Quando Carlo Verdone ci ha raccontato il primo incontro con il Maestro Ennio Morricone

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(Credit: Carlo Verdone Facebook)

È scomparso il Maestro Ennio Morricone all’età di 91 anni. Nella guida pratica allegata al numero di gennaio 2019 di Rumore, Giona A. Nazzaro celebrava il Maestro Ennio Morricone scavando tra le sue 50 + 50 colonne sonore meno conosciute al grande pubblico. La guida è aperta da un’introduzione di Carlo Verdone, che racconta il suo primo incontro con il compositore, che gli fu presentato da Sergio Leone e realizzò la colonna sonora del suo primo film Un Sacco Bello.

Ecco il racconto di Verdone:

Essendo Un Sacco Bello il mio primo film, ero a corto di tante conoscenze che invece si devono avere e sono necessarie quando si inizia un lavoro così complicato come il cinema. Avevo fatto tantissime riunioni con Sergio Leone e sembrava che la troupe fosse ormai davvero al completo.
Sergio mi disse: “Ma c’abbiamo veramente tutti?”
Stavamo a casa di Leone, seduti a bordo della piscina e gli dissi: “Sergio, mi pare proprio di sì”.
“Elencameli!”
“Direttore della fotografia: Ennio Guarnieri. Scenografo: Carlo Simi. Capo macchinista. Capo elettricista. Truccatore. Parrucchiere”.
“Poi?”, mi fa Sergio.
“Montatore: Eugenio Alabiso”.
“Poi?”
“E ce l’abbiamo tutti, Se’…”.
“E dimmeli!”
Insomma, sono giunto alla fine recitando tutti i nomi della troupe elencandoli uno per uno. E lui, “Poi?” “E poi basta, Se’… Più completo de così… Basta!”
“Basta?”, mi fa incredulo. “E tu vuoi fare il tuo primo film co’ st’elenco qua? Guarda che manca qualcosa…”.
“Ma che manca?”
“’A musica manca!”
“Oddio!”, gli dissi. “Porca p…. è vero! Se’…, ma sai io pensavo che potevamo fare la musica anche a film completato…”
“Maddeche?”, risponde. “La musica ci vuole prima! Perché se il musicista capisce il copione e dà una vena poetica alle cose tu ti adatti a lui e lui si adatta un po’ a quello che vuoi tu e quello che legge nel copione. Nun se fa così come dici tu, nun se fa così…”.
“Che c’hai in mente?”, gli chiesi. “Guarda, io l’unica cosa cui ho pensato è il brano iniziale, quando c’è la scena della vestizione del bullo. Quella scena”, spiego a Leone, “l’ho scritta sotto l’influenza di un brano dei Cream che si chiama Train Time con Jack Bruce all’armonica e Ginger Baker alla batteria. È un pezzo molto ritmato. L’inizio del film l’ho scritto ascoltando a tutto volume quel brano…”.
“E chi sso’ questi?”, mi fa Leone. “I Chriiim?”
“I Cream. C-R-E-A-M. Come crema”.
“Qual è la casa discografica?”
“La Polydor”.
“Vabbeh: mo’ lo chiediamo all’avvocato. Vabbeh: e poi? Per il resto?”
Dico: “Bah per il resto non lo so, andiamo avanti col film…”.
“Nononono… nun se va avanti cor film! Ce vo’ un compositore qua! Ce vo’ un compositore!”
“Ma non possiamo fare con il repertorio?”, chiedo.
“No! Ma che repertorio? Qua ce vo’ un compositore!”
Mi fa: “Vuoi fare una commedia di qualità o no?” “Eccerto”, rispondo.
“Allora forza, annamo, va!”
“’Nd’annamo?”, chiedo. “E annamo!”, fa lui.
Usciamo. Camminiamo lì per le stradine dell’EUR, in questo quartiere residenziale e pensavo: “’Ndo me porta questo?” Dopo un po’ arriviamo davanti a una villa, molto lussuosa. E io niente. Guardavo Leone con gli occhi sbarrati e mi chiedevo: “Ma ’ndo stamo a annà?”
Leone suona e apre la porta una signora. “Ce sta Ennio?”, chiede Leone. Quando Sergio ha detto Ennio ho fatto uno più uno: “Ma che semo annati a casa de Moricone?” E improvvisamente appare Ennio Morricone pochi passi più dietro. “Ciao Sergio bello! Ma come stai? Accomodatevi!” Mentre entravamo dentro casa, un’abitazione molto grande, molto lussuosa, in realtà più che lussuosa, la casa di un super benestante, Leone mi fa: “Questo è er quarto n’aa dichiarazione dei redditi”, che poi è una battuta che ho utilizzato dopo in Compagni Di Scuola. “Sccc…”, faccio. “Nun te fa’ senti’!”
“Allora Ennio, come va?”, esordisce Leone. “Qua c’abbiamo Carlo Verdone che è un bravo ragazzo, che voglio far esordire, ha già fatto delle cose, ha creato dei personaggi…” E rivolto a me mi dice: “Faje vede’ un po’ er personaggio co’ l’occhi per aria!” “Ma non si può fare così!”, provo a protestare. E Leone imperterrito: “Faje quello, faje quell’artro…”. Madonna mia! Alla fine, ho dovuto fare tutto un repertorio a freddo davanti a Morricone e io mi vergognavo da morire. È stata una cosa veramente brutale per me. Morricone invece ridacchiava. “Che avrà capito? M’avrà preso per un cabarettista…”, pensavo.
