Intervista: Darkside

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di Antonella Frezza

Dietro al progetto Darkside ci sono i nomi di Nicolas Jaar e Dave Harrington. Le loro carriere iniziano entrambe a New York ma prendono strade del tutto diverse: il giovanissimo Jaar si fa ben presto un nome nella scena electro e dance della grande mela grazie a una serie di riusciti singoli e a remix di Grizzly Bear, Brian Eno e Nina Simone. Harrington, dal canto suo, è un chitarrista di stampo rock e jazz, e lavora su commissione anche per il teatro ed il cinema.

Due strade differenti ed indipendenti che ad un certo punto si sono incrociate per confluire in un percorso comune. Dalla collaborazione tra Nicolas e Dave è nato Psychic, primo full-length dei Darkside: un vorticoso ibrido tra gli stili che contraddistinguono i due musicisti che però, a detta loro, non è né un album dance né un album rock, ma “psichedelico”: questa l’etichetta usata dai due per descrivere il debutto sulla lunga distanza. Ce lo siamo fatti raccontare durante una breve ma piacevole chiacchierata.

 

Torniamo indietro a quando vi siete conosciuti. Cosa vi ha spinto ad iniziare il progetto Darkside?

Dave: In quel periodo suonavo nella band di Nicolas e alla fine di un tour entrambi sentivamo di avere ancora dell’energia da scaricare, allora Nicki mi ha proposto di scrivere una canzone. Ci siamo chiusi nella sua stanza d’albergo con un computer, un paio di casse e la mia chitarra e qualche ora dopo ne è uscito fuori il nostro primo pezzo. È successo in maniera molto semplice e spontanea.

Nicolas: Comunque di solito non mi chiama Nicki, è inaccettabile! (ridiamo, ndr)

E perché vi chiamate Darkside?

N: Dietro al nome non c’è nessuna scelta ponderata, è venuto fuori lo stesso giorno in cui abbiamo finito quella prima canzone senza pensarci troppo e da allora è rimasto così.

Venite da esperienze musicali molto diverse che sembrerebbero difficili da combinare insieme. Come siete riusciti a far funzionare tutto nell’album?

N: Spero davvero che abbia funzionato! Però hai ragione, ci sono molte cose da incastrare insieme in un solo progetto. Non è stata una scelta conscia, non ci siamo seduti a tavolino per decidere che tipo di musica fare, è stata una cosa naturale. Dave viene da stili diversi dai miei, suona in band che fanno rock’n’roll e jazz, mentre io da circa sei anni faccio musica elettronica. Darkside è il risultato di questa combinazione, nasce dall’unione delle nostre esperienze come qualcosa di completamente nuovo.

Da cosa nasce solitamente una vostra canzone e che strumenti usate durante la prima fase di scrittura?

N: Dal chaos totale! A volte si parte da un riff di Dave, a volte da una linea di tastiera, dipende dal momento. Due cose basilari sono che io non tocco le chitarre e Dave non canta, il resto viene da sé.

D: Mentre eravamo in studio a registrare ad esempio c’era un bellissimo organo Hammond che ho usato per comporre. Poi mi piacciono anche le vecchie tastiere, a casa ne ho qualcuna, alcune mezze distrutte che ho tirato fuori dalla spazzatura e mi intrigano perché ci devi lavorare parecchio per tirarne fuori un bel suono.

Penso che Psychic sia un album che potrebbe funzionare sia suonato su un palco con una band che in un locale o un dance club. Voi che dite?

N: Wow grazie! Sono d’accordo, è proprio l’idea che sta dietro al disco, combinare entrambe le cose. Ci piacerebbe sia suonarlo dal vivo su un palco come una band, io e Dave insieme, che nei club e nei locali perché pensiamo davvero che possa funzionare in entrambe le dimensioni.

Cosa c’è nel futuro dei Darkside? Ve ne andrete in giro a promuovere il disco?

N: Andremo sicuramente in tour il prossimo anno.

Passerete anche dall’Italia?

N: Potrebbe anche essere, lo saprai presto!

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