Intervista: Howe Gelb

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howe gelb

di Stefania Ianne

I Giant Sand, veterani del panorama musicale alternativo, sono nati ufficialmente nel 1985 con la pubblicazione del singolarissimo Valley of Rain. Non è facile definire che tipo di musica fanno. Se dobbiamo usare un’etichetta per definire il concetto Giant Sand, possiamo usare quella più usata e forse abusata: erosion-rock. Ma appunto è solo un’etichetta. Limitante, come tutte le etichette. Una convenzione che non riesce a contenere tutta la storia.

Facciamo un gran salto nel tempo, dalle origini a pochi mesi fa, quando con il nome amplificato di Giant3 Sand, a sorpresa, il gruppo ha pubblicato un ennesimo disco sull’eclettica etichetta statunitense New West Records, che annovera nella propria scuderia artisti del calibro di John Hiatt e Steve Earle.

Vale la pena ricordare che la recente pubblicazione dell’ultima creazione dei Giant Sand, Heartbreak Pass, ha coinciso con la celebrazione del trentesimo anniversario di attività più o meno intensa del gruppo incentrato sulla figura carismatica ed enigmatica di Howe Gelb. Nativo della Pennsylvania, negli Stati Uniti, quest’ultimo ha trovato il suo ambiente ideale e la sua musa nel deserto di Tucson, Arizona, dove vive dagli anni settanta con una breve pausa ad Aarhus, Danimarca, all’inizio del nuovo secolo. Nel corso dei tre decenni appena passati, la musa di Gelb, sempre prolifica ma spesso incompresa, ha conosciuto alterne fortune ma non si è mai indebolita, al contrario. Nell’ultimo decennio, grazie ad una nuova line-up di musicisti emergenti della scena tucsoniana (tra cui i talentuosi chitarristi e compositori Brian Lopez e Gabriel Sullivan); grazie al contributo di una serie di talenti danesi da vari anni parte integrante del collettivo che è divenuto Giant3 Sand (tra cui il bassista nonché memoria del gruppo Thøger Lund e la virtuosa della pedal steel guitar Maggie Bjorklund); infine grazie alle collaborazioni spontanee e spesso estemporanee con una serie di ospiti illustri a livello mondiale (tra cui Jason Lytle, John Parish, Grant Lee Phillips, Steve Shelley dei Sonic Youth, senza dimenticare l’originale contributo di Vinicio Capossela) Howe Gelb continua a sorprendere, divertire, ispirare ed incantare.

In seguito ad un concerto straordinario alla Union Chapel di Londra a cui abbiamo avuto la fortuna di assistere e che abbiamo raccontato per voi nelle pagine digitali di Rumore, Gelb ci ha concesso in esclusiva un’intervista intima ed illuminante. Eccola.

Un nuovo disco per segnare il trentesimo anniversario con i Giant Sand. Innanzitutto congratulazioni. Ci puoi dire se il disco appena pubblicato per coincidere con l’anniversario è stato pianificato? Come sono andate le cose?

No, non pianifico mai. Un album dovrebbe nascere e svilupparsi nello stesso modo in cui un pittore dipinge; di tanto in tanto quando l’ispirazione ti colpisce, a quel punto dovresti avere la possibilità di entrare in studio per registrare il tuo dipinto sonico.

Heartbreak Pass è il titolo del tuo album uscito per celebrare il trentennale dei Giant Sand. Ci puoi parlare del titolo? Per caso si tratta di un momento cruciale nella tua vita personale? Il passo dei cuori spezzati, la fine del dolore. Le incarnazioni precedenti dei Giant Sand per caso sono state causa di strazio, di dolore?

La cosa più importante è quello che significa per te. Una volta che un album è completo, le canzoni e il loro significato appartengono all’ascoltatore; ma posso dirti che il dolore di cui parlo non ha niente a che fare con il gruppo o con gruppi precedenti, ha a che fare con l’amore.