Quindi rivolgendomi a lui dissi: “Ennio, probabilmente la cosa migliore è che vado a casa e le porto oggi stesso il copione in modo che possa farsi un’idea…”.
“Ma che je porti?”, m’interrompe Leone. “Jo’o racconti er copione!”
“Come glielo racconto il copione?”, dico incredulo.
“Glielo racconti nei dettagli. Poi gli daremo anche il copione”.
Mi ricordo che ci ho messo due ore e mezzo per raccontare a Ennio Morricone tutto Un Sacco Bello. Cercare di fornirgli tutte le atmosfere, i momenti di poesia, i momenti divertenti.
“Certo è un modo un po’ originale di fare comicità”, osservò Morricone. “Tu che interpreti tutti questi personaggi. Però mi sembra che lo giri tutto a Roma, c’è un clima poetico, sento molto Trastevere, lo Zoo…”
Poi gli facemmo avere il copione e lui disse: “Tornate fra due giorni”.
Come d’accordo tornammo due giorni dopo a casa di Morricone. “Complimenti”, mi disse il maestro. “Si tratta di un copione che va interpretato, costruito sul talento dell’attore che non conosco benissimo anche se ho visto delle cose in televisione. Però, però credo di avere capito. Per il personaggio del ragazzo e la spagnola avrei pensato a questo tema”, e cominciò a suonicchiare al pianoforte un temino.
Leone scosse la testa e disse: “No Ennio, tu devi fa’ ’na cosa tipo così…”, e incominciò canticchiare un motivetto: “Tittitiri, titti tì…”. Morricone si ferma e gli dice: “Ma che? Me stai a ffa’ ’a Titina?” “No ma che Titina?” “Sì! È ’a Titina”.
Insomma, alla fine hanno litigato discutendo se era o meno la Titina. E invece era proprio come diceva Morricone, il quale tentava di interpretare quello che voleva Sergio Leone, ma poi a un certo punto lo ha liquidato dicendogli: “A Se’, famme lavora’! Io adesso un paio di temi ve li tiro fuori ma mi dovete fare vedere il film”. “Vedi”, dico a Sergio. “Vuole vedere il film”. “Vabbeh, intanto facciamogli scrivere due temi. Quello del bullo e quello del ragazzetto con la spagnola”, conclude Leone.
E così fu che Morricone si mise a scrivere. Leone, nel frattempo, andò avanti su mia richiesta per ottenere dalla Polydor i diritti di Train Time dei Cream. Da Londra però arrivò una richiesta veramente spaventosa. A momenti i diritti del brano costavano quasi come tutto il film messo insieme! “Ma che so’ scemi questi? Ma questi chiedono un sacco di milioni! Ma che so’ matti? Ma famola fa’ a Ennio che c’a ’a fa uguale!” “Beh uguale proprio no… ma è bravo farà un’altra cosa…”, pensavo…
Vabbeh! Il film andò al montaggio e Morricone venne a vedere dei pezzi e s’innamorò immediatamente del film. A quel punto quei temini che aveva scritto li cestinò e ricominciò a scrivere delle cose molto, molto più belle perché finalmente aveva le immagini. Quindi in qualche modo avevo ragione pure io. Insomma: facciamogli vedere il film, vediamo che poesia riesco a dargli e poi vediamo il musicista come risponde. In capo a due settimane Ennio Morricone aveva scritto tutta la colonna sonora di Un Sacco Bello! E mi aveva fatto pure tanti complimenti. La cosa più bella, però, fu quando mi disse: “Vienimi a trovare quando registro, così vedi anche come lavoro”. Quindi ci recammo negli studi dietro Piazzale Clodio, mi pare si chiamassero Trafalgar, e lì potei ascoltare per la prima volta la musica per il mio film e fu davvero molto emozionante. I musicisti erano molto concentrati. Tentavano di eseguire esattamente quello che voleva Morricone. “Quel violino è un po’ troppo forte! Più pacato, più leggero… Quel flauto poi…”. Per il fischio aveva chiamato Alessandro Alessandroni, perché c’è anche il fischio in Un Sacco Bello. Alla fine, il film uscì, e Morricone mi scrisse una bellissima dedica che conservo ancora oggi: “Sono orgoglioso di avere lavorato con te e spero di fare ancora tanti film insieme”. Lavorammo di nuovo insieme per Bianco Rosso E Verdone e lui mi disse: “Facciamo come l’ultima volta: fatemi vedere un po’ il film e poi iniziamo a pensare alle musiche”. E fece un vero capolavoro, come per il pezzo dell’emigrante, di Mimmo e della Sora Lella. Compose degli autentici capolavori di ironia estremamente precisa.

Qua sotto potete leggere il messaggio di Carlo Verdone sulla scomparsa del Maestro.

Redazione Rumore
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