In un’intervista al podcast Kyuss World Radio in occasione del venticinquesimo anniversario di …And the Circus Leaves Town, Josh Homme si è detto possibilista riguardo a una nuova reunion dei Kyuss, dieci anni dopo la causa legale con cui aveva impedito a John Garcia, Brant Bjork e Nick Oliveri di usare il nome della band Kyuss Lives! per lavori in studio. Ecco le parole di Josh Homme che con i Queens of The Stone Age è stato sulla copertina di Rumore:
La mia filosofia è sempre stata: mai fare una reunion, mai fare un sequel. Non è quello che era; è quello che è. Ed è così che mi sono sentito. Un retaggio che implica l’essere stato l’epicentro di una scena che è stata creata, è così fragile; è come una scultura di ghiaccio. E non voglio essere un phon su quella cosa. Detto questo, ho supportato pienamente i Kyuss Lives! e sono andato ai concerti, fino a quello che Brant e, purtroppo, John hanno cercato di fare. E quello è stato terribile… Tutto quello che devi fare è mostrare rispetto e dire ‘Hey, vogliamo fare questa cosa, e vogliamo parlarne’. Una volta Scott Reeder mi ha detto che volevano fare una album, io ho detto ‘sediamoci e parliamone’. E il nome che avevano scelto era un po’ sfortunato, perché diceva letteralmente che i Kyuss erano di nuovo vivi, che non era la mia cosa preferita, ma io pensavo ‘chi se ne frega?’, ma a mia insaputa e all’insaputa di Scott durante quell’incontro, avevano già chiesto la licenza per rubare il nome.
Continua Josh Homme:
Ad essere onesto, e per rispondere alla tua domanda, ci sono state molte volte in cui ho pensato che non poteva finire in quel modo, e che l’unico modo per finire correttamente adesso sarebbe suonare. E poiché in qualche modo hanno corrotto l’interruzione e tarpato le ali a questo bellissimo drago che è una scultura di ghiaccio, e l’unico modo per rimettere quelle cazzo di ali sarebbe suonare ancora.
Conclude: “Ci ho pensato, specialmente negli ultimi anni, a fare qualcosa di speciale, e anche per compensare quell’errore di Brant e, purtroppo, John, di farlo per questo. Ho pensato che dovremmo suonare e dare via tutti i soldi. Tipo, suonare per i fan – coprire le spese e guadagnare cinque dollari. Trovare un modo per mettere un punto alla storia della band. Perché non è mai stata questione di soldi. Non è mai stato per la fama, e quando ho sentito che era quella la mossa che stavano facendo, mi sono sentito molto triste”