Eddie Vedder, parliamo di vino

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eddie vedder collisioni barolo

Esiste uno stato di ebbrezza che coincide con uno stato di grazia: l’artista massimizza il suo rendimento, la sua ispirazione, e quando improvvisa gli riesce quasi tutto, e quando osa i fan lo seguono. Si sente in confidenza, e il pubblico con lui. Ma è impossibile quantificare un livello che fa incontrare la grazia e l’ebbrezza. Sotto una certa soglia, sarebbe un concerto normale, di routine, eseguito bene, non tra i memorabili. Oltre una certa soglia, sarebbe un concerto un po’ imbarazzante, a suo modo unico, ma non desiderabile. La condizione esemplare è descritta dal vertice di una parabola, dove X = quantità di vino e Y = ispirazione, che è il punto ideale dove molti artisti, idealmente, sperano di trovarsi. Oppure possiamo descrivere questo stato di grazia/ebbrezza come l’onda perfetta da cavalcare su una tavola da surf, che ti esalta ma non ti travolge, che domini e non ti disarciona. Quest’ultima ipotesi può andare particolarmente bene per uno come Eddie Vedder, che ha fatto anni di surf sulle spiagge di San Diego, una passione che può sicuramente competere con quella del vino, anche se – a vederlo dal vivo – l’enogastronomia prevale decisamente sullo sport.

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Il concerto in questione è quello al Festival Collisioni, che si svolge nel paese chiamato Barolo, e detto questo è molto prevedibile quale sarà la gradazione del concerto solista del cantante dei Pearl Jam. Ma il vino vuol dire anche accoglienza e condivisione, anche il pubblico ne gode, visto che gli spettatori vengono accolti all’ingresso del paese con un bicchiere di vino bianco fresco offerto dagli sponsor, dopo essere stati portati dal parcheggio al paese in palmo di mano da una navetta, con l’autista che batte il cinque a tutti i passeggeri che salgono. E come se non bastasse, mentre ci offrono anche un cappellino per proteggerci dal sole e il ventaglio per proteggerci dal caldo, penso con colpevole malizia ai festival in cui invece cammini chilometri per raggiungere l’arena, devastato dal sole e dissanguato dai costi dei token. Dunque la scritta Barolo, piccolo borgo delle Langhe di settecento abitanti, non sfigura affatto nell’elenco di nomi delle metropoli mondiali che ospitano il tour di Eddie Vedder e si possono leggere sulle magliette dei fan.

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Il vino, dicevamo. A Eddie Vedder, sul palco, di solito non manca mai. Diventa il dettaglio da ricordare, come quella volta che aveva bevuto vino dalla scarpa di un fan. Oppure diventa un’operazione di beneficenza, come quella volta che i Pearl Jam avevano proposto un box di bottiglie in tiratura limitata per devolvere il ricavato in favore dei senzatetto di Seattle. Si dice che Vedder sia anche di gusti esigenti, e spesso la sua scelta ricada sui rossi italiani. Ci sono gli artisti che amano asciugare litri sul palco (alla Guccini) e quelli che amano degustare e coltivare le vigne (alla Maynard James Keenan): Eddie Vedder può essere considerato il sottoinsieme fra il primo e il secondo tipo.

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Iniziato il suo concerto, quasi subito Eddie Vedder lo ammette candidamente: ha già bevuto un bel po’. Lo stato di ebbrezza che va a surfare per due ore e mezza, comunque, è uno stato di grazia che rende questo concerto particolarmente confidenziale e adorabile. E non è solo merito della location raccolta (aggiungo una nota di grandissima invidia per quella casetta i cui balconi si affacciano proprio sopra il palco, e persino Vedder si stupisce che il suo concerto si possa vedere dalla cucina di qualcuno). Qualche volta si perde in chiacchiere, perde il filo, perde qualche accordo facile qua e là. Ma il canto è perfetto, la scaletta è generosa, e questo è quello che conta per i pochi astemî. Per tutti gli altri, c’è uno show nello show in grazioso equilibrio fra il brillante e il brillo. Per esempio le volte in cui mostra al pubblico le bottiglie che sta bevendo. E quando vengono inquadrate sul maxischermo, con tanto di etichetta con la cantina di provenienza, immagino sia un momento che vale migliaia di euro: come fosse un top influencer seguito da decine di migliaia di followers super fedeli, che tagga il brand di un prodotto – il vino – che notoriamente non conosce crisi. Non per fare lo stratega da aperitivo, ma marketing e comunicazione enogastronomica sembrano una nicchia piuttosto in ascesa, e scommetto che oggi il cantante dei Pearl Jam è uno dei testimonial più corteggiati e coccolati da una quantità di cantine. Variante politica: a un certo punto mostra una bottiglia con la scritta “no barrique no Berlusconi”, bene così, anche se oggigiorno il Cavaliere è l’ultimo dei pensieri.

Insomma, il generoso Eddie Vedder versa Barolo nel suo bicchiere e lo regala alla prima fila del pubblico, mentre per sé lo beve a canna dalla bottiglia, e lo offre a Glen Hansard quando sale sul palco a duettare con lui. L’amico irlandese è tutto d’un pezzo e stacca controcanti precisissimi, come in Society e nella sua Song of Good Hope – ok, sono i primi titoli di canzoni menzionati, dopo aver nominato solo vini, e qualcosa sulle canzoni bisogna certo aggiungere. Oltre a tante “classiche” tratte dal songbook solista e dei Pearl Jam, c’è You’ve Got To Hide Your Love Away dei Beatles, Isn’t It A Pity di George Harrison, Good Woman di Cat Power, I Won’t Back Down omaggio a Tom Petty… e una scassata Should I Stay Or Should I Go dei Clash suonata brandendo l’ukulele elettrico per giocare ai feedback selvaggi tipo Pete Townshend. Il “momento Springsteen”, che solitamente è previsto, è invece adempiuto da Glen Hansard in apertura di serata, che infila Drive All Night nella sua Her Mercy, e infine invita a cantare una fan sul palco – che è pur sempre una cosa molto “alla Boss”.

Tra i protagonisti del set di Vedder, anche il quartetto d’archi Red Limo String Quartet, che arricchisce l’arrangiamento di alcuni pezzi, ed evoca il singalong con una versione strumentale di Jeremy, nell’unica pausa del cantante fuori dal palco. Rockin’ In The Free World è la conclusione di rito, sotto la luna piena (“luna fragola”, mi dicono, ma non è una trovata di marketing inventata da produttori di Fragolino), che illumina il defluire del pubblico verso le navette che portano ai parcheggi, oppure a casa, oppure a bere ancora un bicchiere di vino. Quale tra queste sarà la scelta di Eddie Vedder per il post concerto? Scontata, come scontata la chiosa di rito per declinare ogni responsabilità: “bevi responsabilmente”.

Tutte le foto del concerto a cura di Luigi De Palma.

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