quest’ultimo una vera perla, scritto da Laure Verchomin). Spendiamo qualche parola poi anche sul documentario dedicato a Shane McGowan dei Pogues.

Oltre alle consuete rubriche redatte dalle nostre firme di punta, recensiamo come sempre moltissime nuove uscite discografiche; fra cui svetta l’attesissimo debutto de britannici Dry Cleaning: ambasciatori del migliore rock off di scuola nazionale. La palma di disco del mese italiano se l’aggiudica invece il produttore elettronico Raffaele Costantino, in arte Khalab: da Roma alla conquista del mondo, grazie alla Real World di Peter Gabriel che pubblica il suo ambizioso progetto realizzato assieme al M’Berra Ensemble, originario della Mauritania.

Analizziamo inoltre i nuovi lavori di Greta Van Fleet, Dinosaur Jr., Madame, The Wedding Present, King Gizzard And The Lizard Wizard, Riley Walker, Joan As Police Woman, The Orb, Alan Vega, Nick Cave & Warren Ellis, Extraliscio, Motorpsycho, Fine Before You Came, Drake, Lo Stato Sociale, Kings Of Leon, Don Antonio, The Offspring, Sonic Boom, La Rappresentante Di Lista, Cabaret Voltaire, Caterina Barbieri, Wrongonyou, Andy Stott e tanti altri. Tra le ristampe invece si segnalano tra gli altri John Mayall, Bob Dylan, The Who, Massimo Zamboni, Alexander Robotnick, PJ Harvey.

“Rumore” 351, aprile 2020, è in edicola: al prezzo di 7.00 euro. Disponibile anche la versione digitale da scaricare. Buona lettura!

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SOMMARIO 

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Redazione Rumore
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Rumore è da oltre 30 anni il mensile di riferimento per la cultura alternativa italiana. Musica (rock, alternative, metal, indie, elettronica, avanguardia, hip hop), soprattutto, ma anche libri, cinema, fumetti, tecnologia e arte. Per chi non si accontenta del “rumore” di sottofondo della quotidianità offerto dagli altri magazine.

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