Editoriale 373: un nuovo Rumore

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RUMORE 373 COVER COMPO 1

L’editoriale del numero 373 di Rumore, febbraio 2023, di Rossano Lo Mele

RUMORE COVER FB NATALE 2023

Di Rossano Lo Mele

Questo mese “Rumore” si presenta all’appuntamento con i suoi lettori con un abito nuovo. Quel tipo di operazione – un restyling – che si porta appresso i dubbi consueti: la disabitudine al nuovo, la necessità di cambiare, il sacrificio di schemi masticati, l’introduzione di elementi inediti. Lo spirito con cui abbiamo affrontato il cambio di vestito è sintetizzabile nel celebre claim: innovazione dentro la tradizione. So bene che di questa espressione abusiamo un po’ tutti, soprattutto nella narrazione gastronomica, ma ci sembra il modo migliore per raccontarvi come abbiamo deciso di operare.

I grandi classici del menù non stono stati toccati: quindi troverete le consuete rubriche hanno fatto la storia di questa rivista, da “My Tunes” di Maurizio Blatto a “Banda Larga” di Sergio Messina, che da decenni sigilla il nostro mensile. Ci siamo chiesti cosa sacrificare, magari perché logorato dal tempo. Quindi, in un’epoca di playlist continue e ubique, ci lasciano le colonne di “Radici”. Per una specialità che esce fuori dal menù ce ne sono però altre che entrano. Abbiamo deciso di rendere il giornale ancora più “opinionato”, se ci concedete il neologismo. In questa direzione va l’ampliamento delle pagine iniziali: ai four horsemen dalla penna appuntita (Carlo Bordone, Luca Frazzi, Francesco Farabegoli, Andrea Pomini) si aggiungono Luca Gricinella e Claudia Bonadonna. I quali avranno lo scopo di monitorare un paio di mondi sinora rimasti ai margini: ossia quello dei beats (in senso ampio, partendo dall’hip hop) e quello del dibattito letterario. A proposito di letteratura: ci saluta lo spazio chiamato “Gente Sola”, ma al suo posto subentra “Record Book Club”, sempre a cura di Blatto: questa volta siamo al cospetto di una selezione mensile di libri e dischi che dialogano tra loro a livelli narrativo e a discrezione dell’autore.

Ancora: abbiamo deciso di rendere più effervescente la parte iniziale del giornale, ammodernando il concetto di news. In due direzioni: da una parte introducendo una rubrica dedicata ai podcast, dove includere alcuni dei prodotti di area “rumoriana” più interessanti da ascoltare ogni mese. Dall’altra abbiamo obbligato uno dei nostri veterani – Giorgio Valletta – a convertire la rubrica dei numeri in qualcosa che racconti l’industria discografica e i tempi che stiamo vivendo. Una rubrica nuova di zecca e che ci (mi) sta molto a cuore si chiama “I Complessi”. Il titolo è preso dal celebre film del 1965 (quello a episodi dove compariva il celeberrimo Alberto Sordi “dentone”), ma nel nostro ambito ha una valenza diversa. Il termine è usato nel senso di interviste senza rete, né filtri o segrete a personalità complesse della musica italiana. Gente che perlopiù ha suonato o suona in band (una volta li chiamavamo complessi, appunto), musicisti distanti dal concetto di promozione di qualcosa nel momento in cui andremo a stanarli. Meglio se non star di fama assoluta. Per dire: partiamo con Emidio Clementi (dei Massimo Volume), nome a cui siamo da sempre legati, per farci raccontare l’altro lato della personalità. Quella meno conosciuta e più legata alla quotidianità della vita, dei pensieri, della storia e delle scelte personali con i relativi problemi. Speriamo vi piaccia: il nostro desiderio è quello di offrire degli affreschi esistenziali racchiusi in tre pagine, distanti da ciò che abitualmente leggiamo o sappiamo su personaggi contigui al nostro mondo. 

Superfluo dire che tutto questo lavoro sarebbe stato impossibile senza la dedizione dei nostri partner in crime di Sericraft: in particolare devo un ringraziamento a Stefano Manzi e Michela Marcelli per il lavoro di progettazione grafica ex novo e adattamento. Solide colonne di “Rumore”, come del resto lo sono tutte le nostre firme, che ritrovate inalterate più avanti. Una cosa però, a ben vedere, cambia: ed è il prezzo di copertina. Questa è l’ultima notizia che avremmo voluto comunicare, ma purtroppo, per usare un solo aggettivo, si è trattato di una scelta inevitabile. L’ultimo aumento risaliva a tre anni fa, in seguito allo shock economico della pandemia. Da quel momento le cose non si sono stabilizzate, ma dal 2021 in poi sono precipitate. Il costo della carta non è aumentato, è totalmente impazzito: tra speculazioni di cartiere e bollette, domanda superiore all’offerta e normative europee che hanno (giustamente) eliminato la plastica monouso, sostituita dalla carta, la situazione è ormai fuori controllo. Aumentare il costo del mensile di un euro è l’ultima decisione che avremmo voluto prendere. Ma, come detto, si tratta di una scelta inevitabile per la sopravvivenza di un giornale libero e indipendente, che vive del sostegno dei suoi lettori (e della scarsa pubblicità raccolta nel settore). Siamo quindi qui a chiedere questo piccolo sacrificio, in un momento storico che non ha precedenti (così continuativi) nel nostro settore. Confidando tuttavia nella leggendaria fedeltà di chi ci legge, conosce e si fida di noi da oltre 30 anni. Grazie.

Redazione Rumore
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Rumore è da oltre 30 anni il mensile di riferimento per la cultura alternativa italiana. Musica (rock, alternative, metal, indie, elettronica, avanguardia, hip hop), soprattutto, ma anche libri, cinema, fumetti, tecnologia e arte. Per chi non si accontenta del “rumore” di sottofondo della quotidianità offerto dagli altri magazine.

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