Rumore 342/343 | Luglio/Agosto 2020 – Beastie Boys, la band che ha cambiato tutto

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Basta il nome: Beastie Boys. Uno dei gruppi più influenti della storia del rock. E non solo: chi di recente ha avuto occasione di vedere il film girato dall’amico Spike Jonze sulla storia della band ha potuto fare un veloce ripasso e averne conferma. I tre ragazzi newyorkesi, partiti nei primi anni ‘80, praticamente adolescenti, con l’hardcore punk dell’epoca, dopo qualche anno di apprendistato si spostarono verso il rap (grazie alla collaborazione con Rick Rubin, tra l’altro). Primi bianchi ad aver ottenuto un enorme successo commerciale grazie a una suono così fortemente connotato dalla cultura afroamericana, col passare degli anni i Beasties divennero – soprattutto – molto altro. Rivoluzionando la musica con dischi capitali come Paul’s Boutique, Check Your Head e Ill Communication tra la fine degli ’80 e il principio degli anni ’90. Per non parlare del successo travolgente di un disco come Hello Nasty: proprio dentro questo album stava il singolo Intergalactic, che molti ricorderanno per l’iconico videoclip. Uno scatto preso proprio dal set di quel video sta sulla copertina del numero estivo di Rumore 2020. Da anni volevamo tornare sulla band di Michael “Mike D” Diamond, Adam “MCA” Yauch (come saprete prematuramente scomparso nel 2012) e Adam “Ad-Rock” Horovitz. L’uscita del pantagruelico libro sula loro storia prima e il recente film documentario poi ci hanno convinti nell’articolare il servizio di copertina. Luca Gricinella ha ricostruito dettagliatamente l’avventura del trio, riuscendo anche a parlare direttamente con il quarto, misterioso Beastie Boy: ossia Money Mark, il tastierista “vintage” e storico collaboratore del terzetto.

Ma facciamo un passo indietro. Torniamo per un attimo all’estate del 2018: allegato al giornale uscì il primo volume di una trilogia firmata da Diego Ballani (già autore di numerose guide pratiche “rumorose” in passato). Un volume che andava a toccare un tema più che mai attuale: la musica italiana (se vi mancano li trovate qui negli arretrati). Difatti mai come negli ultimi anni la musica nazionale ha goduto di tanta fortuna presso il pubblico, dopo anni di anonimato per le produzioni distanti dal mainstream. Tutto è cambiato e questo successo costruito negli ultimi anni ci condusse a una necessaria operazione di archeologia. Che si chiama Italia Sotterranea. Si tratta di una serie di tre volumi, divisi cronologicamente, che inaugurammo due estati fa. Partimmo nel 2018 dagli anni 60 e 70, andando alla ricerca di dischi speso dimenticati, non disponibili, a torto considerati minori, ma che hanno generato il DNA della musica nazionale migliore. Spesso senza saperlo. Quella fu la prima puntata del viaggio, quella più distante nel tempo. La seconda, quella di mezzo, uscì giusto un anno fa, estate 2019. Con il terzo volume della serie il viaggio si conclude: puntando il microscopio e le orecchie sugli anni zero e dieci del nuovo millennio. Restituendoci, infine, 50+50 dischi provenienti dalla contemporaneità italiana e che avrebbero meritato miglior sorte, proprio in questi anni che stiamo vivendo. Classici minori della nostra musica. Il tassello mancante, nonché volume conclusivo, di questo itinerario editoriale. Tuttavia, data la sua natura temporale, un libro che può tranquillamente essere letto in modo isolato rispetto alle puntate precedenti.

