Venerdì 1 giugno
Oneohtrix point never – Age Of (Warp)
Installazioni, esperimenti, colonne sonore, collaborazioni (ultima quella con Iggi Pop per la soundtrack di Good Time), ma si trova anche il tempo per l’ottavo album solista, un disco di “musica antica, ballate country e folk, pop melodico, computer music e molto, molto altro”.
Joan of Arc – 1984 (Joyful Noise)
Non credevano possibile che potesse andare peggio, ma dopo l’uscita del precedente He’s Got The Whole This Land Is Your Land In His Hands nel giorno dell’insediamento di Trump, il mondo è diventato ancora più assurdo. E con 1984, i suoi alti e bassi e i suoi testi bizzarri, vogliono provare a superarlo.
Natalie Prass – The Future and The Past (ATO)
Un album fatto di “una miriade di groove con sopra la voce di Natalie leggera come una piuma e dura come chiodi”, di funk, R&B anni 90, synth alla Dr. Dre e testi “branditi come un coltello affilato”, fra amore senza lamentele e vero femminismo.
Father John Misty – God’s Favorite Customer (Sub Pop)
Scritto per la maggior parte a New York fra l’estate del 2016 e l’inverno del 2017, il quarto album di Josh Tillman è anche il più personale e sincero, una riflessione “sull’esperienza di essere nel mezzo della vertigine di una rottura amorosa e i frenetici spasimi della libertà”.
Mazzy Star – Still (Rhymes of an Hour)
In attesa di qualcosa di più corposo (che secondo le ultime dichiarazioni di Hope Sandoval potrebbe seguire presto) è un regalo gradito farci tornare a immergere nelle atmosfere nebulose di brani che sembrano sempre un porto tranquillo (Quiet, The Winter Harbour) nella tempesta della vita.
Venerdì 8 giugno
Virginia Wing – Ecstatic Arrow (Fire Records)
Registrato in Svizzera a casa dell’amico e collaboratore Misha Hering, il nuovo album del duo inglese vuole mantenere lo spirito bucolico in quello che è descritto come un lavoro che “li trova in un luogo di rinnovata forza, ottimismo e chiarezza”.
Kadhja Bonet – Childqueen (Fat Possum)
Con il suo secondo album la cantante e polistrumentista Bonet, che però “non vuole definirsi artista”, ci introduce a un mondo dall’atmosfera “quasi mitologica, dove passato e futuro si incontrano in un presente lontano ma parallelo”, al suono di una musica cinematica, sintetica e insieme classicheggiante.
Get Well Soon – The Horror (Caroline International)
Konstantin Gropper per il sesto album come Get Well Soon dice di aver attinto a tutte le esperienze musicali che l’hanno portato in giro per il mondo (fisicamente e metaforicamente) in questi anni, in particolare come autore di colonne sonore per film, serie e produzioni teatrali, per un album colto e complesso.
Snail Mail – Lush (Matador)
Esordio molto atteso quello della diciottenne di Baltimora Lindsey Jordan in arte Snail Mail, un album che affronta gioie e dolori della crescita con una voce personale e tagliente, un carattere che aveva già messo nell’EP che l’aveva fatta conoscere e portata sul palco con Girlpool e Waxahatchee.
Lykke Li – So Sad So Sexy (RCA)
Il salto verso il “pop” l’aveva già fatto, quindi non deve più preoccuparsi di suonare “commerciale”, e forse proprio per questo non lo suona poi così tanto, nonostante sia il suo disco più prodotto. Sensuale sì, come da titolo, una dichiarazione molto chiara: non bisogna per forza mostrarsi felici per piacere, anzi.
Venerdì 15 giugno
Rolling Blackouts Coastal Fever – Hope Downs (Sub Pop)
Altro debutto molto atteso quello degli australiani, che della terra natale ha tutta la vastità e un senso di opportunità quasi minaccioso: “il titolo si riferisce alla sensazione di stare sull’orlo del vuoto del grande ignoto, e trovare qualcosa a cui aggrapparti”.
Johnny Marr – Call The Comet (New Voodoo)
Mentre Morrissey si diverte con dichiarazioni di dubbio gusto, Marr va avanti per una strada meno eclatante ma sempre di qualità, equilibrato anche nella polemica: “volevo scrivere della società, ma non di questa. Call The Comet ne immagina una alternativa che resetta la ridicolaggine degli ultimi anni”.
Melody’s Echo Chamber – Bon Voyage (Fat Possum)
Un disco sofferto nel vero senso della parola, visto che arriva dopo l’incidente che ha costretto Melody Prochet ad alcuni mesi di stop, e anche a riconsiderare la sua vita, tanto che in’unintervista ha detto che dopo questo potrebbe esserci un’altra pausa, stavolta voluta, per viaggiare e coltivare altre passioni.
Stuart Staples – Arrhythmia (City Slang)
Il primo album solista in tredici anni del frontman dei Tindersticks è stato scritto nel corso di quello che il musicista definisce “un anno perduto”, e viene descritto come “provocatorio, dove si intrecciano sperimentazioni elettroniche e multi-strumentazioni, che si chiudono intorno a strutture inusuali e affascinanti”.
Lay Llamas – Thuban (Rocket Recordings)
Con ospiti come GOAT e Clinic, il nuovo lavoro del progetto di Nicola Giunta è “un regno apparentemente senza confini, in cui una fascinazione pan-globale per l’ipnosi ritmica e un inesauribile fervore sperimentale manifesta rivelazioni ermetiche in abbondanza”.
Venerdì 22 giugno
Kamasi Washington – Heaven and Eart (Young Turks)
Dopo l’ultimo The Epic, Kamasi Washington si divide fra cielo e terra, come spiega: “la parte della terra rappresenta il mondo come lo vedo dall’esterno, il mondo di cui sono parte. Il lato del cielo rappresenta il mondo come lo vedo dall’interno, il mondo che è parte di me”.
Nine Inch Nails – Bad Witch (The Null Corporation)
Si completa la trilogia iniziata nel 2016 con Not the Actual Events e proseguita l’anno seguente con Add Violence, con un EP che però Trent Reznor vuole chiamare album, perché “gli EP sembrano meno importanti nel mondo la-musica-non-è-importante-come-una-volta di oggi. Perché rendere più facile ignorarli?”.
Death Grips – Year of the Snitch (Third Worlds)
Informazioni centellinate per il sesto album degli sperimentatori dell’hip hop, delle quali la più curiosa risulta la collaborazione, non si sa in quale veste, del produttore e regista di Shrek Andrew Adamson. Meno misteriosa la partecipazione del bassista dei Tool Justin Chancellor.
Venerdì 29 giugno
Gorillaz – The Now Now (Parlophone)
Dall’anno scorso i Gorillaz sono in frenetica attività: prima Humanz, album del ritorno dopo sei anni dal precedente The Fall, poi un tour che per la prima volta li porterà anche in Italia, ora un nuovo album, insolitamente povero di guest: solo George Benson, Snoop Dogg e Jamie Principle.
Brockhampton – Puppy
Nel caso della “boy band” capitanata da Kevin Abstract, si tratta di attesa nel vero senso della parola: l’uscita di Puppy, annunciato a maggio con tanto di artwork, potrebbe slittare a causa dei guai giudiziari di Ameer Vann. Niente conferme e niente smentite, staremo a vedere.