Rumore Week: dalla causa Pearl Jam contro Pearl Jamm all’antirazzismo di Fat Mike

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Il nostro riassunto della settimana, sopra e sotto i palchi
dal 18 al 24 gennaio 2021

PEARL JAM VS PEARL JAMM

La tribute band britannica dei Pearl Jam precedentemente chiamata Pearl Jamm è stata costretta a cambiare nome dopo aver ricevuto una diffida dai legali della band: “Pare che questa settimana abbiamo dato fuoco a Internet ed è ora di spegnere le fiamme”, hanno scritto, “Un nome non ci definisce. Facciamo quello che facciamo per amore e rispetto per i Pearl Jam. Siamo sempre stati chiari sul fatto che cederemo alle richieste dei Pearl Jam ed è altrettanto chiaro che la nostra delusione è stata sempre e solo per il momento e il modo in cui sono state fatte quelle richieste”. Il nuovo nome scelto è, ironicamente, Legal Jam.

LA CAUSA CONTRO BOB DYLAN

Bob Dylan è stato citato in giudizio dalla moglie del suo defunto collaboratore Jacques Levy, che sostiene che il marito non sia stato compensato a sufficienza per i suoi crediti di autore dopo la vendita dell’intero catalogo alla Universal. La moglie di Levy ha citato in giudizio sia Dylan che la Universal, chiedendo 7,25 milioni di dollari a compenso del lavoro del marito, collaboratore in particolare per l’album Desire del 1976.

VILLAGE PEOPLE VS TRUMP

Fino all’ultimo giorno di presidenza, Trump ha dovuto fare i conti con gli artisti che non gradivano l’uso della loro musica ai suoi eventi: ultimi, appunto, i Village People, che hanno dovuto ribadire la loro disapprovazione all’uso di Y.M.C.A., suonata da Trump in occasione del suo discorso d’addio, nonostante il gruppo lo avesse già in passato diffidato dall’usare la canzone durante i suoi comizi: “Ma siccome è un bullo, le nostre richieste sono state ignorate. Per fortuna ora è fuori, così il suo uso illecito della nostra musica finalmente è finito”.

IL K-POP SI PRENDE L’HASHTAG #IMPEACHBIDENNOW

Non è la prima volta che succede una cosa del genere: lo scorso giugno, centinaia di fan del K-Pop avevano prenotato i posti per un comizio di Trump in Oklahoma per poi non presentarsi. Ora invece stanno “boicottando” a modo loro l’hashtag quanonista #impeachbidennow, usandolo per contenuti che non hanno niente a che vedere con la richiesta dei complottisti secondo cui l’elezione di Biden sarebbe illegittima.

FAT MIKE VS USA

Non ci è andato leggero Fat Mike dei NOFX, che nel giorno del giuramento di Biden ha commentato su Kerrang gli ultimi avvenimenti negli Stati Uniti, in particolare la presidenza Trump, conclusasi con il brutto episodio di Capitol City: “Avevo paura di questo paese”, dice, “e ne ero imbarazzato, perché è una nazione religiosa. È uno stato cristiano governato dalle armi. Ma quello che non capivo era tutto questo razzismo. Sapevo che c’era ma il nostro paese è davvero pieno di idioti razzisti ignoranti, ed è una cosa folle. Per quanto riguarda quello che succederà adesso, non credo che i presidenti facciano così tanto. Non possono aiutare davvero l’economia, per esempio. Hanno qualche potere in fatto di politica estera, cosa che abbiamo visto con Bush e il Medio Oriente. E anche Clinton ha fatto cose negative. Obama ha fatto del suo meglio ma non è riuscito a concludere molto. Va così. Non incidono sulla nostra vita quotidiana – a eccezione di Trump che ha fatto cose come escludere i transgender dall’esercito e causare quasi una guerra civile. C’è così tanto odio che è folle, e spaventoso. Ma credo che Biden sia una brava persona, e mi piace Kamala Harris”.

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E se non vi bastano queste news in pillole, qua trovate quelle musicali e qua quelle scovate dalla rete.

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