Editoriale 361: Avere 30 anni

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(Promo dell’epoca, 1992)

L’editoriale del numero 361 di Rumore, febbraio 2022, di Rossano Lo Mele

RUMORE COVER FB NATALE 2023

Di Rossano Lo Mele

Ha un nome patologicamente diffuso la donna italiana più rilevante della prima parte del 1992. Si chiama Laura Sala e si lamenta col giudice che, dopo il divorzio, il marito le passa una quantità di soldi iniqua rispetto al proprio tenore di vita. Cosicché, verso la fine di febbraio, in seguito a un controllo sulla sua attività lavorativa, l’ex coniuge viene arrestato mentre riceve una tangente da sette milioni di lire. Inerente al materiale sanitario destinato al Pio Albergo Trivulzio, rinomata struttura di alloggiamento e assistenza senile della città di Milano. Il coniuge si chiama Mario Chiesa (è lui il “mariuolo” di craxiana memoria) e da quella semplice denuncia scattò il processo che cambiò l’Italia – o quantomeno la cronaca – di quegli anni. Permettendo, come ricorda Enrico Deaglio nell’eccezionale Patria (Il Saggiatore), l’ingresso di Antonio Di Pietro al Palazzo di Giustizia di Milano, con quelle sue cravatte in pelle contrarie alle mode autoctone. In quei giorni la Corte di Cassazione ribalta la sentenza d’appello sul maxi processo di Palermo del 1986-1987, confermando di fatto l’impianto accusatorio di Giovanni Falcone: ergastolo per gran parte degli imputati coinvolti. Con conseguente morte in attentati, appena pochi mesi dopo, per il giudice Falcone prima e per il collega Paolo Borsellino poi. Il 1992 è l’anno di nascita del cantante Mahmood, poi vincitore di Sanremo 2019. Come ricordato da Gabriele Ferraresi nel libro Mad In Italy (sempre edito da Il Saggiatore), Mahmood arriva dal quartiere periferico di Gratosoglio, Milano. L’input della suddetta strage mafiosa arriva proprio da Gratosoglio, dove regna il clan Mannino, che da qualche mese ha “attivato un canale diretto d’importazione di armi dalla ex Jugoslavia. Alcuni corrieri li riforniscono di bombe a mano, mitra, pistole, fucili a pompa da quel gigantesco self-service di armi che è diventata la Croazia”. 

Il TG5 inizia le sue trasmissioni al principio dell’anno, con la conduzione affidata ai volti di Cristina Parodi ed Enrico Mentana. Umberto Bossi e la Lega Lombarda sfondano alle elezioni primaverili, raggranellando tre milioni e mezzo di voti, anche grazie alla spinta ideologica del professor Gianfranco Miglio, teorico di quel “clientelismo buono” necessario alla crescita del Meridione (“io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta”). In quei mesi il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga si dimette con sei mesi di anticipo, lasciando spazio al suo successore, Oscar Luigi Scalfaro, già Presidente della Camera. Tra gli ultimi atti della sua presidenza, Cossiga nomina Giulio Andreotti senatore a vita. Quest’ultimo ha come suo principale rappresentante in Sicilia il parlamentare europeo Salvo Lima, già sottosegretario alle Finanze. Benché affiliato a Cosa Nostra, Lima viene assassinato al principio di marzo dalla mafia: il suo partito non si spende in necrologi. L’unico politico di rilievo a partecipare al funerale è proprio “Il Divo” Giulio; fa eccezione la presa di posizione del settimanale “Il Sabato”, legato al movimento Comunione e Liberazione, che sostiene: “Lima è meglio di Bobbio”. Secondo il giornale attillato alla Democrazia Cristiana, Salvo Lima – a differenza di Norberto Bobbio, istituzione dell’antifascismo – è stato più sensibile ai bisogni dei poveri, con tutti i compromessi del caso.

Secondo Carlo Freccero con il 1992 si entra nell’eterno presente che ancora oggi viviamo. Oggi, 30 anni dopo, Freccero è divenuto un’icona no vax. Quanto al vaccino, io dovevo fare la prima dose al Pio Albergo Trivulzio, ma l’e-mail dell’appuntamento mi è arrivata su un vecchio account di posta elettronica dismesso. “Il Sabato” non esiste più, né tanto meno Giulio Andreotti. Di Pietro ha lasciato che le sue tracce si disperdessero, mentre l’attore Stefano Accorsi, su quel 1992 etc., ci ha costruito alcune serie di successo. Alla fine del secondo mese del ’92 nasceva questo giornale, con sede a Pavia. Geograficamente quasi alla confluenza di Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, meticciato editoriale già nel DNA: del resto sotto la primigenia scritta della testata c’era scritto “vita e prospettive di un genuino crossover rock” (con tanto di omaggio a un album dei formidabili olandesi Urban Dance Squad, per chi se li ricorda). Sulla pagina pubblicitaria di lancio del mensile erano impressi i nomi di Claudio Sorge, Stiv Valli, Alberto Campo, Daniela Amenta, Vittore Baroni, Marco Mathieu (R.I.P.), Luca Frazzi, Guido Chiesa. Alessandro Massara, Francesco Bertolini. Le firme che hanno concretamente inaugurato questo giornale. Alcune le ritrovate nelle pagine a seguire. Una citazione dello scrittore giramondo Bruce Chatwin salutava la pubblicazione: “C’è un tempo per il silenzio e uno per il rumore. Adesso un po’ di Rumore sarebbe ben accetto”.

Lo slogan per la prima uscita recitava: “Non capita a tutti di nascere il 29 febbraio”. Anno bisestile, il ’92. Buon compleanno, quindi, “Rumore”. Altri 30 di questi anni possono bastare!? 

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