In una recente intervista, il leader degli Iron Maiden ha criticato le politiche del governo britannico post-brexit per quanto riguarda i tour
Nel 2018 Bruce Dickinson – che come ben sapete non canta solo negli Iron Maiden ma è pilota di aerei e schermidore – aveva dichiarato di aver votato per l’uscita dall’Europa nel referendum per la Brexit del 2016, dicendo di essere “piuttosto rilassato” al pensiero, e anche che non pensava che l’uscita dall’UE avrebbe avuto effetto sui tour dei musicisti. Su questo punto evidentemente si sbagliava, viste le politiche del governo al riguardo, che costringono gli artisti in uscita e in ingresso dall’Europa a visti e permessi di lavoro.
Così in una recente intervista a SkyNews, il leader degli Iron Maiden ha dovuto ammettere gli effetti della Brexit sul lavoro dei musicisti:
Non fatemi cominciare a parlare dell’attitudine del governo verso l’industria dell’intrattenimento. Siamo probabilmente una delle maggiori esportazioni del Regno Unito. Voglio dire… andiamo. E siamo ancora fermi qui, non possiamo fare niente. è risaputo che io ho votato per la brexit. Ma l’idea è che dopo che l’hai fatto sii sensibile sulla relazione che hai con la gente. Perciò, al momento, tutte queste stupidaggini sul non poter suonare in Europa, e sugli europei che non possono suonare qui e i permessi di lavoro e tutto il resto della spazzatura – andiamo! Mettiti d’accordo
Iron Maiden frontman Bruce Dickinson is frustrated by the impact of #Brexit on UK artists performing abroad, and feels the government can do more to help.#KayBurley UF pic.twitter.com/FHB8tNj9gZ
— Kay Burley (@KayBurley) June 28, 2021