Down in the valley: il VIVA! Festival è tornato

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AlfaMist VIVA22

Il VIVA! Festival 2022: sesta edizione del Valle d’Itria International Music Festival

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Foto di Frigobar Production

In psicologia, la resilienza è la capacità di reagire di fronte a traumi e difficoltà. Per estensione, resilienza è la capacità di assorbire gli urti e superare un momento difficile. Quale altro esempio di resilienza può esserci se non rialzarsi dopo i duri colpi che gli ultimi due anni hanno assestato ai festival e alla musica dal vivo?

Il giovane VIVA! Festival, giunto quest’anno alla sua sesta edizione tra il 4 e il 7 di agosto, ha dimostrato di possedere questa capacità portando nell’esteso panorama dei festival pugliesi un’esperienza eterogenea e multiforme per influenze musicali e visione della musica dal vivo.

Reduce da due anni di pandemia nei quali il festival si è svolto con le dovute limitazioni riguardo capienza, posti a sedere, mascherine e conseguenti condizioni, VIVA! è tornato con una line-up non priva di grosse aspettative ospite dell’umile – ma non troppo – cittadina di Locorotondo, nel cuore della Valle d’Itria, in Puglia. Un unico palco nella bucolica location di Masseria Grofoleo che fra trulli e cummersele abitazioni tipiche della valle pugliese – ha ospitato artisti di respiro internazionale come Moderat, The Cinematic Orchestra e slowthai fra gli altri. Ma andiamo con ordine.

VIVA22
(Le cummerse di Masseria Grofoleo)

Day 1

Quello che risulta chiaro osservando la distribuzione degli artisti nel corso dei tre giorni di festival è il desiderio di esplorazione giorno per giorno di una diversa sfaccettatura della musica contemporanea legata all’influenza elettronica, ma non solo. Il primo giorno è chiaramente inglese, fatta eccezione per l’italiano Daykoda che apre la giornata, con focus sulla nuova scena di matrice jazz e afrobeat che orbita all’interno di un’Inghilterra musicalmente cosmopolita e contaminata, opposta all’immagine politica dominante dell’isola. Il produttore milanese rispecchia l’impronta della prima giornata con un concerto oscillante fra nu jazz, hip hop e downtempo, nel quale l’equilibrio fra esecuzione dal vivo del gruppo e campionamento fa da portavoce. Parte subito dopo Alfa Mist, producer e polistrumentista inglese che accompagnato da una band di giovanissimi porta avanti un concerto in cui l’improvvisazione e la sinergia dei musicisti regalano al pubblico una performance poliedrica, permettendo ai novizi del genere presenti al festival di scoprire come le influenze grime e hip hop del produttore possano trovare il proprio complemento anche nella libera interpretazione dei musicisti sul palco. Fra questi un batterista strepitoso, Nathan Shingler, che guida l’intero concerto assieme al leader Alfa Mist alle tastiere. Con una performance a metà tra il jazz di stampo BADBADNOTGOOD e le influenze di diversi sottogeneri della black music, Alfa Mist ci ha regalato un live acceso e soprattutto un ottimo inizio di festival.

Mantengono senza dubbio il calore sul palco i KOKOROKO, orfani in quest’occasione della cantante e sassofonista Cassie Kinoshi, ma comunque carichi di energia in vista dell’uscita del loro primo album Could We Be More, pubblicato a mezzanotte proprio durante il concerto al festival. Una nuvola sonora sorretta da una triplice sezione ritmica – batteria, basso, percussioni – e un tappeto armonico di tastiere e chitarra elettrica fanno da contraltare per il solismo alternato fra voce e ottoni di Sheila Maurice-Grey (tromba) e Richie Seivwright (trombone). Il concerto è senza dubbio di alto livello, il gruppo presenta anche brani dal nuovo album come Tojo e Age of Ascent, che nella duplice identità jazz e afrobeat del collettivo londinese tendono decisamente verso la seconda, pur mantenendo elementi della prima con richiami anche al soul e al funk americano. La leader Sheila Maurice-Grey mantiene il palco come pochi, giocando occasionalmente anche con il pubblico, decisamente compiaciuto.

