Live report: Bob Mould @ Brooklyn Bowl, Londra, 11/02/2016

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SI Bob Mould 2

di Stefania Ianne

Non viaggia molto, Bob Mould, ma produce musica ad un ritmo invidiabile. Riesco a vedere una sua performance dal vivo in Europa durante un tour brevissimo del Regno Unito prima che sparisca nel nulla per un paio di mesi, e poi un tour altrettanto breve degli Stati Uniti. Il tutto è previsto a sostegno di un suo nuovo album in uscita a fine Marzo, Patch the Sky. La sua nota introduttiva parla di un prodotto più oscuro del solito, un album catartico che rispecchia la sua vita privata fatta di perdite sempre più personali – entrambi i genitori, per esempio. Mould non è più un ragazzino. È un mito per tanti, ma dal vivo appare di una modestia incredibile. La barba bianca, i capelli ormai rari sulla testa, gli occhiali da vista da professore di geografia. Stasera abbandona le tipiche camicie da boscaiolo per indossarne una nera, anonima. Lo sguardo intenso e concentratissimo, ossessivo. La solita Stratocaster fedele al suo fianco.

Mould è accompagnato dal 2008 da una potente coppia ritmica: Jason Narducy al basso e Jon Wurster alla batteria, entrambi veterani del circuito, entrambi componenti di altri gruppi (Split Single il primo, Superchunk e Mountain Goats il secondo). Sul palco stasera Wurster è oscurato alla mia vista per gran parte del concerto dalla sagoma di Mould. La batteria è al centro, schiacciata tra 2 montagne di amplificatori: Orange a sinistra per il basso, Blackstar a destra per la Stratocaster.  Come sfondo fotografico, uno striscione enorme che comprende la copertina di Patch the Sky e il nome di Mould a caratteri cubitali.

Sono le note del basso di Narducy ad iniziare il concerto con l’introduzione a A Good Idea, uno dei pezzi migliori prodotti da Bob Mould nel suo periodo Sugar, negli anni novanta. Il tocco dei Pixies si sente soprattutto nella potenza del basso – non sono sicura quale incarnazione dei Pixies, forse l’introduzione a Gigantic. La versione più melodica presente su Copper Blue svanisce dal vivo. Per la prima volta nella mia vita mi pento di non indossare dei tappi alle orecchie. Sin dalle prime note la performance è devastante. Dopotutto Mould è l’uomo che ha quasi fatto crollare il soffitto durante una delle ultime puntate del Late Show di David Letterman, l’anno scorso. Ed era insieme a Narducy e Wurster in quel momento.

SI_Bob_Mould

Il concerto si rivela un assalto sonoro che dura un’ora esatta prima del bis. I pezzi si susseguono veloci, molti tratti dalla sua esperienza con i Sugar, ma Mould non si dimentica del suo passato con gli Hüsker Dü. Tante le loro magliette in sala, e tanti i capelli bianchi. Ma anche tanta voglia di saltare, nel parterre come dal palco. Come da copione, un uomo tenta lo stagediving nel pubblico nel nome dei vecchi tempi, che si separa per farlo cadere nel vuoto (in piedi, fortunatamente). La velocità delle canzoni è inimmaginabile, il volume estremo. Le mani di Mould danzano sulle corde in posizioni impossibili e impensabili per i chitarristi più allenati e virtuosi. Si muove a grandi passi sul palco in maniera scoordinata, posseduto dal suono. Raramente scambia sorrisi con gli altri componenti del gruppo ma l’atmosfera è molto gioviale, si stanno divertendo. Mi chiedo quanto le mie orecchie direttamente tempestate da quella che sembra una montagna di amplificatori resisteranno.

Mould concentra una serie incredibile di assoli nelle sue canzoni da solista. Il nuovo singolo, Voices in My Head, è orecchiabile e amplificato al punto giusto. Kid with Crooked Face, la canzone che ha compromesso la struttura degli studi televisivi americani, è immancabile e devastante. Incredibile come la melodia sia preponderante nonostante i volumi stratosferici, soprattutto nei pezzi come Hoover Dam o Your Favourite Thing. Il momento più intimo è stranamente introdotto da una canzone degli Hüsker Dü, il classico Hardly Getting Over It. A trent’anni di distanza, Mould sembra essere ancora emozionato dalle sue parole. Ma il momento più bello è la versione spaziale a conclusione della prima parte del concerto di Chartered Trips. Siamo tutti pronti per il decollo. In molti sono già in orbita.

Pensavo il concerto fosse terminato visto il finale epico, ma inaspettatamente i musicisti ritornano sul palco per una nuova serie di classici degli Hüsker Dü e una cover: Your Generation degli inglesi Generation X. Questa volta ci lasciano sul serio, con un’affermazione ironica ma dai toni stranamente allegri: It Makes No Sense At All, la vita non ha senso. All’uscita del concerto, mi rendo conto di aver perso il senso dell’equilibrio oltre, in parte, a quello dell’udito. Sono tempestata tutta la notte da incubi di api blu che nascono, proliferano e ronzano nelle mie orecchie. Mi risveglio ancora intontita, ma sinceramente ne è valsa la pena.

Setlist

A Good Idea (Sugar cover)
Changes (Sugar cover)
The Descent
I Don’t Know You Anymore
You Say You
Voices in my Head
Hold On
If I Can’t Change Your Mind (Sugar cover)
Hey Mr. Grey
Tomorrow Morning
Kid With Crooked Face
Losing Time
Hoover Dam (Sugar cover)
Come Around (Sugar cover)
Your Favorite Thing (Sugar cover)
The War
Hardly Getting Over It (Hüsker Dü cover)
Something I Learned Today (Hüsker Dü cover)
Chartered Trips (Hüsker Dü cover)

Encore:
Flip Your Wig (Hüsker Dü cover)
Hate Paper Doll (Hüsker Dü cover)
Your Generation (Generation X cover)
Love Is All Around (Hüsker Dü cover)
Makes No Sense at All (Hüsker Dü cover)

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