Tra la popolazione di 6 anni e più sono più dell’8% quanti si recano ad ascoltare un concerto di musica classica; gli spettatori quasi triplicano se si considerano gli altri tipi di concerti: il 21% circa. Gli spettatori di questi ultimi sono essenzialmente giovani e, in particolare, ragazzi tra i 18 e i 24 anni (oltre il 43% fa parte della platea); la propensione poi diminuisce sensibilmente al crescere dell’età. Al contrario, ai concerti di musica classica si recano soprattutto gli adulti tra i 55 e 64 anni (il 10,7%, che sale a 11,4 se si considerano solo i 60-64enni), ma non poco rilevante anche la presenza dei giovani tra i 18 e i 34 anni (9,8%). In generale, le donne assistono ai concerti di musica classica più degli uomini, fatta eccezione per le bambine con meno di 11 anni, le 25-34enni e le più anziane. Per gli altri tipi di concerti la maggiore propensione femminile si evidenzia fino ai 54 anni di età, ad esclusione sempre delle 25-34enni.
Nonostante siano molto meno numerosi gli spettatori dei concerti di musica classica, questi però si distinguono per recarvisi più volte nell’arco dell’anno: 6 volte e più ci va l’11% circa, contro quasi il 7% degli spettatori degli altri tipi di concerto. Gli anziani di 65 anni e più che frequentano gli spettacoli musicali si distinguono per essere dei frequentatori “forti”: il 17,0% si reca più di 6 volte l’anno a uno spettacolo di musica classica e il 12,5% a un altro tipo di concerto. I residenti nel Centro-nord mostrano una inclinazione ad andare ai concerti di poco più marcata rispetto a quanti abitano nel Mezzogiorno, per entrambe le tipologie di spettacolo: il 9,5 (concerti di musica classica) e il 22,1% (altri concerti) dei residenti nel Centro-nord contro, rispettivamente, il 6,2 e il 18,3% del Sud e Isole.
L’abitudine alla lettura dei quotidiani riguarda meno della metà della popolazione: il 43,9% delle persone di 6 anni e più, infatti, legge quotidiani almeno una volta alla settimana. La lettura dei giornali è prerogativa degli adulti: solo il 12% circa dei ragazzi fino ai 17 anni ne legge almeno uno in una settimana, si sale al 35% circa tra i 18-24enni, i lettori di quotidiani diventano quasi la metà della popolazione dei 25-44enni, mentre oltrepassano la metà solo a partire dai 45 anni e raggiungono la quota più alta tra le persone di 60-64 anni (57,2%). I giornali sono letti più dagli uomini (il 48,8% contro il 39,3 registrato tra le donne) e coinvolgono maggiormente i residenti al Nord (il 52,9 del Nord-est e il 48,3% del Nord-ovest contro il 45,4% del Centro, il 33,6 del Sud e il 37,1% delle Isole). Tra le regioni meridionali, però, la Sardegna costituisce un’eccezione: la quota di lettori di quotidiani raggiunge il 56,6%, superando quella di molte regioni settentrionali tra cui, ad esempio, l’Emilia-Romagna (52,9%). Le persone che leggono i quotidiani 5 volte o più alla settimana sono il 35,4% dei lettori (il 31,0% delle lettrici e il 39,2 dei lettori); gli anziani sono i più assidui: oltre il 40% a partire dai 60 anni. Il 2016 si contraddistingue per una ripresa del calo di quanti si dedicano alla lettura dei giornali: meno 3 punti percentuali rispetto al 2015 quando la quota di lettori era pari al 47,1%. Coloro che leggono frequentemente (5 volte e più alla settimana), però, rimangono perlopiù stabili, passando dal 36,3 al 35,4% della popolazione di 6 anni più.
