TOdays Festival 2018: tre giorni fuori dall’ordinario a Torino

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di Plinio Paolo Albera / foto di Luigi De Palma

Nel nulla post qualcosa della periferia nord di Torino, nella scomodità logistica di un weekend di fine Agosto, nell’afa malsana del clima padano: quali condizioni più sconsigliabili per un festival? La Torino nobile decaduta (anche per quanto riguarda la vita notturna) sembra sempre complicarsi la vita. Eppure il TOdays Festival fa 3 sold out su 3 serate. Eppure in tanti vengono qui apposta da varie parti d’Italia. Eppure si calcolano le ferie in modo da essere a Torino dal 24 al 26 Agosto. Eppure ce lo invidiano – sono sicuro – gli appassionati di musica di molte città. Eppur si muove, come disse il nemico n.1 dei terrapiattisti.

Ok, invece del concetto di “invidia”, era meglio dire “ammirazione”. Ma questo sguardo parzialmente partigiano deriva dal fatto che vivo a Torino, e qui ci sono un tot di eventi all’anno su cui investo particolari aspettative, si contano sulle dita di una mano e il TOdays è uno di questi. Lo sento come un biglietto da visita per chi viene da fuori, o una cartolina per chi non viene, o un diario condiviso con tutti quelli che vivono questa città ogni santo giorno. Detto in maniera sintetica e grossolana, la sensazione è che questo tipo di eventi, che portano un po’ di calore e fantasia e aggregazione e tengono alla larga la stupidità generale che muove le sorti delle nostre vite, siano sempre una sudatissima conquista, ogni volta, a caro prezzo e con gran pena. Certo in questo caso lo sforzo sta quasi tutto sulle spalle degli organizzatori, e io nel mio piccolo partecipo, come altre più di 30.000 persone in questo caso. Per provare un successo, come sempre, si è obbligati a mostrare i numeri, che sono un dito che indica la luna.

todays festival 2018 torino
(Credit: Luigi De Palma)

E ok, “periferie” è diventata una parola estenuante. Diciamo che lo scenario non è certo quello delle grandi metropoli internazionali, o dei borghi storici italiani, o delle località di mare. Niente bandiere blu o arancioni, al massimo i teloni fucsia di TOdays che appaiono quasi fluo sul grigio cittadino. Questi teloni ai lati del palco della location Spazio 211 sembrano soffrire la nostalgia dell’edizione dell’anno scorso, visto che per un errore grafico escono fuori datati con il “2017”, svista aggiornata artigianalmente al 2018 con qualche spennellata di colore bianco. La scorsa edizione era stata quella dei grossi nomi, Pj Harvey e Richard Ashcroft, e pure il ricordo delle precedenti affiora nitido (“quella con John Carpenter” del 2016 e la prima avventura del 2015). Certo l’attesa è sempre alta, ma stavolta la combo dei nomi principali ha un’aspettativa indecifrabile e, in uno dei tre casi, una storia tutt’altro che scontata.

Gli headliner: The War On Drugs, Mogwai, Editors

RUMORE COVER FB NATALE 2023

Partiamo dalla fine, gli Editors, ultimo atto del festival, ultime canzoni a risuonare nella testa del pubblico, compresa la mia, ancora adesso dopo che TOdays si è concluso da poche ore. Di tutta la serie, sono la band che probabilmente ha più capacità di richiamo su un pubblico universale. Hanno un repertorio che tra alti e bassi compone una carriera di ormai sei album (sembra ieri che usciva la canzone ‘Munich’, era il 2005). Dopo averli persi di vista dall’ultima volta che ho ascoltato Virgin Radio o qualcosa del genere, scopro una presenza sul palco superba. Tom Smith è uno di quei frontman che ti fa venire in mente di stilare la “lista dei 10 migliori frontman inglesi” per metterci dentro anche lui, dedicandogli un paragrafo speciale, parlando di come la sua silhouette magnetizzi il pubblico, e anche di come riesce ad essere perfetto anche da solo con voce e chitarra, come quando suona ‘No sound but the wind’, scritta dopo aver letto “La strada” di Cormac McCarthy.

