Rumore 326 | Marzo 2019 – Coma_Cose, duo di due

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Qualcuno l’ha sbrigativamente definito “graffiti pop”. Qualcun altro potrebbe parlare, usando un neologismo, di hip pop. Sta di fatto che – nella articolata galassia della nuova musica italiana, soprattutto quella che non disdegna la melodia, sostenuta da un’architettura ritmica a base di beat – i Coma_Cose rappresentano un caso unico. Attiva da relativamente poco tempo e già in grado di affascinare platee estese grazie al suo mix incessante di giochi di parole, cantabilità “battistiana”, rap e soprattutto tantissima metropoli (Milano, per la precisione), la coppia esordisce infine sulla lunga distanza solo ora. Dopo il corposo EP dell’anno passato e un tour quasi interminabile. Già in ripartenza. Piacciano o meno, i Coma_Cose scavalcano a sinistra il cosiddetto it-pop, rappresentando qualcosa di unico nell’attuale panorama nazionale: ed è da loro – al secolo Francesca Mesiano e la vecchia conoscenza Fausto Zanardelli, rispettivamente ribattezzati California e Lama – che parte il numero di Rumore di marzo 2019

Rimanendo in Italia, abbiamo provato a fare il punto sulla nuova canzone d’autore. Partendo dal sorprendente album di Giovanni Truppi e allargando poi il discorso ad altri nomi della scena. A partire da Edda, ormai da anni una delle certezze del songwriting italiano più spigoloso, e proseguendo poi con l’irrequietezza artistica di Dino Fumaretto e Mirco Mariani, qui nelle vesti dell’immaginario Fwora Jorgensen. Coordina tutto la nostra Barbara Santi. Tra poesia, follia e civiltà. Con un’incursione nella gigantesca Storia Culturale Della Canzone Italiana firmata da Jacopo Tomatis e appena edita da Il Saggiatore

Ancora tanta, tanta Italia, nel nuovo numero di “Rumore”. O meglio: tanta musica nazionale, ma anche un omaggio alla nostra storia. Infatti Paolo Ferrari ha firmato uno speciale dedicato al “nostro” Marco Mathieu, firma storica del giornale, ex bassista dei Negazione, vittima di un terribile incidente ormai diversi mesi fa. Di quella band, i Negazione, era chitarrista Roberto “Tax” Farano. Che ha unito le forze con un altro chitarrista torinese, lo sperimentatore Paolo Spaccamonti, per realizzare un breve disco dedicato proprio alla memoria di Marco Mathieu. Tra punk, sperimentazione e hardcore, lungo il Po.

A proposito di punk: Andrea Valentini scivola tra le pagine di Maximum Rocknroll, bibbia americana del punk rock che ha appena chiuso i battenti dopo decenni di attività editoriale. Francesco Farabegoli ne approfitta come al solito per dare il bianco, ragionando sull’eredità lasciata e sulle reunion di area (post)punk a 20 anni di distanza. Urgenza artistica o mutuo da pagare?

Diego Ballani è invece autore di un’operazione quasi eroica. Dopo un lungo corteggiamento è riuscito a intervistare Jennifer Herrema dei Royal Trux. Ma la notizia non è tanto questa: la cosa sorprendente è che la bionda cointestataria della band (assieme al socio Neil Michael Hagerty) ha deciso di parlare e di raccontarsi per oltre un’ora. La storia della formazione americana sembrava ormai conclusa anni fa, invece Jennifer racconta i dettagli di questa resurrezione e dell’ottimo album in uscita, tanto per cambiare dal titolo inequivocabile, vista la reputazione della coppia: White Stuff.

Rob Young è uno dei redattori di punta del mensile britannico “The Wire”. L’abbiamo raggiunto, in quanto massimo esperto vivente di Scott Walker, proprio per parlare dell’oggetto dei suoi studi. Francesco Vignani si è fatto raccontare da Young questo mistero lungo oltre mezzo secolo, ossia Scott dagli esordi con i Walker Brothers all’ombrosa musica prodotta negli ultimi anni: sul tema esce proprio in queste settimane una voluminosa raccolta che ripercorre questa avventura artistica. Una delle figure chiave, Scott Walker, per comprendere l’evoluzione della musica pop, dalla sua nascita o quasi in pratica, a oggi.

E ancora: focus su Finlay Shakespeare, incarnazione vivente del nuovo suono di Bristol. E poi approfondimento sul super gruppo chiamato Coffin Birth e su The Riven. Oltre a Cactus?, gli enigmatici Le Feste Antonacci, Sasami e gli ambasciatori del rinascimento jazz londinese, Maisha. Rievochiamo la storia dei Brainiac, cult band americana di area post punk attiva durante gli anni 90.

Oltre alle consuete rubriche e colonne redatte dalle nostre firme di punta, recensiamo come sempre moltissime nuove uscite discografiche; fra cui spicca l’attesissimo ritorno – dopo 12 anni di silenzio! – dei britannici Cinematic Orchestra. La palma di disco del mese italiano se l’aggiudica invece un autore dalla carriera più che ventennale come Umberto Maria Giardini. C’è spazio per il sorprendente album di rientro di una oscura leggenda nazionale come Adriano Zanni. Oltre ai nuovi lavori di Ian Brown, Apparat, Les Claypool in compagnia di Sean Lennon, Lambchop, LCD Soundsystem, Test Dept, Julia Jacklin, Bob Corn, Weezer, Amanda Palmer, Karen O assieme a Danger Mouse, Punkreas, The Specials, Mammooth Weed Wizard Bastard, Robert Forster, Death In June, Foals, Juliana Hatfield, David Gray, Eugenio In Via Di Gioia, Stephen Malkmus e tantissimi altri. Tra le ristampe si segnalano invece tra gli altri Keith Richards, Alberto Camerini, Bikini Kill, Third Ear Band.

Come ogni mese, ecco una playlist in aggiornamento costante su Spotify con alcuni dei dischi trattati, in modo da guidarvi agilmente alla lettura del nuovo numero.

“Rumore” 326, marzo 2019, è in edicola al prezzo di 6 euro. Disponibile anche la versione digitale. Buona lettura!

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Rumore è da oltre 30 anni il mensile di riferimento per la cultura alternativa italiana. Musica (rock, alternative, metal, indie, elettronica, avanguardia, hip hop), soprattutto, ma anche libri, cinema, fumetti, tecnologia e arte. Per chi non si accontenta del “rumore” di sottofondo della quotidianità offerto dagli altri magazine.

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