Le foto perdute del primo (non esaltante) concerto dei Joy Division a Londra davanti a 30 persone

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(Credit: Jonathan Crabb)

Uno spettatore che era presente al primo concerto dei Joy Division a Londra, nel 1978, ha tirato fuori cinque scatti inediti dell’esordio live nella capitale della band di Ian Curtis, Bernard Sumner, Peter Hook e Stephen Morris

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di Nicholas David Altea

Ogni tanto capita: qualcuno riapre cassetti, archivi dimenticati, album fotografici impolverati e sbucano fuori inaspettati gioielli preziosi. Questa volta è toccato a uno dei pochi presenti al primo concerto londinese dei Joy Division a Londra. L’utente Facebook Jonathan Crabb ha riscoperto una vera chicca. Le foto del primo concerto londinese dei Joy Division.

Il 27 dicembre 1978, una giovane band post punk di Manchester faceva il suo debutto a Londra, con un concerto al pub Hope and Anchor. Luogo cult nel nord della capitale inglese, situato in un palazzo vittoriano e divenuto uno dei più famosi come pub per l’esibizione di gruppi alternativi e rock. Posizionato al 207 di Islington Upper Street, a soli due minuti a piedi dalla stazione della metropolitana di Highbury e Islington sulla linea Victoria. La caratteristica principale di questo pub era appunto quella di essere uno dei primi a Londra a tenere concerti punk e rock regolari e che, mentre club come Roxy e Vortex davano la spinta al punk rock in un ambiente di club, l’Hope and Anchor entrava a far parte di quel circuito di pub che hanno dato la possibilità alle giovani band punk di suonare e farsi conoscere da nuovo pubblico. Non un pub qualunque per intenderci, e se avete memoria, ricorderete il video di One Step Beyond: quello era l’Hope and Anchor pub.

I Joy Division non furono di certo l’unica band di rilievo a suonarci, perché misero piede sul quel palco negli anni (e nei successivi) fior fior di band: Damned, U2, Ian Dury, The Stranglers, Crass, 999, The Maniacs, Penetration, London Wire, Chelsea, The Police e tanti altri. In quel momento Ian Curtis, Bernard Sumner, Peter Hook e Stephen Morris avevano all’attivo solo An Ideal For Living, primo EP del gruppo e qualche brano pronto per Unknown Pleasures, che sarebbe uscito a meno di un anno.

Secondo quanto scritto su JoyDiv.org, non fu di certo l’esordio londinese dei sogni. Bernard Sumner ebbe l’influenza e fu trascinato giù dal suo letto malato per esibirsi in quello che poi si rivelò essere un seminterrato freddo umido senza riscaldamento. L’ingresso costava 60p ma non vi misero piede più di 30-32 persone (Peter Hook più avanti ci dice che erano una ventina, circa). Le spese di benzina del gruppo ammontavano a £ 28,50 e ne avevano guadagnato £ 27,50 dagli ingressi porta. Insomma, magari qualcuno aveva lasciato di più del costo d’ingresso, ma il pubblico fu davvero esiguo. Lo scrive anche Deborah Curtis, moglie all’epoca già dal 1975 di Ian, nel libro Touching The Sky (Così vicino, così lontano. La storia di Ian Curtis e dei Joy Division)

Come primo concerto a Londra, Hope and Anchor è stata una delusione. In attesa del glamour della capitale, la Joy Division non si era accorta che avrebbe suonato in una cantina da pub e che tutto l’equipaggiamento avrebbero dovuto portarlo attraverso una botola. Il piccolo pubblico non era stato sufficiente a scatenare l’euforia necessaria per stimolare la band. (Deborah Curtis)

(Credit: JoyDiv.rog / Locandina su NME )

Anche Peter Hook in un’intervista che ho fatto per Rumore ci confermò qualche dettaglio:

C’erano una ventina di persone o forse meno. Non un grande concerto onestamente. Non incolpo Londra per questo: era un luogo orribile e molto scomodo

E il ritorno a casa in auto non fu dei migliori secondo quanto scritto su JoyDiv.org. Le facce cupe e il morale a terra scaldarono gli animi: Bernard stava cercando di scaldarsi sotto un sacco a pelo e Ian lo afferrò, strappandolo via da lui e, dopo una rissa, se lo avvolse strettamente attorno alla testa in modo che Bernard non potesse recuperarlo. Poco dopo Ian Curtis subì il suo primo attacco epilettico riconoscibile colpendo i finestrini. Dopo questo Ian ha subito tre o quattro attacchi violenti a settimana prima che gli diagnosticasse l’epilessia uno specialista del distretto di Macclesfield e del General Hospital il gennaio successivo.

(Credit: concertsfandom / la scaletta)

Nella scaletta qua sopra dello sfortunato concerto possiamo vedere brani come Wilderness e Shadowplay che sarebbero stati inclusi in Unknown Pleasures. In Control, il film su Ian Curtis e i Joy Division di Anton Corbijn, viene rappresentata la scena dl ritorno a casa.

Gira anche una recensione di quel concerto a cura di Nick Tester:

Balbettano sul palco indossando sguardi imbronciati e lunghi. Il cantante, Ian Curtis, sembra intensamente irritato, ma non dice nulla tra le canzoni se non quello di segnalare che la band accordi gli strumenti tra un pezzo e l’altro. […] Questo torpore ritratto è alienante, ma non per ragioni provocatorie o creative. Ho trovato la noia dei Joy Division un mezzo contundente, vuoto, comico nella sua rabbia superflua. […] Tristezza che non è certo straziante, ma facile parodia di questo, illustrata dalla cortese risposta dei pochi festosi presenti stasera. Mentre si dice che i Gang Of Four infilino amarezza genuina e inquietante attraverso un approccio sottile e fresco, i Joy Division comunicano poco di questa tensione o espansione attraverso la depressione, dal momento che la loro inclinazione è imbarazzante, artificiosA e banale al punto di essere ridicolo.

I Joy Division potrebbero essere una buona band se mettessero più enfasi rispetto alla posa.

Sei mesi e mezzo dopo questo concerto (15 giugno 1979) pubblicarono il loro primo fondamentale album, Unknown Pleasures, e due mesi dopo, invece, conquistarono per la prima volta la copertina di “NME”. Il resto è una storia molto triste e molto breve.

Jonathan Crabb ha poi pubblicato le foto realizzate un’instamatic camera con un flash non controllato. Queste sono le cinque foto, vere e proprie chicche preziosissime di un concerto non proprio speciale.

Joy Division

(Credit: Jonathan Crabb)

Joy Division

Joy Division

(Credit: Jonathan Crabb)

Joy Division

(Credit: Jonathan Crabb)

Joy Division

(Credit: Jonathan Crabb)

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