Intervista ai Circa Waves: “La dominazione del mondo e la ricchezza sovrastano i nostri sogni selvaggi”

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di Simona Ventrella

Sad Happy è il nuovo disco della band di Liverpool Circa Waves, è un disco che sembra fatto apposta per questa epoca di quarantena causa Coronavirus. Quindici canzoni in cui si altalenano tristezza e felicità in una giostra alienante. Come in un film horror, tutti indossiamo la stessa mascherina, la stessa maschera di lacrime e sorrisi. “Viviamo in un mondo diviso in due parti”, diceva il cantante e chitarrista Kieran Shudall quando nessuno avrebbe potuto nemmeno immaginare di vivere una situazione del genere, “un momento stai vivendo una crisi esistenziale causata dal cambiamento climatico e quello dopo ti ritrovi a ridere distratto da un argomento insignificante. Trovo che questa vicinanza tra tristezza e felicità sia così discordante, bizzarra e affascinante. Il nostro cervello passa da un’emozione all’altra così velocemente che felicità e tristezza non si escludono più a vicenda. Questa è l’idea dietro a Sad Happy ed è il tema che sostiene l’album. Sad/Happy è stato scritto nella mia casa a Liverpool ed è ispirato dalla zona che mi circonda e dall’amore che provo per la mia città. Percorre i pensieri su mortalità, amore e osservazione delle persone”.

Gli abbiamo fatto qualche domanda per indagare cosa si cela nel backstage del nuovo lavoro e quali sono i progetti futuri della band.

È passato solo un anno da What’s It Like Over There. Molti artisti si prendono più tempo tra un disco e l’altro, cosa vi ha spinti a realizzare questo nuovo lavoro in così poco tempo?

“È successo per caso, volevamo realizzare un EP, avevo solo qualche canzone. In fase di registrazione ci siamo accorti che le canzoni erano pronte e non ci è rimasta molta scelta se non finirle e chiudere il disco”.

Parliamo di cambiamenti, Sad Happy è un disco in due parti, cosa vi ha spinti a dividere il lavoro in questo modo?

Nel tour dello scorso disco, Joe ci ha fatto conoscere la serie 24, in cui ogni episodio si conclude con un finale sospeso. Scherzavo spesso sul fare un disco con un finale sospeso e in qualche modo questo scherzo si è realizzato. È molto figo sapere che i fan sono arrivati alla fine del lato A del nostro disco e devono aspettare un mese per girarlo e ascoltare il lato B”.

Avete messo in pratica un approccio molto particolare a questo disco includendo due lati opposti molto marcati. Da dove vi è nata l’idea e perché?

“Siamo molto affascinati dai tempi in cui viviamo e il mondo ci espone spesso a estremi di questi tipo. Siamo bombardati da news terribili ma allo stesso tempo operiamo nell’effimero dell’entertainment. Sono come due lati della stessa medaglia che gira così vertiginosamente che l’immagine si fonde, sono due elementi contrari che non si possono sempre separare”.

Sad Happy è stato ispirato dagli estremi alti e bassi che influenzano la cultura moderna. Qual è il messaggio che sperate possa filtrare da queste canzoni?

“La gente e la felicità è la consistenza del lato del disco che abbiamo chiamato “Happy”. Io spero che le persone possano fuggire dall’ansia della vita di tutti i giorni. Il lato “Sad” continua a infondere speranza ma i toni nei testi si fanno decisamente più drammatici”.

Come sono interconnessi musicalmente questi due lati?

“Volevamo assicurarci che i due lati fossero fortemente connessi e che ascoltando il disco nel suo insieme tutto trovasse il suo senso. Se ascolti con attenzione puoi sentire che l’ultima canzone del lato A (Love You More) puoi già sentire in sottofondo la melodia di chitarra di Sad Happy che sale”.

Il clown è un concetto perfetto per il mood Sad/Happy? C’è un aneddoto legato a questo? Che caratteristiche ha il vostro clown?

“Penso sia perfetto come rappresentazione del concetto. I Clown portano all’estremo la gioia e la felicità ma sotto sotto celano sempre un aspetto di oscurità e tristezza. In qualche modo rappresentano entrambi gli estremi dello spettro di emozioni. Un pagliaccio triste ti spezza il cuore”.

Come pensate di essere cresciuti dallo scorso lavoro a questo?

What’s It Like Over There era un esperimento di rottura dal concetto di rock band classica. Penso che con Sad Happy abbiamo portato a compimento i nostri intenti e riassume in qualche modo le parti migliori dei nostri lavori precedenti. Se mi guardo indietro sono molto orgoglioso di come ogni disco sia riuscito a ‘osare’ ed esplorare nuovi ‘territori sonici’. È come se fosse tutto parte di un unico disco che riassume i nostri ultimi cinque anni di lavoro”.

Cosa dovremmo aspettarci dai vostri live? Porterete sul palco i due aspetti di Sad e Happy? Avete in programma di suonare in Italia?

“Ci piacerebbe tantissimo suonare in Italia e lo faremo il prima possibile, amiamo l’Italia e molto spesso ci veniamo in vacanza, ad oggi non abbiamo suonato molti concerti nel vostro paese, una cosa di cui mi vergogno molto. Stiamo preparando i concerti di questo tour dando molta importanza alle luce e alle ombre, una cosa che non avevamo mai fatto in passato. Di solito andiamo dritti a 100 all’ora ma penso che questo album richieda di seguire al meglio le dinamiche del disco”.

Qual è la tua canzone preferita del disco?

Birthday Cake

Se dovessi sintetizzare il disco in una frase?

“La dominazione del mondo e la ricchezza sovrastano i nostri sogni selvaggi”.

Redazione Rumore
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