Dalla New York dei Beastie Boys menzionati poco fa alla Los Angeles di… un bel po’ di nomi. Siamo andati a ritroso, giacché a sorpresa è da poco uscito un disco degli X. Quegli X, esatto, quelli di Exene Cervenka e John Doe. Andrea Valentini ha parlato con quest’ultimo e ne è venuta fuori una intervista monumentale per dimensione e contenuti. A 40 anni esatti dal loro fragoroso esordio (Los Angeles, il titolo, appunto) gli X ripercorrono la loro vicenda, che è poi una delle più importanti di sempre quando si parla di punk rock. Oggi, tuttavia, molto altro si muove tra le vie della megalopoli californiana. Tanta roba nuova, forte, a base di soul, funk, psichedelia e dintorni. Così Andrea Pomini ha effettuato una lunga immersione dentro il suono di giovani leve come Chicano Batman e Cassowary, entrambi recenti autori di album più che rilevanti. Chiamiamo il tutto, per comodità, L.A. Confidential.

I nostri giovani irlandesi preferiti, Fontaines D.C., tornano con un album che li riconferma tra le band più talentuose fra quelle emerse negli ultimi anni nel panorama europeo delle formazioni con chitarre. Le loro canzoni brillantemente dark hanno più di qualcosa in comune con la scuola che fu Britpop della vicina Inghilterra. Così abbiamo deciso di mettere a confronto la nuova generazione con un classico del genere: ossia quel Jarvis Cocker (in arte ora Jarv Is…) che dopo una lunghissima carriera nei Pulp ha scelto di ballare e cantare da solo. Di più: il disco di Jarv Is… è solo uno dei tanti che ha sofferto dello slittamento discografico causato dal Coronavirus in tutto il mondo. Originariamente previsto per maggio 2020, poi spostato a settembre, è stato infine riprogrammato per un’uscita in piena estate. Ne abbiamo parlato con l’occhialuto autore, autentico british master se ne esiste uno. L’intervista è firmata da Letizia Bognanni, autrice anche di quella ai Fontaines D.C.

Fra gli articoli di approfondimento in testa al giornale ci sono quelli dedicati agli “irregolari” monferrini Sindacato, messi a nudo per noi da Paolo Ferrari. Altri focus nazionali da menzionare sono quelli sui Solaris e i Dadar, senza dimenticare i promettenti Blanco White, Sleepwulf e Becky & The Birds. E poi: Joan Wasser – meglio nota come Joan As Police Woman – racconta a Barbara Santi i dischi della sua formazione. Tanti consigli di lettura, vista la stagione: recensiamo il nuovo libro del “nostro” Maurizio Blatto, la biografia di Chris Cornell e i volumi di musicisti dalla penna fine come Massimo Zamboni, I Camillas e lo straordinario John Darnielle (praticamente il deus ex machina dietro al progetto Mountain Goats, per chi bazzica l’indie rock americano classico).

Il disco del mese è quello della definitiva conferma – il suo secondo per così dire ufficiale – del londinese Daniel Blumberg, da noi già elogiato al tempo dell’esordio. E a proposito di esordi, anche se suona ormai da tre decenni, debutta solo ora a suo nome Cristiano Godano: storica voce, chitarra e volto principale dei Marlene Kuntz. Il suo album solista è per noi la scelta italiana dell’estate. Fra le altre recensioni segnaliamo poi quelle dei nuovi album di The Psychedelic Furs, Frah Quintale, Fantastic Negrito, DMA’S, Rufus Wainwright, Badly Drawn Boy, Anatrofobia, Built To Spill, Liam Gallagher, Apparat, The Lemon Twigs, Nadine Shah, Yung Lean, Samuel, My Dear Killer, Deep Purple, Khruangbin, Moodymann, Protomartyr, Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo, Gianni Maroccolo, Dee Snider, Arca; oltre alle ristampe di Frank Zappa, Sic Alps, Grateful Dead, Alberto Camerini, PJ Harvey, Joy Division, David Bowie e tantissimi altri.

“Rumore” 342-343, luglio-agosto 2020, è in edicola: al prezzo, inclusa la guida allegata, di 9 euro. Disponibile anche la versione app da scaricare. Buona lettura!

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