La popolazione di 6 anni e più che si è dedicata alla lettura di libri (per motivi non strettamente scolastici o professionali) nell’arco dell’ultimi 12 mesi è pari al 40,5%. Sono i giovani tra gli 11 e 19 anni ad avere le quote di lettori più elevate: il 51,1% degli 11-14enni, il 47,1 dei 15-17enni e il 48,2% dei giovani di 18-19 anni. Contrariamente a quanto accade per i quotidiani, la quota di lettori di libri diminuisce al crescere dell’età e le donne, in tutte le fasce di età, mostrano un interesse maggiore degli uomini per la lettura (il 47,1% contro il 33,5 dei maschi). Tra chi si dedica alla lettura, quasi la metà (il 45,1%) legge al massimo 3 libri nell’anno – in particolare i giovani – mentre solo il 14,1% legge più di un libro al mese. Tra i lettori forti si distinguono gli adulti dai 55 anni in poi (18,4%) e le donne (15,0% contro il 12,6% dei maschi) di tutte le età. La distanza tra Nord e Sud nell’abitudine alla lettura si amplifica quando si considerano i libri: se ne dichiarano lettori nel tempo libero il 27,5 e il 30,7% dei residenti, rispettivamente, nel Sud e nelle Isole, mentre la quota sale a 42,7% nel Centro, a 48,5 nel Nord-ovest e a 48,7 nel Nord-est. I libri vengono letti più frequentemente nei comuni centro delle aree metropolitane (48,6%) e con una frequenza maggiore (il 16,7% dei lettori residenti in città leggono 12 e più libri nell’anno). Come per i quotidiani, riprende a diminuire la quota di lettori di libri (nel 2015 era pari al 42,0%), mentre, tra chi legge, rimane stabile la ripartizione tra lettori forti (12 libri e più) e deboli (da 1 a 3 libri).
In Italia si contano circa 2.000 tra case editrici e altri enti dediti alla pubblicazione di opere librarie, dei quali, tuttavia, nel 2015 solo 1.409 risultano attivi: ossia risultano aver pubblicato almeno un’opera nel corso dell’anno. I valori si riferiscono agli editori “attivi”, cioè quelli che hanno pubblicato almeno un’opera libraria nell’anno considerato, e in particolare si definiscono “piccoli” quelli che hanno pubblicato da 1 a 10 opere; “medi” da 11 a 50 opere; “grandi” oltre 50 opere. Nel 2015 sono stati pubblicati in Italia 55.554 libri, per un totale di quasi 157 milioni di copie. Rispetto all’anno precedente, tanto il numero dei titoli, quanto la tiratura, sono diminuiti, rispettivamente, del 3,9 e del 6,5%.
Sotto il profilo delle materie trattate, prevalgono i testi letterari moderni, che superano i 58 milioni di copie, per quasi 13 mila titoli. Fra di essi, sono state stampati oltre 45 milioni di copie per circa 9 mila titoli di romanzi e racconti (esclusi i gialli). Religione e teologia hanno raggiunto un volume di 13 milioni di copie per circa 5 mila titoli. La struttura dell’editoria italiana si conferma concentrata sulle realtà di grandi dimensioni e geograficamente polarizzata.
La produzione di libri in Italia continua infatti a essere dominata dai grandi editori, che, pur rappresentando solamente il 13,9% del totale, coprono più di tre quarti dei titoli pubblicati (76,5%) e ben il 90,5% della tiratura. Nel 2015, mentre i piccoli editori, che sono il 56,6% del totale, hanno pubblicato ciascuno in media 4 titoli, in nemmeno 5 mila copie, i grandi editori ne hanno prodotti ognuno 217, con una tiratura di circa 700 mila copie.
In Italia, il 18,6% della popolazione non svolge nessuna attività culturale, per quanto semplice e occasionale. A partire dai 60 anni coloro che non partecipano superano il 20% e aumentano decisamente al crescere dell’età. Le donne mostrano percentuali di non partecipazione totale maggiori rispetto agli uomini (il 21,5% contro il 15,5 degli uomini); il massimo della non partecipazione si raggiunge dopo i 75 anni di età sia per le donne sia per gli uomini (49,7 contro il 34,0% degli uomini). L’assenza di pratica culturale varia considerevolmente, sia per tipo di attività, sia per genere, età, regione e tipo di comune di residenza dei cittadini. Nel Sud, la percentuale di coloro che dichiarano di non aver mai visitato musei, mostre, siti archeologici o monumenti, di non aver letto il giornale nemmeno una volta a settimana, né un solo libro in un anno, di non essere andati mai al cinema, al teatro, a un concerto, a uno spettacolo sportivo, né a ballare, è più alta rispetto alle altre ripartizioni: 28,6%. Nel nord-est, invece, il livello dei non partecipanti è il più basso: 12,5%. La non partecipazione totale è particolarmente elevata (23,7%) tra coloro che risiedono nei comuni con meno di 2 mila abitanti, anche per evidenti motivi di minore accesso all’offerta.
