Riconoscere immediatamente un suono o un gusto è un riflesso automatico e quotidiano. “Rumore”, in collaborazione con Jameson, vi porta a scoprire ciò che li rende riconoscibili.
“…You know where you are? You’re in The Jungle Baby. You are Going To Die..” (Welcome To The Jungle”.
Il rock and roll è un’apocalisse. È l’annuncio dell’imminente distruzione di una generazione, di una cultura, di un contesto sociale. Lo sono stati i Rolling Stones. Lo sono stati gli Who. Lo è stata la cultura mod. Il punk. L’heavy metal. L’hardcore. Lo sono stati i Guns N’ Roses. I primi quaranta secondi di Welcome To The Jungle, brano di apertura di Appetite For Destruction, uno degli ultimi dischi rock epocali dei nostri tempi, annunciano l’apocalisse della strada: è il 21 Luglio del 1987. L’apocalisse di una generazione che esce da un grande sogno e si trova immersa in un mondo di droghe, alcool, povertà e del grande terrore dovuto alla diffusione dell’AIDS. La società statunitense è in procinto di risvegliarsi da un sogno irreale, quella gabbia dorata fatta di cartapesta che risponde al nome di reaganismo: quell’idea irrealizzabile del presidente Ronald Reagan di riportare gli Stati Uniti ad una golden age armata, fatta di riduzione delle tasse, riduzione della spesa sociale, in favore di una politica inflattiva e di riarmo, genera una disparità sociale (che negli anni ’90 diventerà La Grande Crisi) che si riversa nelle strade.
Hollywood, cartina tornasole di una non società che popola un non luogo, è l’ultima fortezza di un regno in dissolvenza e l’odore dell’opulenza riversata al suo interno, attira verso di sé claudicanti slum, junkie sconvolti, come nella profezia di Zombi di George A. Romero nel 1978. Colti da fame e rabbia, gli zombie assaltano il centro commerciale per spartirsi quella fetta di torta a loro non destinata. Lo fanno scendendo in strada. William Bruce “Axl” Rose Jr e Izzy Stradlin fondano con Tracii Gun (poi transfugo e fondatore dei fenomenali L.A. Guns) i Guns N’ Roses nel 1985. Axl è un cultore di Elton John e Queen, Izzy Stradlin veneratore dei Rolling Stones, Tracii Guns amante del punk rock. Forse troppo. Il motivo per il quale viene allontanato è l’eccessiva metalizzazione del suono rock. Ad Axl serve qualcosa di diverso. Qualcosa di più caldo. Il blues, che identifica nel chitarrista Saul Hudson in arte Slash: ama gli Yardbirds, gli Aerosmith e il punk degli anni settanta. E il suono della sua chitarra, marchio di fabbrica dei Guns N’ Roses di Appetite For Destruction, lo racconta. L’esordio ufficioso dei Guns N’ Roses è l’EP autoprodotto Live?! Like A Suicide pubblicato dall’etichetta del gruppo, la Uzi Suicide e che in breve tempo brucia le 10.000 copie stampate: un finto live composto di due brani originali e due cover, il cui contenuto è letteralmente devastante.
Un suono che non si sentiva dai tempi degli Aerosmith di Classic Live. Aerosmith dei quali i GN’R riprendono il classico Mama Kin. Graffiante, tossico, lussurioso, pericoloso. Un’alchimia tra la voce stridula e acuta di Axl Rose, la chitarra calda e rock blues di Slash, la ritmica secca di Izzy Stradlin, il basso compulsivo di Duff McKagan e il drumming essenziale di Steven Adler, che sconvolge il mondo del rock. Se ne accorge Tom Zutaut, A&R della Geffen, che mette sul tavolo 75,000 dollari, strappa un contratto al gruppo e li rinchiude in studio per realizzare uno degli ultimi capolavori globali del rock and roll. Il making of di Appetite For Destruction è l’essenza del rock and roll stesso. Le cronache raccontano di sessioni interrotte, registrazioni notturne, band sconvolte da alcool e droghe, festini in studio, locali devastati sul Sunset Boulevard, risse. La Geffen è convinta che il disco non vedrà mai la luce. Ma nel loro mondo disconnesso, i Guns N’ Roses stanno scrivendo un capolavoro. Esce il 21 Luglio 1987 ma nessuno pare accorgersene. Un debutto lento, che non ha risposta dal mercato, che convince l’entourage della Geffen quasi a lasciare la band al suo destino. Il primo anno dell’album d’esordio è difficile: la band parte per un lungo tour ed è la scia di irrequietezza che li segue a fare più notizia del disco stesso. Le foto dell’epoca sono da museo della depravazione rock. Capelli cotonati e sporchi, occhi semi chiusi, punk tossici avulsi dalla realtà, protagonisti di concerti nevrastenici e imprecisi, di show sospesi, di collassi sul palco. Fino all’agosto del 1988 quando Welcome To The Jungle, Sweet Child O’Mine e Paradise City vengono adottate dalle radio americane. E diventano degli hit Internazionali. I Guns N’ Roses raggiungono la cifra record di 9 milioni di dischi venduti, spodestano il trono pop rock degli U2 e diventano il simbolo del rock nel mondo.
I Guns sono il nervo scoperto del rock and roll. Le immagini della loro esibizione al Ritz di New York sono esplosive: Slash sbaglia spesso note, Axl non sa tenere il palco, Duff McKagan è immobile, consumato dall’eroina, con una sigaretta accesa di traverso, Steve Adler picchia la batteria. Ma in tutto questo la band travolge qualsiasi cosa con una forma di energia isterica mai vista prima. Il suono e lo stile di quest’album, seppur derivativi da Stones e Aerosmith, non vengono avvicinati da nessuno. Il segreto è loro e solo loro. Un frullato chimico di punk, blues, droghe, alcool e rock and roll è la fonte del trittico mortale It’s So Easy, Nightrain, Outta Get Me, forse tra le sequenze discografiche più belle che il rock and roll abbia mai regalato. Diretto, rabbioso, furioso. E poi la Brown Sugar dei GN’R, Mr Brownstone, e il tributo zeppeliniano di My Michelle, come se i Damned avessero scritto un brano in Led Zeppelin IV. Quello che sarà da Appetite For Destruction in poi, rispecchierà la vita della band: alti e bassi, scelte infelici, grandi sogni (come il doppio album Use Your Illusion, fatto di canzoni mediocri e alcun brani capolavoro) fino al disgregarsi dell’ultimo mito collettivo del rock. Ma con Appetite For Destruction e fino ad Appetite For Destruction, i GN’R hanno rappresentato non solo l’essenza del rock and roll, ma uno dei momenti più alti di tutta la storia del genere.