Editors Todays Festival 2018 Torino

La serata inaugurale di TOdays è invece affidata ai The War On Drugs, che in primavera sono stati anche il primo nome a scatenare il toto-annunci. Come non volergli bene? Soprattutto dopo che ‘Pain’ si è rivelata una delle composizioni più ispirate e accoglienti dell’ultimo anno. Ma l’esperienza dal vivo accresce ancora di più i loro debiti verso un personaggio impossibile da replicare. The Ghost of Bruce Springsteen, diciamo così, aleggia. Le bandane anni 80 che indossano i musicisti sembrano asciugare un sudore che tutto sommato non c’è. Adam Granduciel ondeggia chino sulle sue Gibson, la fatica per certi versi è condivisa.

The War on Drugs

La storia tutt’altro che scontata è quella che riguarda il sonoro pacco tirato dai My Bloody Valentine, per motivi tuttora imperscrutabili, a pochi giorni dall’inizio del festival. La vicenda solleva subito un certo polverone on line – da un lato tanti delusi che chiedono il rimborso del biglietto, dall’altro uno zoccolo duro di sostenitori del festival che scommettono su un sostituto all’altezza. In effetti, l’organizzazione di TOdays compie il miracolo in tempi record sostituendoli con i Mogwai. E appena iniziato il loro set con ‘New Paths To Helicon, pt.1’ è chiaro che un sano sentimento di rivalsa fa bene all’atmosfera della serata. Rivalsa verso chi? Che sia verso i My Bloody Valentine o i richiedenti l’inappuntabile diritto al rimborso, poco importa. Ma sembra un film perfettamente “torinese”: un orgoglio improvvisamente ferito, e subito uno sforzo collettivo per ribaltare il risultato. Quello che conta è che i Mogwai offrono una dimostrazione di potenza, corroborati muri di amplificatori, volumi al massimo e luci spettacolari fino al fragoroso finale di ‘Mogwai Fear Satan’. E l’orgoglio torna più in forma di prima.

Mogwai Todays Festival 2018 Torino

“Famolo strano”: King Gizzard & The Lizard Wizard, Echo & The Bunnymen, Ariel Pink

Le proposte più appetitose si degustano all’ora di cena, appunto, poco prima dei gruppi principali. I King Gizzard & The Lizard Wizard, soprattutto, fanno incetta di qualsiasi premio immaginario che ci potremmo inventare. Premio “Canzone simbolo del TOdays 2018”: ‘Rattlesnake’. Premio “Artista con cui ci siamo fatti più selfie”: il cantante Stu MacKenzie, mattatore su Instagram. Premio “pogo e delirio”: i loro fan che fanno diving sul pubblico e partono come cannoni sulle loro divagazioni chitarristiche quasi sabbath – non black, certo, ma molto colorate. Un assetto da guerra: due batterie, sette musicisti in totale, tastierista armato di astuccio di armoniche a bocca in tutte le tonalità, cantante capovolto sulla chitarra a rovesciare realtà psichedeliche.

King Gizzard & The Lizard Wizard

Sabato, momento Inghilterra anni 80. Davanti a musicisti che con flemma brit eseguono le semplici partiture dei pezzi degli Echo & The Bunnymen, c’è un Ian McCulloch molto carismatico (giacca di pelle e occhialoni scuri – anche questo molto brit) che modula la sua voce da ‘Lips Like Sugar’, ‘Bring On The Dancing Horses’ fino all’arcinota ‘The Killing Moon’ (sotto una luna piena, tra l’altro). Tra pezzi storici e la nuova ‘The Sonnambulist’, a McCulloch piace imbastardire le sue canzoni con cover di artisti adiacenti alle sue corde vocali:‘Walk on the wild side’ di Lou Reed e ‘Roadhouse Blues’ dei Doors. E a proposito di Jim Morrison, poco dopo sarebbero saliti i Mogwai a chiudere il cerchio con il crescendo ipnotico e bellissimo di ‘I’m Jim Morrison I’m dead’.

