L’ultima sbronza britpop con Liam Gallagher

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Tornato a casa dal concerto di Liam Gallagher a Barolo, parcheggiata malamente l’auto e salito a casa, prendo in mano la mia copia del primo album degli Oasis, Definitely Maybe. È in vinile – il motivo è semplicemente che l’edizione in vinile aveva una canzone in più (Sad Song) che sul cd non c’era. Ecco, prendo in mano la copia, la giro sul retro dove è scritta la tracklist. Come sempre la prima cosa che noto è Gian Maria Volontè, perché c’è proprio la sua faccia dentro il televisore che gli Oasis stanno guardando durante lo shooting fotografico, un vhs di “Il buono, il brutto, il cattivo”. E poi scendo alla tracklist e faccio il conto delle canzoni dell’album che Liam Gallagher ha poco fa riproposto in concerto. 5 su 12. Rock’n’Roll Star, Supersonic, Slide Away, Columbia, Cigarettes & Alcohol. Che sbronza. 

Se il britpop è stata la sbronza epocale di fine millennio, io ero tra quei tipi odiosi che ne erano ubriachi marci, ingestibili, che vagavano sui lungomare delle vacanze adolescenziali cantando i ritornelli di (What’s The Story) Morning Glory come cori da stadio, mani al cielo, e imitando le vocali strascicate (biascicate, nel mio caso) di Liam Gallagher. Morning Glory, Champagne Supernova, Roll With It, Wonderwall (anche queste Liam le ripropone regolarmente nei suoi tour). Poi la sbronza è finita un po’ per tutti, l’hangover si è fatto sentire, chi ci è rimasto sotto con la cool britannia, e chi invece ha avuto il rigetto come quando una sera esageri col rum e poi per anni solo il pensiero ti fa venire la nausea. Io per esempio sui “tardi” Oasis ho un completo black out, mi è tornata la curiosità solo dopo lo scioglimento. 

La curiosità ritorna, anzi la voglia, perché tutti abbiamo il nostro gene della retromania che ci fa ricadere nelle nostalgie di 20+ anni fa. Però gli Oasis non ci sono più da dieci anni. E questo paradossalmente può essere un bene, almeno per le prestazioni del nostro ragazzo, “rkid”, che ripudiato dal “big brother” Noel ritrova quella fame e quella voglia di rivalsa che aveva all’inizio della carriera. Si sente nella voce grossa, e si ritrova in quella postura iconica, storta a puntare il microfono, k-way anche a Luglio, mani dietro la schiena, sonaglietto, vocali a bocca spalancata, consonanti di lingua che batte sui denti, labbro che si arriccia, occhialoni, fossette. Le foto di Luigi De Palma testimoniano la completa continuità con lo stile anni ’90. 

In questo concerto a Barolo, per il festival Collisioni, ho comunque provato a mettermi nei panni di un detrattore del britpop. Per esempio, c’è quel cartello sul palco con la scritta “ROCK’N’ROLL” col font più terribile della storia. Oppure il feticcio calcistico, cioè il vessillo del Manchester City steso su una cassa: anche il fratello Noel usa esporre sul palco una bandiera del ManCity F.C., come se facessero a gara a dimostrare chi è più tifoso tra i due. Oppure la durata del concerto – un’ora e venti – un po’ risicata per un personaggio del suo curriculum. Oppure la stazza fisica sovrappeso – ma non faceva un sacco di running? Oppure il confronto con Nic Cester – ex Jet – che apre la serata, uno dalla gran voce e dal repertorio sicuramente più eclettico, e con una band (The Milano Elettrica) formata da nomi a noi familiari come Adriano Viterbini e Sergio Carnevale. 

Ma in realtà chi se ne importa, non c’è alcun dettaglio o inestetismo che possa scalfire minimamente la botta emozionale che si prova riascoltando certe canzoni “familiar to millions”, interpretate da quell’irrequieto personaggio che non le ha scritte ma ne ha sempre rappresentato la voce, in mezzo a un pubblico esaltato (con buona rappresentanza di inglesi) che sa i pezzi a memoria. Oggi è una nuova sbronza britpop, viviamola al 100% come se fosse la prima, o l’ultima, è uguale. Gran parte del concerto di Liam Gallagher e la sua band, a Barolo come altrove, è dedicata ai primi successi degli Oasis: questo vuole il suo pubblico, questo vuole soprattutto lui, che non lascia passare giorno senza invocare la reunion del gruppo, mentre il fratello è sordo a ogni grido di dolore. Liam & Noel, una specie di parabola del figliol prodigo che finisce sempre male. La rivalità definitiva del britpop, che ha ormai superato Oasis vs. Blur. Una strana incredibile storia d’amore commedia famigliare. 

Si potrebbe buttare giù una setlist a sé stante delle canzoni che vengono intonate dai fan in coro dalle prime file già nell’attesa pomeridiana: oltre alle classiche già citate, intonano un’inaspettata Don’t Go Away, e una non pertinente Don’t Look Back in Anger che è feudo esclusivo di Noel. Invece, per quanto riguarda la setlist di Liam, c’è anche qualche pezzo solista, come le nuove Shockwave e The River (è appena uscita la scaletta del suo prossimo album Why Me? Why Not.). Inoltre, alcune recenti da As You Were, come il singolo Wall Of Glass, o Bold che è un discreto dissing nei confronti del fratello (a ben leggere i testi, forse anche Greedy Soul). Sono importanti? Anche queste diventeranno “biblical”, per usare l’aggettivo che scrive sempre sul suo turbolento profilo Twitter? Mentirei se dicessi di sì, ma sicuramente gli sono valse la vittoria degli ultimi derby mediatici a distanza col fratellone lezioso. 

Gli ultimi bicchieri del post-concerto servono ad aspettare che il flusso di gente verso le navette si diradi, e a continuare a tramandare tra amici la gigantesca storia orale di aneddoti sui Gallagher, quel becero gossip (che comunque piace tanto) fatto di frasi famose, litigi, risse, chitarre spaccate, insulti celebri, stanze d’albergo sfasciate, Bonehead, droga, ovviamente sbronze, che li hanno resi a loro modo le ultime rock’n’roll star del rock’n’roll strettamente inteso. I reduci del britpop sono tornati “mad fer it” per una notte. Molti replicheranno nelle due date italiane annunciate per il 2020.

Per chiudere, la frase del giorno, quella che il buontempone Liam borbotta cantando Wonderwall:

There are many things that I would like to say to you…

but I don’t speak Italian!

Tutte le foto a cura di Luigi De Palma.

P.S. curioso ritornare sul concetto di “sbronza” proprio a Barolo, capitale del vino, e poco dopo il concerto di Eddie Vedder che qui si è scolato più di una bottiglia. Chi sarà tra i prossimi concerti a Collisioni che si presterà a riferimenti enologici o alcolici?

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