Musei e mostre sono disertati dal 67,0% degli italiani (e dal 77,7% dei residenti nelle regioni del Sud). La disaffezione si diffonde a partire dai 20 anni, e raggiunge il massimo fra gli ultrasettantacinquenni (86,9%), siano essi donne o uomini. Siti archeologici e monumenti, del tutto ignorati dal 73,2% degli italiani, sono ancor meno visitati fra i residenti nelle regioni del Sud (79,9%). I concerti di musica classica sono spettacoli non goduti, nel 2016, dall’89,7% degli italiani. Tra i meno coinvolti ci sono gli appartenenti alle giovani generazioni (tra i 6 e i 10 anni si tocca quasi il 91%) e gli abitanti del Sud e delle Isole (oltre il 90%). Per gli altri concerti, la quota nazionale dei non partecipanti si attesta sul 77,2%, ma al Sud e nelle Isole raggiunge quasi l’80%. Bambini e ragazzi fino a 14 anni e adulti dai 65 anni in poi esprimono percentuali di non partecipazione superiori alla media nazionale. Quasi l’80% degli italiani non sono mai stati a teatro e nei piccoli comuni (fino a 2 mila abitanti) la percentuale di coloro che non frequentano questo tipo di spettacoli sale all’86,2%. I maschi, a tutte le età, non assistono a spettacoli teatrali più delle femmine. Avviene il contrario per il cinema. Se infatti il 46,1% degli italiani non sono mai andati al cinema nel corso dell’anno, la quota sale al 47,7% tra le femmine e scende a 44,5% tra gli uomini. Il ritardo del Sud e delle Isole nella partecipazione culturale è meno evidente se si considera l’andare al cinema (48,4% per il Sud e 50,4 per le Isole). Tra i cittadini con più di 20 anni, il numero di chi diserta le sale cinematografiche aumenta con il crescere dell’età, fino a raggiungere quasi il 90% fra gli oltre 75enni.
Quasi la metà degli italiani, il 54,7%, nel 2016 non ha mai letto un quotidiano nell’arco di una settimana. I non lettori si concentrano fra gli abitanti del Sud (65,2%), tra i bambini, gli adolescenti e i giovani fino a 19 anni. Le donne che non hanno mai aperto un quotidiano sono più degli uomini (59,4 contro 49,8%). Quanto ai libri, quasi 6 italiani su 10 non ne hanno letto nemmeno uno in 12 mesi. Se si considera il genere, mentre non legge poco più della metà delle donne, i maschi non lettori totali sono ben il 64,5%. Tra i residenti nelle regioni del Nord-est la percentuale dei non lettori di libri è la più bassa: 49,8%, mentre al Sud raggiunge il 70,7%.
Il valore complessivo della spesa delle famiglie italiane per la ricreazione e la cultura ammonta a 67.020 milioni di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente di quasi il 4%; la percentuale sulla spesa totale delle famiglie (6,6%) rimane tuttavia pressoché stabile (6,5%). Se si escludono le voci che riguardano aspetti del tempo libero, come i pacchetti vacanze, gli animali domestici e l’acquisto di ori e piante, la categoria più consistente, pari al 43,5% di tutta la spesa per consumi culturali e ricreativi, è rappresentata dai servizi, che comprende una vasta gamma di attività: dallo spettacolo dal vivo ai consumi per cinema, radio e televisione, agli ingressi a musei e monumenti, ecc. Secondi per importanza, con l’11,6% della spesa, gli acquisti per computer e apparecchi audiovisivi e fotografici, che ammontano a più del doppio di quelli per i libri. Le differenze territoriali sono apprezzabili: nel Mezzogiorno la spesa per consumi ricreativi e culturali rappresenta appena il 5,5% della spesa totale delle famiglie, mentre al Nord-ovest raggiunge il 7,2%. La regione in cui le famiglie hanno destinato a questo tipo di consumi una parte maggiore di spesa è il Piemonte (8,0%); seguono, con il 7,5%, l’Emilia-Romagna e la Provincia autonoma di Trento.
* Fonte Istat – “Annuario Statistico Italiano 2017”. Assente nella ricerca qualsiasi analisi o riferimento all’acquisto di prodotti audio o discografici. I concerti di classica continuano a rappresentare il parametro con cui si misura – nel 2018 – la musica dal vivo.