Tutti i contenuti del numero 362 di Rumore, marzo 2022. Placebo, the social dilemma
Attivi ormai da un quarto di secolo abbondante, i Placebo rappresentano uno strano caso di band che all’onnipresenza tipica dell’era odierna ha preferito un riservato silenzio. Personale e artistico. Ritornano oggi a circa un decennio di distanza dall’ultimo album in studio. Dieci anni in cui è capitato di tutto, ma in cui alcune, poche cose sono rimaste uguali. Per esempio la voce adesiva di Brian Molko, una delle più personali e inconfondibili di tutta la storia del rock. E poi immutato rimane pure l’amore della folta comunità di fan della band, solida più che mai proprio anche qui in Italia. Ragion per cui il nuovo album era particolarmente sospirato. La nostra Letizia Bognanni ha così colto l’occasione per una lunga intervista esclusiva con Brian Molko. Leader restio alle interviste che, in questo nuovo album, ragiona densamente sui dilemmi che la nostra epoca – dalla sorveglianza all’accesso totale, dai social media alla connessione costante – manifesta a tutti i suoi cittadini. Nati in piena epoca Britpop, ma distanti da quello stilema perché da sempre più prossimi a modelli come David Bowie e la new wave, il glam o il rock gotico, i Placebo ritornano oggi con un album convincente, dopo qualche giro a vuoto a cavallo tra anni zero e primi anni 10. Un piacere ritrovarli in forma, con una formazione asciugata a due (oltre a Brian è rimasto il socio e bassista storico Stefan Olsdal), a cui stavolta si aggiunge il batterista bolognese, ma residente a Londra, Pietro Garrone. Aspettando il ritorno live, previsto per i prossimi mesi anche in Italia, Never Let Me Go è uno dei dischi rock più attesi degli ultimi anni. Facciamo così luce sulla sua genesi, i ritardi e sulla storia di una band contemporanea già divenuta un piccolo classico: una copertina (prima volta per i Placebo da queste parti) che ha come movente prima di tutto un doveroso omaggio alla carriera. Da qui parte il nuovo numero di Rumore, marzo 2022.
Se rispetto ai Placebo partiamo dalla metà degli anni 90, rimaniamo nel medesimo decennio per raccontare la storia dei Lemonheads, capeggiati da Evan Dando. Diego Ballani si cimenta questo mese in un’altra intervista più unica che rara, soprattutto viste le difficoltà incontrate per realizzarla in remoto: qualcosa come una dozzina di improbabili e imprevisti rinvii. In occasione della ristampa dell’album di culto della band americana (It’s A Shame About Ray), Dando ha deciso di concedere un’intervista. Il lungo crinito chitarrista, cantante e volto pubblico della band è tipo piuttosto riservato. L’icona dell’indie rock più spensierato e cantabile dei ’90 ha ricapitolato la vicenda di una delle band per eccellenza fra quelle che hanno scolpito il suono di quel decennio. Inventori dell’indie pop quando ancora non si chiamava così.
Di tutt’altro genere l’inchiesta firmata da Giovanna Girardi e Maurizio Blatto. Ci siamo concentrati su uno dei temi centrali per gli appassionati di musica di questi ultimi mesi, ossia il boom del vinile e le relative difficoltà produttive. Abbiamo così dedicato uno speciale alla questione, sentendo produttori e discografici, per capire essenzialmente cosa è cambiato nella catena produttiva di questo supporto. Sempre più richiesto dal mercato, ma sempre più difficile da produrre per via della reperibilità delle materie prime, del costo e infine delle multinazionali che in massa sono scese in campo intasando i siti di produzione, a scapito delle piccole label che con volumi produttivi più bassi da un po’ si trovano in difficoltà. Il tutto alla fine si abbatte sull’appassionato e acquirente di musica, che deve scontare continui prezzi in aumento e ritardi abissali nelle uscite. Abbiamo provato a capirci di più, anche per comprendere cosa riserva il futuro a questo prezioso settore artistico e merceologico.
Ancora: l’industria discografica è sì cambiata molto negli ultimi anni, evolvendosi e incorporando sempre più figure professionali femminili a tutti i livelli. Rimane tuttavia ancora abbastanza sparuto il numero di produttrici donne: figure che con fatica stanno provando a emergere nell’ultimo periodo e nella scena. Grazie alla penna di Mauro Fenoglio e Nicholas David Altea abbiamo deciso di mettere a confronto due nomi di songwriter che si sono affacciate anche alla produzione musicale per conto terzi. Da una parte abbiamo la gallese emigrata in California, Cate le Bon, fresca di ottimo eccellente album nuovo. Dall’altra la salentina Matilde Davoli, spostatasi in Inghilterra per poi fare ritorno in Italia. Due autrici e produttrici sofisticate, che oltre a lavorare in proprio e manipolare musica altrui con piglio deciso, speriamo possano aprire un fronte sempre più popolato nei prossimi anni. Autrici produttrici: così le abbiamo ribattezzate.
Proseguiamo: c’è tanta Italia fra le facce che occupano le pagine della sezione “Futura”: la promettente cantautrice lombarda – ma residente ad Amsterdam – Marta Arpini. A cui si aggiungono i torinesi Oh Die!, la pesarese Koko e i ravennati Cripta Blue. E ancora: grandi aspettative attorno a nomi londinesi come Wu-Lu e Yeule.
Tra i libri che questo mese ci sono piaciuti di più segnaliamo i nuovi romanzi di Orso Tosco, Luca Pakarov e Stefano Pistolini, quello sul rock occulto firmato da Stefano Cerati, oltre a quelli su Nina Simone e l’ultimo volume di Gino Castaldo. I britannici King Hannah ci raccontano i loro dischi del cuore, mentre ricordiamo come merita la leggendaria Monica Vitti.
Non può mancare una sezione recensioni più abbondante che mai, come accade alla fine di ogni inverno; il disco del mese italiano è quello robusto, oscuro e “stregato” dei formidabili Messa. Mentre all’estero guardiamo con ammirazione all’indie rock puro, chitarristico e newyorkese dei Bodega: nostri beniamini da tempo, in rampa di lancio e pronti a infiammare i palchi italiani. Analizziamo inoltre le nuove uscite di Cypress Hill, Imarhan, Tears For Fears, Band Of Horses, Jonny Greenwood, Kryptograf, Ethan P. Flynn, Laibach, Ibibio Sound Machine, Ghost, Destroyer, Francesco Bianconi, Loop, The Weather Station, Alex Cameron, Annihilator, The Monochrome Set, Cactus, Modern Nature, Roberto Angelini con Rodrigo D’Erasmo, Not Moving Ltd, Midlake, Demonio e tantissimi altri. Tra le ristampe invece si segnalano quelle di Giovanni Truppi, Calibro 35, Tindersticks, Franz Ferdinand, Broadcast, PJ Harvey, Keith Richards, Fucked Up e Sonic Youth.
“Rumore” 362, marzo 2022, è in edicola: al prezzo di 7.00 euro. Disponibile anche la versione app da scaricare, per tutte le piattaforme. Buona lettura!
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