Il luogo si chiama Circolo della Musica, fino a pochi mesi fa si chiamava Maison Musique, noi di Torino e dintorni ci metteremo un poâ di tempo ad abituarci al cambio di nome (soprattutto io che, per dire, ho Vodafone ma la chiamo ancora Omnitel), ma sicuramente ce la faremo. Un luogo accogliente che da anni propone concerti dei generi più vari, ostacolato però da lunghe pause tra chiusure e riaperture. La serie di concerti organizzata qui dal Circolo dei Lettori è un poâ la âcosa nuovaâ che in questo febbraio sta accadendo in città . Anzi, fuori città , visto che si trova a Rivoli, sufficientemente lontana per scoraggiare il pigro, sufficientemente vicina per attrarre lâinteressato. Una serie di caratteristiche rendono confortevole assistere a un concerto qui: orari veri e non indicativi, navette su prenotazione dal centro di Torino andata e ritorno, biglietti a 10 euro per tutti i concerti, capienza comoda (250 persone) che consente di muoversi respirare. La capienza ridotta rende più facile il sold-out, e infatti i biglietti per I Hate My Village vanno esauriti con qualche giorno dâanticipo.
Sugli I Hate My Village ormai sappiamo tutto. 1) Componenti illustri da Bud Spencer Blues Explosion, Calibro 35 e Afterhours, Verdena, Jennifer Gentle; 2) Adriano Viterbini e Fabio Rondanini, ispirati dalle loro esperienze a fianco di artisti africani (Bombino e Rokia Traoré) ne traggono molti pezzi strumentali; 3) Alberto Ferrari aggiunge linee vocali in inglese; 4) Marco Fasolo produce lâalbum, pubblicato da La Tempesta International. Sarebbe inutile cercare una chiave di lettura di questo concerto che non sia la pura e semplice realtà : 4 musicisti di alto livello che hanno unâestrema facilità a suonare insieme, a improvvisare, a divertirsi in unâora calda e eccitante guidata dai riff di Viterbini.
Mentre aleggiano nell’aria le parole âsupergruppoâ, âmusica africanaâ, âtecnicamente braviâ, rimane occasione per alcune impressioni soggettive. Fabio Rondanini è il batterista più concupito del momento: tra Daniele Silvestri, Sanremo, Afterhours, Calibro 35, Propaganda Live, come detto Rokia Traoré, e ora anche I Hate My Village, e chissà quante situazioni sto dimenticando, viene da chiedersi dove trovi il tempo per accontentare tutti. Al basso è naturale vedere Marco Fasolo, dopo che ha vivisezionato i pezzi in fase di produzione; è meno scontato invece trovare Alberto Ferrari suonare anche la chitarra, oltre a âsuonareâ la voce. Di più: è bello vedere suonare insieme Adriano Viterbini e Alberto Ferrari, due modi opposti di far risuonare la chitarra elettrica, figli lâuno del blues, lâaltro del grunge, e che poteva sembrare bizzarro poter pensare sullo stesso palco, eppure.
Altri appunti sulla serata: 1) il gruppo sale sul palco sotto il suono di un pollaio, penso subito al Pollaio dove i Verdena sono soliti registrare, immagino unâallusione ma probabilmente è un collegamento casuale. 2) In scaletta câè anche Tubi innocenti di Adriano Viterbini, dallâalbum solista Film O Sound, registrata con Fabio Rondanini, e che sembra un prequel di Tony Hawk of Ghana e di tutti i pezzi di I Hate My Village. 3) Momento cover: Don’t Stop ‘Til You Get Enough di Michael Jackson, groove, falsetto, il king of pop prima di… âcambiare pelleâ. Ma la cosa più importante è: 4) quello degli I Hate My Village è un concerto che avrebbe tutti i numeri per essere esportato all’estero, e riscuotere molti apprezzamenti così come sta accadendo in Italia. In attesa che questa possibilità si realizzi, felici di aver partecipato a questa serata sulla collina di Rivoli.
Tutte le foto del concerto a cura di Luigi De Palma.