Intervista: Miles Kane

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miles kane

di Antonella Frezza

Pensate a un frullato di Beatles, Paul Weller e Oasis e avrete Miles Kane (ospite al Rock In Idro di quest’anno). Il ventottenne musicista britannico poi non prova neanche a nascondere la sua passione smisurata per i sopracitati artisti o per i riferimenti costanti alla cultura mod, abbondanti nella sua musica come nel suo stile. Da ragazzo della provincia inglese a impegnatissima star mondiale nel giro di pochi anni, galeotto è l’incontro con Alex Turner nel 2007 quando Miles – insieme alla sua prima band i Little Flames, apre i concerti degli Arctic Monkeys. I due diventano subito amiconi, condividendo le stesse passioni musicali e scoprendo una naturale sinergia compositiva che poi sfocerà in The Age Of The Understatement, primo e fin’ora unico disco a firma Turner-Kane, in arte The Last Shadow Puppets.

Messe da parte band e collaborazioni varie nel 2009 Miles si tuffa a capofitto nella carriera solista, e al momento ci sguazza soddisfatto grazie a due dischi ben riusciti, il debutto Colour Of The Trap e il suo seguito Don’t Forget Who You Are pubblicato lo scorso anno. Abbiamo avuto modo di fare una breve chiacchierata telefonica con lui, mentre si concedeva qualche momento di relax a fine tour e prima della tranche di festival estivi che lo impegnerà nei prossimi mesi.

Nel 2013 hai pubblicato il tuo secondo disco solista Don’t Forget Who You Are. Come hai vissuto quest’ultimo anno?

“È stato intenso, sicuramente la cosa più bella che ha seguito la pubblicazione del disco sono stati i concerti, non c’è dubbio, è stato bello ed emozionante suonare dal vivo le nuove canzoni. Sta andando sempre meglio, suono in posti più grandi e davanti a molta più gente. Mi piace la connessione e il legame che è nato con i miei fan”.

Ho letto che la copertina del disco è stata scattata nella macelleria dove lavora tua madre – anzi, ad osservare bene c’è anche lei sullo sfondo. Perché questa scelta?

“La copertina si ricollega al titolo dell’album e al fatto di non dimenticare mai da dove vieni, le tue origini, non a caso la title-track è il brano più rappresentativo di tutto il lavoro. Volevo che il disco avesse qualche sorta di connessione con il mio passato, quando ero bambino ogni tanto mi capitava di lavorare in quella macelleria e mia madre ci lavora tutt’oggi. Era importante per me mantenere vivo il ricordo di quel periodo della mia vita, prima di diventare il musicista che sono oggi”.

Qual è stata la prima canzone che hai imparato a suonare da ragazzino?

“Me lo ricordo molto bene quel momento: era Bitter Sweet Synphony dei Verve, avevo più o meno dodici anni e l’ho scelta perché gli accordi sono molto semplici, ho imparato a suonarla alla chitarra acustica”.

Oggi sei un musicista di successo e godi dell’ammirazione di alcuni tra i tuoi artisti preferiti come Paul Weller e Noel Gallagher. Ti capita di sentirti una rockstar o sei rimasto coi piedi per terra?

“Sai, quando sono sul palco con una chitarra, guardo giù e vedo la gente che urla per me non ti nascondo che un po’ rockstar mi sento. E penso che sia anche giusto comportarsi come tale. In fondo stai facendo uno spettacolo, è il mio mestiere e quello che amo fare. Ma quando non suono torno ad essere il ragazzo di sempre e mi comporto come qualsiasi altra persona che vive la sua vita”.

Ti ricordi il momento preciso in cui ti sei innamorato della musica e hai desiderato di voler fare il musicista?

“Certamente, ero piccolissimo e mia madre stava ascoltando a casa i dischi dei Beatles, della Motown e di rock’n’roll in generale. La mia reazione è stata tipo “Wow ma che diavolo è questa roba fantastica?”, era una musica che mi ha fatto provare dei sentimenti mai provati prima. Quei dischi crescendo mi hanno influenzato tantissimo”.

Come nascono le tue canzoni? Hai bisogno di situazioni e momenti particolari per scrivere o lo fai senza pensarci troppo? 

“Dipende, a volte può succedere che ti viene in mente qualche spunto creativo mentre cammini per strada, altre volte invece ti ritrovi a strimpellare la chitarra in una stanza insieme ad un amico e ne esce fuori qualcosa di buono. Direi che non ho un vero e proprio metodo per comporre”.

miles kane 1

Sembra che la cultura mod abbia influenzato parecchio la tua musica e il tuo stile.

“Sì, fa parte del mio bagaglio di influenze e di quello che ho vissuto. Inevitabilmente la si può ritrovare nella mia musica o nei vestiti che indosso. Allo stesso tempo però cerco anche di prendere queste influenze e farle mie dandogli il mio tocco personale”.

Pensi sia importante al giorno d’oggi che un musicista abbia un’immagine ed uno stile distintivo e personale?

“Assolutamente, è importantissimo curare la propria immagine affinché questa rifletta ciò che siamo nel miglior modo possibile”.

Sei mai nervoso prima di un concerto?

“Ho un po’ di agitazione mezz’ora prima di iniziare, ma nel momento stesso in cui metto piede sul palco cambia tutto, l’emozione di suonare davanti a un pubblico diventa una droga e ne voglio sempre di più, ne ho bisogno. Quando ad esempio non faccio concerti perché magari sono chiuso in studio o semplicemente non sono in tour mi manca tantissimo quella situazione”.

Hai qualche rituale pre-show?

“No, poco prima di suonare metto su un po’ di musica ad alto volume in camerino e inizio ad entrare nel mood da rockstar!”

Qual è stato il più bel concerto di qualcun altro a cui hai assistito?

“Sicuramente uno dei concerti che mi è rimasto più impresso nella memoria è quello degli Animals, avevo circa quindici anni e penso che sia stato uno dei primissimi concerti a cui ho assistito. Ricordo che rimasi molto impressionato dalle luci di scena e comunque dallo show in generale. Credo davvero che in qualche maniera quel concerto abbia cambiato la mia vita”.

Che dischi stai ascoltando al momento?

“Mi piace molto il nuovo dei Temples e anche l’ultimo degli Elbow, soprattutto il brano Fly Boy Blue. Poi in questo periodo sto ascoltando parecchio Can’t You Hear Me Knocking degli Stones. Ecco più che un album in particolare ascolto singole canzoni di vari artisti”.

Hai già avuto la fortuna di collaborare con alcuni musicisti che ammiri, Noel Gallagher con il tuo primo disco e Paul Weller col secondo. Chi manca all’appello?

“Mi piacerebbe tantissimo fare qualcosa con Jack White. Amo la sua musica e lo stimo molto, l’ho incontrato solo di sfuggita ma in realtà non lo conosco per niente, non ci ho mai parlato. Sarebbe un sogno per me collaborare con lui. Se ti capitasse di intervistarlo diglielo!”

Hai qualcosa di nuovo per le mani adesso? Possiamo aspettarci nuove canzoni in un futuro non troppo lontano?

“Di recente ho ripreso un vecchio demo che ho pubblicato su internet proprio qualche giorno fa, si intitola Why ed è un pezzo molto bello (usato per uno spot di Yves Saint Laurent, ndr). Per il resto sto scrivendo pezzi nuovi che sicuramente andranno a finire su un altro mio album che spero di fare uscire presto. Per ora sono concentrato sul mio lavoro solista, mi diverto ed è fantastico”.

Miles Kane suonerà al Rock In Idro di quest’anno, più precisamente il 2 giugno.

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