Echo and The Bunnymen Todays Festival Torino 2018

Ariel Pink è un tipo di quelli che è meglio che non guidi lui al ritorno, probabilmente non lo inviteresti al tuo matrimonio, e pure se ti fosse alle calcagna in fila mentre prelevi al bancomat sentiresti un certo disagio. Ma a vederlo sul palco, con ospite Don Bolles batterista dei Germs (un altro tipo di quelli…), l’inquietudine si trasforma presto in eccitazione, con il tiro precisissimo dei pezzi dal suo ultimo album Dedicated to Bobby Jameson. Canzoni che custodiscono l’arte segreta di apparire semplici pur essendo spesso difficili, dispari e asimmetriche – tra l’altro lui è un tipo di quelli per cui non vorresti nemmeno fare il turnista, visto come bistrattava il suo gruppo ai tempi di Ariel Pink’s Haunted Graffiti. La sua deliberata reinterpretazione di suoni e stili anni 70 e 80 occupa molto spazio nel recente saggio “Retromania” di Simon Reynolds. Alla fine della sua esibizione, su ‘Baby’ si alzano in alto gli accendini di una buona parte del pubblico: quando li abbiamo più visti gli accendini a un concerto? Facciamo finta che anche questa sia una retromania all’acqua di rose.

Ariel Pink Todays Festival 2018

Maledetti italiani: Colapesce, Bud Spencer Blues Explosion, Maria Antonietta

E gli italiani? Nonostante la collocazione tardo-pomeridiana alcuni si fanno notare, soprattutto Don Colapesce, “l’infedele” come da titolo del suo ultimo album, presentato in abito da prete e mascherona da pesce spada. Un set abbastanza lungo, ed è giusto, vista l’eleganza degli arrangiamenti. Con ‘Maledetti italiani’ prova a far breccia nell’ancora spaesato pubblico facendogli cantare il ritornello, e smuovere i maledetti torinesi appena arrivati. Tra le proposte made in Italy di questo TOdays Festival ci sono anche i Bud Spencer Blues Explosion, che in versione full band portano l’ultimo album Vivi Muori Blues Ripeti, e poi nel duo tradizionale – Adriano Viterbini guitar hero e Cesare Petulicchio alla batteria – suonano due pezzi degli esordi, ‘Mi sento come se…’ e la cover di ‘Hey Boy Hey Girl’ dei Chemical Brothers. Quest’ultima ha fatto la loro fortuna nel Primo Maggio del 2009, ma a vederli oggi scommetto che in cuor loro non hanno più la minima voglia di suonarla ogni volta come ultimo pezzo della scaletta. Infine, per quanto riguarda Maria Antonietta, palco addobbato a fiori con gusto che farebbe invidia a una wedding planner, non è il concerto della vita (né della sua né della nostra) visto che esce da una lunga laringite, diciamo che è il pretesto per festeggiare il suo compleanno.

colapesce todays festival 2018

Alcune nuove proposte godono di un “piccolo-spazio-pubblicità” pomeridiano, in quel momento iniziale in cui c’è più gente fuori (in coda) che dentro. Per loro, comunque, la gratificazione di vedere il pubblico crescere di minuto in minuto, per poi scendere e conoscere nuovi fan all’angolo merch. Ci sono gli Indianizer, un set secco di soli tre pezzi, divagazioni psichedeliche su un unico accordo, percussioni e pedalare. Daniele Celona, pop rock più convenzionale, definisce il TOdays “festival delle chitarre” e su questo non si può obiettare. Lo stesso Generic Animal imbraccia la chitarra, pur sulle sue basi trap, e con il filtro autotune che quando si auto-presenta gli dà un buffo effetto da droide di Star Wars; una breve apparizione ma un’ottima impressione. L’autotune divide, di questi tempi, ma lui ha stile e canzoni ariose, metti mai che riuscirà a far fare la pace alle fazioni opposte?

