Sessismo online: l’editoriale tradotto di Lauren Mayberry (CHVRCHES)

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Come riporta Pitchfork, Lauren Mayberry (cantante del trio electropop scozzese CHVRCHES) ha scritto un editoriale per il Guardian in risposta ad alcuni messaggi misogini che ha ricevuto online. Le origini del suo intervento sono in un post pubblicato recentemente sulla pagina Facebook della band – un invito a non mandare più messaggi di natura sessista, seguito dallo screenshot di un messaggio ricevuto che recitava:

“Salve, potreste passare questo messaggio alla cantante? È carina. Penso che assieme faremmo l’amore splendidamente, e mi piacerebbe davvero molto uscire a cena con lei, grazie”.

Nel suo editoriale, la Mayberry ha descritto il modo in cui la crescita dei CHVRCHES – partita da internet, e basata su blog e social media – ha avuto un ruolo in tutto questo. Ha inoltre parlato del suo femminismo e ha citato questa intervista della cantante Kathleen Hanna (Bikini Kill, Le Tigre). “Sono incredibilmente fortunata a fare il lavoro che sto facendo in questo momento – e sono dolorosamente conscia del fatto che fare musica non sarebbe la mia occupazione principale se su internet non ci fossero persone interessate alla nostra band”, ha scritto la Mayberry. “Ma questo significa che dovrei accettare che la gente faccia commenti come questi solo perché è così che ci si rivolge alle donne nella mia posizione?”

Ha poi continuato:

Quello che non accetto, comunque, è che la gente accetti che si facciano commenti che spaziano da “leggermente sessista ma in generale innocuo” ad “apertamente aggressivo da un punto di vista sessuale”. Come se fosse una di quelle cose che “succedono e basta”. L’oggettivazione delle donne è diventata così ordinaria che dovremmo tutti semplicemente accettarla, girarci di lato e accettare la sconfitta? Spero di no. Nessuno dovrebbe sentirsi dire, di fronte a una qualsiasi forma di oggettivazione, frasi come “fattene una ragione”.

La Mayberry ha anche scritto in modo specifico del modo in cui ha reagito ai messaggi sessisti ricevuti su Facebook:

Da quando abbiamo aperto la nostra pagina Facebook, ho letto ogni messaggio – positivo o negativo – arrivato nella nostra inbox. Molte persone che lavorano attorno alla nostra band ci hanno suggerito di interrompere questa routine con l’aumentare dei nostri impegni e il complicarsi delle cose, ma ritengo importante che i nostri fan sappiano che stimiamo il loro interesse nei nostri confronti, e lo vogliamo dimostrare dando un tocco personale al tutto. Forse la gente pensa che abbiamo un team di costosi assistenti personali che lavorano sui nostri social network. Forse gli uomini – e mi dispiace, ma sono tutti uomini – che mandano messaggi auspicandomi fastidi “anali” non richiesti non capiscono che sono davvero io a leggere le mail – o forse non gli importa proprio. Ma per poter arrivare ai messaggi delle persone che vogliono genuinamente condividere qualcosa con la band, devo passare per tutti i messaggi paternalisti e offensivi che riceviamo.

Li leggo ogni mattina, appena svegliata. Li leggo dopo il soundcheck. Li leggo, come facciamo tutti con le nostre mail e le nostre notifiche, sul mio cellulare mentre sono sul bus o quando ho una pausa durante la giornata. E, dopo un po’, nonostante la maggioranza dei messaggi sia positiva, la natura aggressiva e intrusiva degli altri ti sovrasta. Mi imbarazza ammettere che, durante il nostro ultimo tour, mi è capitato più di una volta di chiudermi in bagno a piangere e di dirmi “Forza, tirati su, ce la puoi fare” guardandomi allo specchio quando mi sentivo particolarmente stanca ed esasperata. Ma poi, dopo che avevo finito di tirare su col naso, mi chiedevo: perché devo piangere per una cosa come questa? Perché dovrei sentirmi violata, agitata e umiliata? Perché dovremmo tutti restare in silenzio?

Potete leggere l’intero editoriale (in inglese) cliccando qua.

Qua sotto, il video ufficiale di The Mother We Share, estratta dall’esordio dei CHVRCHES, The Bones of What You Believe.

Redazione Rumore
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