KOKOROKO VIVA22

Dall’atmosfera danzante e divertita dei Kokoroko si passa al viaggio onirico e introspettivo della Cinematic Orchestra, headliner della giornata. Uno spettacolo ammaliante sia da un punto di vista sonoro che da un punto di vista visivo, estremamente curato. Anomali ma non troppo nell’identità della giornata, radicati nell’influenza elettronica londinese e allo stesso tempo non lontani da influenze jazz, sicuramente tendenti a una performance più lenta e e diversa rispetto a quelle che l’hanno preceduta. Il tutto sullo sfondo di Locorotondo che trasporta lo spettacolo in uno scenario a metà fra l’utopia e la fiaba.

Conclude la giornata il dj e produttore Gilles Peterson, che con il suo set celebra gli ultimi trent’anni di cultura jazz, afrobeat, acid jazz e nu jazz inglese che lui stesso ha contribuito negli anni a stratificare e consolidare. La selezione è magistrale, l’intero festival cede alle danze e lo stesso slowthai, arrivato al festival in vista del suo concerto previsto per il secondo giorno, non può esimersi dal salire sul palco per incitare le prime file e concedersi al divertimento collettivo.

Slowthai Peterson VIVA22

Day 2

Il focus del secondo giorno, in origine, era sicuramente hip hop. Tuttavia, poco prima dell’inizio del festival giunge il primo ostacolo: Yasiin Bey aka Mos Def annulla il concerto per motivi personali, lasciando in valle il proprio dj, Ben, già arrivato in Puglia in vista del concerto e un’organizzazione che, prontamente, provvede a garantire il rimborso per coloro che avevano acquistato il ticket del secondo giorno e ne avessero fatto richiesta. La giornata comincia con il concerto di LNDFK, cantautrice e produttrice campana. Per tutta la durata del live dimostra estrema abilità sia in veste di cantante, utilizzando con consapevolezza l’esilità e sensibilità della propria voce, che di produttrice e sound designer, unendo pattern ritmici ammiccanti ad un’elettronica lontana di stampo glitch alle tessiture nu soul e hip hop dei brani, principale riferimento. Concede un bis apprezzato e non scontato viste le tempistiche svizzere del festival.

LNDFK VIVA22

È il turno di Ben, dj di Yasiin Bey presosi carico di compensare la sua assenza. Comincia con un messaggio di scuse registrato del rapper newyorkese (giusto visto il poco preavviso) e prosegue con una riproduzione shuffle del repertorio Mos Def/Yasiin Bey, salvo alcune eccezioni. Difficile preparare un set diverso con così poco preavviso, ma il pubblico gradisce e la platea si riempie, forse per lui o più probabilmente in attesa del prossimo artista.

Giunge il momento dell’esordio pugliese di slowthai. Un ingresso con passo e movenze indemoniate e un sorriso giovane condiviso dal rapper inglese e dal suo pubblico, in trepida attesa. Giovinezza, arroganza ed energia sono i fattori portanti del concerto, che si infiamma con curva esponenziale come la casa raffigurata sullo sfondo del palco. Un concerto senza momenti bassi con un rapper che fra un fare da giullare satirico e versi taglienti coinvolge l’intero pubblico del festival, riunitosi attorno al palco. Si perde il controllo con Inglorious feat. Tom, ragazzo chiamato fra il pubblico che probabilmente di Skepta conosce anche il codice fiscale. Il concerto si chiude con Doorman e la danza cartoonesca sulle note di Barbie Girl, con cui slowthai saluta una folla stremata e soddisfatta.

Slowthai2 VIVA22

Difficile mantenere le energie dopo un concerto del genere, tuttavia il set ballabile ma privo di colpi di scena del dj Hunee convince. Chiude la giornata Floating Points, che per il set finale della giornata si adatta al clima del festival e attinge a sonorità più simili ai suoi Crush e Ratio, regalandoci un ascolto sia danzante che ricercato, tanto coinvolgente quanto eclettico.

