Guarda i live di Caroline Rose per OCB Paper Sessions

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“Rumore”, in collaborazione con OCB, vi presenta un nuovo episodio delle OCB Paper Sessions, un progetto nato per promuovere la musica indipendente, originale e diversa con delle performance dal vivo – girate in bianco e nero e in location particolari.

Per me, le migliori canzoni pop suonano semplici ma in realtà sono progettate proprio per suonare in quel modo. Una grande canzone pop può essere catalogata insieme al genio.

Le ambizioni pop di Caroline Rose non nascono e non procedono di pari passo con la sua vita artistica, anzi. Facciamo un passo indietro: la ventenne Caroline Rose esordisce nel 2010 con il primo omonimo EP. Ha lasciato gli studi di architettura per dedicarsi a tempo pieno alla carriera di cantautrice, a cui si dedica da quando, a 13 anni, tradisce il pianoforte per la chitarra. In questo primo lavoro, completamente autoprodotto, e nei seguenti America Religious (2013) e I Will Not Be Afraid (realizzato nel 2014 grazie al crowdfunding) la musicista, cresciuta a Long Island in una famiglia di artisti, è dichiaratamente molto concentrata sull’intenzione di suonare rock e alternative, influenzata da folk, rockabilly, blues, country… tutte radici che continuano a dare frutti nel nuovo Loner – prodotto da Paul Butler, già al lavoro con Hurray for the Riff Raff e Devendra Banhart – ma con in più la consapevolezza e la maturità di chi non ha più paura di mostrare il suo lato pop:

La differenza più grande fra adesso e quattro anni fa – fra quando avevo 23 anni e adesso – è che rispetto davvero chi scrive generi musicali che pensavo fossero roba da mabini. Il pop, ho sempre pensato che fosse semplice, adesso penso, oh no – è il genere più complicato.

E che ha capito quanto l’ironia può essere una cosa seria:

C’è un momento per essere onestamente arrabbiati, ma credo che la satira sia uno strumento per tradurre la rabbia o il dolore. È un messaggio più forte. Puoi esercitarla come un mezzo davvero potente per dire qualcosa di importante facendo ridere qualcuno. Con le canzoni pop è lo stesso, è la loro bellezza: puoi parlare di cose serie, ma far stare bene le persone.

Quello che è sempre andato di pari passo con l’evoluzione della musicista invece, coerentemente con l’eclettismo della sua personalità, è l’attenzione a tutti gli aspetti dell’espressione creativa, i video per esempio – “I video sono senza dubbio adattamenti diretti delle cose a cui immagino dovrebbero somigliare le canzoni. Non descrizioni esatte dei brani ma visualizzazioni delle loro atmosfere” – e soprattutto i live: dai primi anni, in cui suonare è anche un modo per viaggiare, e questo significa spesso suonare per strada, tanto che lei si definisce “una vagabonda dei tempi moderni, che vive nel suo furgone e viaggia per le autostrade e le strade secondarie d’America insieme alla sua musica”, ai veri tour che seguono i “veri” album, vedere Caroline Rose dal vivo significa essere fortunati, come si legge in una recensione di qualche anno fa: “Se siete stati abbastanza fortunati da aver visto un concerto di Caroline Rose, sapete che è spassoso, complicato e unico. Lei si mostra in tutta la sua stravaganza, ed è imperdonabilmente stramba nel modo migliore”. Significa assistere a uno spettacolo che è, dice lei stessa:

spensierato e psicotico allo stesso tempo. Se le persone sono abbastanza strane da comprare i biglietti per lo show, sanno già quello che succederà.

Per chi non lo sapesse, eccone un piccolo saggio:

Qua sotto puoi guardare il live complete di Caroline Rose, mentre qui puoi riguardare tutte le altre band (Drums, Lambchop, Kadhja Bonet, Mammal Hands)

Redazione Rumore
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