Notti all’Incet + postumi pomeridiani al Parco Peccei

Oltre ai concerti nell’arena di Spazio211, l’usuale appuntamento notturno è all’ex fabbrica Incet. Di venerdì si comincia con i Coma Cose, che come sempre nei loro rap inanellano una quantità impressionante di giochi di parole e calembour. Alcuni farebbero invidia a maestri tipo Dente. Altri piaceranno anche ai vostri bimbi, presenti o futuri. A seguire i Mount Kimbie “suonano” i loro pattern elettronici con l’aiuto di strumenti convenzionali da rock band, anche se ciò talvolta ne smorza l’efficacia. Di sabato Cosmo è il più atteso, ma goduto a metà, perché arrivo trafelato dal concerto dei Mogwai. Anche lui sembra goderselo a metà, avrei scommesso su improperi al pubblico e stage diving kamikaze, invece interpreta il suo set come apertura al servizio di una notte di divertimento fino all’alba, proseguita con i Mouse On Mars e i DJ Set di Acid Arab e Red Axes.

Cosmo Todays Festival 2018 Torino

Dimenticato nulla? Non possiamo evitare il party della domenica pomeriggio con l’iconica, l’ironica, la gintonica, la giunonica… insomma M¥SS KETA. La sua è UNA VITA IN CAPSLOCK, sesso droga e celebrità. Come definire la situazione? Un piccolo Pride nel Parco Peccei. Uno scorretto Bagaglino con le sue ragazze di Porta Venezia. Dopo la Milano da bere, la Milano da pippare. Comunque sia, un baccanale assurdo e divertente, scaltro e volgare, sbattuto in faccia con un’autoironia che fa breccia nell’immaginario di molti puristi indie venuti a curiosare senza dirlo troppo in giro. P.S. come si chiamano i fan di M¥SS KETA? I ketamini, ovviamente. Sotto il palco, a ballare, tante ketamine coperte con un bavaglio esattamente come lei.

myss keta todays festival 2018
(Credit: Luigi De Palma)

TOdays festival, la fine dell’estate a Torino

Ma oltre il trash c’è speranza, e sarà il sentimento da ultimo giorno, sarà la dolceamara fiacchezza della domenica, sarà la saudade da sgoccioli estivi, ma l’ultima immagine che il pubblico si porta a casa di questa tre giorni è quella di un bimbo in mezzo al pubblico di Spazio 211, sulle spalle del papà, con cuffie gialle antirumore e maglietta calcistica belga, che per tutto il tempo fa air drumming simulando perfettamente le batterie delle canzoni degli Editors. Le sa tutte, non ne sbaglia una. Dopo lo stupore generale iniziale, diventerà col passare delle ore una specie di meme. Comunque un finale ad effetto ha bisogno di un momento di tenerezza, forse, prima che l’inquadratura si sposti sul defluire della gente fuori della location.

https://www.facebook.com/TOdaysfestival/videos/598780057190919/

Camminata nel parco Sempione – pattuglia dei Carabinieri – chioschetto dei meloni – c’hai na siga – macchine parcheggiate su Via Cigna – ultimi interminabili saluti prima di prendere la macchina, togliere i volantini sul parabrezza e tornare alle vite faticose e normali, dopo tre giorni fuori dall’ordinario. Nei titoli di coda bisogna anche menzionare i molti incontri, esposizioni e workshop a ingresso libero a Plartwo, Galleria Gagliardi & Domke e Arca Studios, che hanno completato le giornate di TOdays Festival.

E con questo racconto, con le foto degli eventi (le gallery complete della prima, della seconda e della terza serata a cura di Luigi De Palma), con le foto e stories sul profilo Instagram di Rumore, per un po’ TOdays 2018 continuerà a vivere ancora, nel buzz di ricordi e condivisioni e “io c’ero” che ogni grosso appuntamento lascia riverberare fino al lancio dell’edizione successiva. Insieme ad amici, parlando con Giorgia dell’organizzazione, abbiamo espresso richieste di nomi abnormi e impossibili – che per pudore non dico, eravamo già nell’hangover da fine dell’estate. Ma come detto, ci sono un tot di eventi importanti all’anno che si contano sulle dita di una mano: TOdays è uno di questi, almeno da queste parti, anche se – o proprio perché – capita nel mese meno praticabile dell’anno, nel luogo meno aulico della broda urbana, con artisti poco agganciati agli algoritmi, eccetera eccetera… eppur si muove.

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