Day 3

Il terzo giorno di festival impronta invece il focus su un’elettronica ricercata e allo stesso tempo comunitaria e universale, che ha fatto da filo conduttore nei due giorni precedenti e da protagonista durante quest’ultimo. È infatti un sold out senza però affollamenti eccessivi. C’è già un discreto numero di persone dall’inizio durante il live della giovane BLUEM, cantautrice sarda che unisce strati di delicate armonie vocali a ritmiche elettroniche con attitudine da club.

Subito dopo si passa al nome più outsider del festival, Tirzah. La tanto attesa e ammirata produttrice londinese non sembra però essere al massimo della sua forma. Il live che ne deriva non mostra a pieno le identità interessanti e sperimentali del suo repertorio, nonostante la bravura sua e del polistrumentista Coby Sey che l’accompagna destreggiandosi fra sintetizzatori, percussioni e chitarra lap steel suonata in fingerstyle. Tirzah termina con un quarto d’ora di anticipo rispetto alle previsioni, e sul finire dell’esibizione cominciano a radunarsi in tanti per l’atteso concerto dei Moderat. Apparat è in gran forma, contento e grato di essere tornato nella splendida cornice di Locorotondo dopo tre anni (sempre per Viva!), così come lo sono i due soci Modeselektor. Il trio tedesco si lancia in uno spettacolo di rara intensità e risulta difficile non essere coinvolti nel divertimento di artisti e pubblico. Le melodie sognanti cantate da Apparat e i muri ritmici di Modeselektor sono ben accompagnati da visuals opportunamente studiati e in perfetta sincronia coi brani, alternando astrattismo digitale e stile fumettistico in bianco e nero.

Moderat VIVA22

Impresa ardua calcare il palco dopo di loro, ma un fuoriclasse come Jon Hopkins non può che dimostrare una maestria impeccabile durante il suo dj set, che delle tante sfaccettature del compositore britannico risalta quell’elettronica ballabile e al tempo stesso aperta a sperimentazioni e ricerche sonore continue. Conclude la giornata la dj e produttrice Elkka, che apre e chiude il suo set con Sweet Dreams, evergreen funzionante.

Termina la terza giornata del festival con solo novanta minuti a separarla dall’inizio della quarta, destinata unicamente ai detentori di full pass e golden pass. Nella partita fra la stanchezza da fine festival e la curiosità di scoprire l’appuntamento di #unusualbreakfast fissato alle 5 del mattino a Cala Masciola, Savelletri, vince decisamente la seconda. Il panorama di Cala Masciola è mozzafiato e il sole che sorge sul mare di Savelletri è solamente valorizzato dal set dark ambient degli Space Afrika, duo di Manchester abile sia durante la pausa caffè-cornetto (vitale a quell’ora!) offerta dal festival sia come guida delle ultime danze fino alla conclusione dell’evento.

SpaceAfrika VIVA22

Il festival volge al termine con il closing party fissato al tramonto nell’aia di Masseria Grofoleo, anche questo riservato ai soli golden pass e full pass e accompagnato dai set di Nicola Conte, Tiger & Woods e Z.I.P.P.O. che ha presentato in quest’occasione il progetto Jima Fei.

Il tramonto della giornata segna anche il tramontare della sesta edizione del VIVA! Festival, prezioso nell’ambiente variegato dei festival pugliesi. Una direzione artistica chiara, aperta a giovani e adulti, esperti e novizi e in generale ai curiosi, qualità spesso troppo sottovalutata. Valorizzato da un’ottima organizzazione e luoghi di rara bellezza, il festival ha decisamente portato in scena la migliore performance della sua storia, visto anche il successo di presenze. La conferma ufficiale di una settima edizione non c’è ancora stata, ma è nell’aria e speriamo che ci sia.

Redazione Rumore
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