È morto Marco Mathieu, giornalista ed ex bassista dei Negazione

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All’età di 57 anni, dopo un lungo ricovero a causa di un’incidente stradale dovuto a un ictus, ci lascia Marco Mathieu, giornalista ed ex bassista dei Negazione

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Nel luglio 2017 ricevevamo la notizia dell’incidente stradale in cui era coinvolto Marco Mathieu, ex bassista dei Negazione e storica firma del nostro giornale negli anni ’90, nonché scrittore e giornalista per “La Repubblica” e “GQ”. Dopo essere stato ricoverato in coma vegetativo per tutto questo tempo, oggi è arrivata la triste notizia della sua morte a 57 anni, al Presidio San Giacomo di Torino.

Tra i suoi scritti ricordiamo i libri: A che ora è la fine del mondo? (ed. Lindau, 1995), In viaggio con Manu Chao (ed. Feltrinelli 2003), Il portiere di riserva (ed. Cairo Editore 2008), Oltrenero: Nuovi Fascisti Italiani (ed. Contrasto Books 2009) documentari web come Prigionieri per RepubblicaTv, nel 2008. E ancora cortometraggi: Macchie: Ba-Ka-Be-Bo-Che del 2010 e il docufilm Socrates, Uno Di Noi per la regia di Mimmo Calopresti (Alien Films 2014). Ovviamente non dimentichiamo la sua vita da bassista e autore dei testi dei Negazione, hardcore band attiva dal 1983 al 1992.

Nel 2019 l’ex compagno di band Roberto Tax Farano con il musicista Paolo Spaccamonti avevano pubblicato Young Till I Die il 6 marzo 2019, giorno del compleanno di Marco Mathieu, a cui il disco era dedicato. Il singolo, pubblicato da Dunque ed Escape From Today Records, conteneva la title-track e Lo Spirito Continua, brano che dà il titolo al primo album dei Negazione.

Il nostro Mario Ruggeri lo aveva intervistato l’ultima volta per il numero di giugno 2017, si era parlato di tanti progetti avviati oltre alle ristampe della band ad opera di Contempo Records, che pubblicarono il monumentale box set La nostra vita. Tutto questo era il preludio alla realizzazione di un documentario (titolo provvisorio Tutti Pazzi – Do You Remember Negazione?) che Marco stava scrivendo con Giangiacomo De Stefano (Sonne Film) – coautore di Disconnection (libro sull’hardcore italiano anni ’90) e regista, tra gli altri, del documentario At The Matinée sul CBGB. L’idea era di girarlo con Marco e gli altri ex Negazione a settembre 2017 quando, a bordo di un furgone, il gruppo sarebbe ritornato sui “luoghi del delitto”: le venues, le città, le persone che hanno contribuito a creare la loro leggenda in giro per l’Europa. Ma la storia dei Negazione è anche il cuore del romanzo (Lo spirito continua…) a cui Marco lavorava da tempo e che avrebbe dovuto veder luce tra fine 2017 e inizio 2018. Poi, a causa di quel brutto incidente, si è fermato tutto.

Qui di seguito un piccolo estratto dell’intervista di Mario Ruggeri a Marco Mathieu contenuta nel numero 305 del giugno 2017.

Hai mai pensato che voi, insieme ad altri, siate stati tra gli ultimi della nostra epoca recente ad aver scoperto e scolpito qualcosa? Dopo l’hardcore, di fatto, non c’è stato più nulla di simile. I grandi movimenti sociali e culturali di cambiamento sono scomparsi, perché l’aspetto produttivo promozionale ha prevalso sulla costruzione umana, prima ancora che artistica.


È un motivo di orgoglio, come ti dicevo prima, ma c’è anche la consapevolezza di aver vissuto un periodo di vuoto di attenzioni, perché per tutti il punk era morto, i media non si sono accorti dell’hardcore se non con l’avvento dei Green Day, scambiando il punk per l’hardcore, e quindi abbiamo vissuto un periodo di disattenzione mediatica, che non ci faceva vedere una prospettiva. Vivevamo paradossalmente alla giornata, avevamo la passione e l’entusiasmo dei ventenni, uniti a un grande senso collettivo di partecipazione e lavoro. Ma non avevamo idea che avesse quella portata: mi spingo a dire che, sebbene stessimo parlando di qualcosa di nicchia, non ricordo, se non nel beat degli anni 60 e in parte nell’hip hop, qualcosa che sia uscito dall’Italia e abbia avuto questa riconoscibilità nel mondo. C’era uno stile identificativo dell’hardcore italiano, e attenzione, i gruppi italiani erano diversi gli uni dagli altri, ma uniti da un approccio particolare



Le condoglianze più sentite di tutta la redazione vanno alla famiglia e agli amici di Marco, e a tutti coloro che lo conoscevano e gli volevano bene. Lo spirito continua.

Redazione Rumore
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