Dieci video, una settimana, la nostra selezione.
Dal 22 al 28 gennaio 2018
di Letizia Bognanni
The Zen Circus – Catene
La vita è piena di catene e le catene sono fatte per essere spezzate, anche quelle dei legami familiari, quando diventano troppo strette, anche quella catena di eventi e cambiamenti che è la vita stessa, che quando finisce può essere come tornare a ballare leggeri, liberi dal peso del tempo passato. Quella che annuncia l’uscita del nuovo album degli Zen Circus è una bella e poetica riflessione sulla vita, la morte e la libertà.
The Wombats – Cheetah Tongue
“Cheetah Tongue”, spiega la band parlando del nuovo singolo tratto dall’album che uscirà il 9 febbraio, “è una canzone che parla delle pressioni e dei fallimenti che l’età adulta porta con sé. Si tratta della canzone che apre l’album ed è probabilmente la più psichedelica”. I protagonisti del video sono molto adulti, e anche loro non sembrano viversela benissimo la loro età.
Kali Uchis – After The Storm ft. Tyler, The Creator, Bootsy Collins
“Possiamo trovare consolazione”, dice Kali Uchis “nel fatto che dobbiamo passare attraverso le cose brutte per arrivare a quelle belle. Solo perché stai perdendo in un certo momento non significa che hai perso. La tempesta può fare paura ma è così che i fiori sbocciano, e il paradiso è proprio dietro l’arcobaleno”. E di qualunque cosa tu abbia bisogno, dice il video, che sia un pomodoro o l’amore della tua vita, basta piantare un seme. Il lato creepy dell’ottimismo.
Il Re Tarantola – Sono un campione a ballare da seduto
“Son rimasti solo gruppi che imitano gruppi che imitano gruppi che imitano i Beatles”, canta Il Re Tarantola, mentre imita i Beatles, Kurt Cobain, Slash, David Bowie, Elvis, Freddie Mercury, e non li diciamo tutti che poi vi togliamo il divertimento, e soprattutto il Re Dave Gahan di Enjoy The Silence che fa videobombing.
Night Flowers – Losing The Light
Un video sognante e multicolor come la canzone che accompagna, che “celebra l’importanza di vivere nel presente”. Diretto da Darren Topliss, “segue la cantante Sophia Pettit in un’avventura in slow motion, alla riscoperta della città che la circonda, con la meraviglia di un bambino e un ritrovato senso di libertà”.
The Voidz – QYURRYUS
QYURRYUS o La cosa più assurda che vedrete e ascolterete questa settimana, forse questo mese o addirittura quest’anno. La canzone è un, abbiamo già detto assurdo? miscuglio di cantato metal/glam su synth-pop e neomelodico mediorientale, mentre il video prende tutte le brutture degli anni ottanta, gente che schitarra chiome al vento, fulmini, fasce nei capelli, balli sexy sotto la pioggia e una specie di Michael Jackson a caso, pura randomness che non si riesce a smettere di guardare.
Sleigh Bells – Favorite Transgressions
Spoiler: nel video a un certo punto appare questa scritta: “Il 1 dicembre 1999 Derek Miller e Alexis Krauss (ossia gli Sleigh Bells, NDR) sono coinvolti in un incidente automobilistico a Jupiter, Florida. Portati al Jupiter Medical Center vengono dichiarati morti durante il trasporto”. Inquietante? Sì, ma sicuramente un modo originale per comunicare di aver intrapreso una nuova vita artistica.
Robert Earl Thomas – What Am I Gonna Do
Una New York notturna e sgranata in un romantico bianco e nero fa da nostalgico scenario al brano che introduce al primo album solista del chitarrista dei Widowspeak, scritto “dopo un illuminante ritorno a New York che sembrava come imbattersi per caso in una ex. Era un po’ come un sogno, eccitante ma scomodo”.
Cloud Castle Lake – Twins
Canzone radioheadiana e video arty e burrascoso, anche in senso letterale: “abbiamo girato all’esterno della Russborough House mentre stava per arrivare un uragano, quindi alla fine della giornata il tempo era molto brutto. Non è stato piacevole ma ha aiutato molto per il video. Volevamo catturare lo stesso spirito delle sequenze oniriche dei film europei anni 50/60”.
Great Grandpa – Teen Challenge
Altro video cinefilo, questo però divertente e meta-: il dietro le quinte di un videoclip, dove non va esattamente tutto liscio. “Volevo”, spiega il regista Hugh Sherman Donkin “che contenesse diversi look, così abbiamo girato metà video in digitale e l’altra metà in super 8. Quando ho visto il girato non riuscivo a smettere di guardarlo. C’è qualcosa dell’estetica da film casalingo che amo, è sporco, male illuminato, ma regala una personalità genuina”.