Una voce arcaica, anzi futuribile: Rosalía live al Mediolanum Forum

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(Credit: Starfooker)

Il concerto di Rosalía a Milano è stato qualcosa di diverso dal classico concerto pop, con lei si gioca un campionato diverso

RUMORE COVER FB NATALE 2023

di Fabio Striani

No, non sono diventato di colpo un fan del pop latino. Però ho iniziato a respirare bene ai primi di marzo con l’esplosione di un disco che aveva ben alti presupposti già lo scorso anno. Quando cioè il grande Giorgio Valletta ci presentava in radio, con fare complice, questa cantante strepitosa e i suoi primi singoli. Motomami è arrivato come un’ondata di tizzoni ardenti in una primavera mite e un po’ grigia. E così in un 2022 soprattutto contrassegnato da grandi dischi di conferma, le canzoni di Rosalía hanno conquistato lo stereo della mia macchina, anche perché in casa, per un disco così prorompente, nel mio condominio popolato da vecchietti sarei stato presto ostracizzato, lo so. In realtà Motomami andava ascoltato in cuffia: so che i fan degli Shellac hanno due dita vicine alla gola pronte ad indurre la nota reazione, ma ve lo dice uno che quest’anno ha consumato cose belle come Fontaines D.C., Dry Cleaning o Wet Leg e Yard Act. Nonostante le suddette consolidate certezze chitarristiche, la prossimità dell’inverno mi ha indotto, per la prima volta in vita mia, a esplorare uno spettacolo fondato soprattutto su basi musicali, con danzatori, in una cornice tutt’altro che alternativa come il Forum di Assago. L’impressione generale è che a Rosalía non importi il gesto marziale, come avrebbe preteso ad esempio una Madonna nel tour di True Blue.

La storia del concerto ha un sua logica guida cadenzata che – è vero – prende per mano 30 canzoni ma non scade nella performance atletica, e questo rende le due ore inenarrabili per i fan e godibili per i pochi altri astanti. Va pur detto che la location non rende giustizia al suono prefigurato delle macchine: per evitare l’effetto plastica molto hanno fatto i semplici e modulari oggetti di scena, avvicendati dagli stessi ballerini, e naturalmente la presenza scenica (leggi, in particolare: la voce) della giovine. Non è solo la gradevole apparenza del personaggio a indurci a questa valutazione. Rosalía è una delle più importanti novità del 2022 perché in possesso di una vocalità che sa essere arcaica e futuribile, non solo se si relaziona ai relativi stilemi melodici ma anche e soprattutto perché sa agire in contrasto e a distanza con essi. Se Björk e buona parte dei gazers dei ’90 (Lush, My Bloody Valentine) giocavano sulla rarefazione del rapporto ritmica/melodia, qui la sfida si proietta ancor più lontano, tra melodia e tradizione vocale. E quindi una cover come Delirio de grandeza pare realmente provenire dal passato più profondo e insondato, come se un’italiana non solo cantasse Gilda Mignonette ma ne diventasse immagine rediviva.

Il solco della tradizione non solo non viene nascosto nel percorso, ma al contrario si valorizza e con orgoglio; la sevillana, il flamenco, persino le suggestioni fadiste non sono esercizi stilistici o recuperi archeologici: sono semmai piene espressioni dell’oggi se i testi spesso vivono di una sofferenza quasi proletaria, sempre precaria e non solo per ragioni generazionali (Bulerias è da brividi, adottatela). Precario è il suono dell’accordo semplice di una chitarra (Dolerme) o dei pochi tratti di un pianoforte al centro della scena (Hentai): Rosalía non ha un vero e proprio Conservatorio dalla sua, ma il sublime di ottave troposferiche sì. Il pubblico canta ma con discrezione e nei momenti giusti, ha un microfono e un palco con cui partecipare: sono in molti a salirci durante il nuovo singolo Despechà. E infine: a completarsi con i suoni Rosalía non è affatto sprovveduta, l’elettronica gioca quasi sempre da detonatore (torno a parlare del disco), e se non stessimo parlando di una star del pop scomoderei brucianti richiami ai tardi anni 70. Ad Assago e Mediolanum preferisco il club raccolto, ma ci vuole mente aperta e cambiare la marca, ogni tanto: Rosalía vale, direi, la pena, soprattutto se siete abituati ad ascoltare bene.

Redazione Rumore
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