Una curiosità per gli appassionati di trivia, lo sapevi che esiste un romanzo degli anni settanta dal titolo Breakheart Pass? Non lo conosco per nulla ma il mio browser mi rimandava in continuazione ai siti internet che parlavano del romanzo e del film che fu adattato dal romanzo all’epoca mentre facevo le mie ricerche sul tuo album, Hearbreak Pass. Per caso esiste una connessione?

Spero che ci sia una connessione di cui ancora non sono a conoscenza. Non ancora, grazie per l’informazione. Darò uno sguardo. In Arizona un passo è il luogo che ci consente di andare oltre una montagna, un sentiero che ti consente di superare le difficoltà intrinseche durante il viaggio tortuoso lungo le montagne. Lungo quel sentiero è molto probabile che il tuo cuore venga spezzato prima o poi ma anche quel dolore passerà.

Torniamo ai Giant Sands. Avete iniziato a suonare negli anni ottanta. Chi o cosa ti ha ispirato personalmente a diventare un musicista e cosa ti ispira tuttora a creare della musica?

Bob Dylan, Neil Young, Led Zeppelin, Rolling Stones, Thelonious Monk, Jimmy Rodgers,Hank Williams, David Bowie, Johnny Cash, The Ramones, Sex Pistols, Mott the Hoople. Adesso l’ispirazione è dietro l’angolo, a casa, grazie ai nuovi autori di canzoni di Tucson e Phoenix: Gabriel Sullivan, Brian Lopez, Lonna Kelley. Ma ancora oggi la mia più grande fonte di ispirazione è stata ed è tuttora Rainer Ptacek, di Tucson, nato a Berlino Est e cresciuto a Chicago, la parte meridionale di Chicago.

Tante tendenze musicali sono diventate alla moda e sono passate di moda con il passare degli anni. Come descriveresti l’evoluzione musicale dei Giant Sand nel tempo? Durante le varie decadi, come hanno influito sul tuo personalissimo stile musicale le varie tendenze musicali?

Abbiamo iniziato senza avere idea di quello che facevamo, a Tucson, facevamo la musica che non potevamo comprare, non avevamo una radio o i mezzi per comprare le novità. Eravamo isolati, e quindi abbiamo iniziato a creare quello che abbiamo creato. Non era orribile, ma era diverso da quello che succedeva altrove.

Ci parlavi della tua ammirazione per i tuoi colleghi di Tucson e Phoenix. Puoi chiarirci che tipo di musica contemporanea ami sentire? Te lo chiedo principalmente perché discutendo della musica contemporanea con musicisti o colleghi mi rendo conto che in molti si sono fermati in una specie di vuoto spazio temporale durante il quale la musica era al meglio e questo periodo d’oro varia a seconda dell’età della persona. Per esempio gran parte della mia generazione si è fermata al periodo grunge e il loro atteggiamento è semplicemente: tutto il resto è spazzatura. Ovviamente adesso la produzione musicale è aumentata esponenzialmente ma mi sembra che ci siano fin troppi musicisti in giro che sono stati creati dal nulla come macchine per far soldi, tutta facciata, niente contenuto. Cosa nei pensi delle nuove generazioni di musicisti?

I giovani musicisti hanno il diritto di trovare la propria strada, di fare le proprie scelte nel corso del proprio cammino e decidere quello che vogliono o non vogliono fare, di aggiustare il proprio suono a seconda di quello che pensano sia di buona qualità. Le loro scelte definiranno la loro identità e il loro contributo al regno del suono. Quando un giovane compositore (non mi piace il termine ‘musicista’ o ‘cantautore’) emerge in maniera prorompente, è sempre fonte di grande ispirazione. Ma ci piacciono cose diverse e siamo d’accordo sul fatto che non esiste accordo per quanto riguarda cosa sia di buona qualità o cosa fa girare il mondo. È naturale che gli anziani tra di noi tendono a valorizzare il materiale che hanno ascoltato e che li ha ispirati tanto tempo fa, ma è altrettanto importante che i giovani tra di noi trovino la stessa ispirazione in quello che succede intorno a loro in questo momento. Ma le mie parole mi fanno sembrare un dinosauro, ho bisogno di rilassarmi!

Ho sempre ammirato la tua integrità musicale. È stato incredibile testimoniare la tua presenza tagliente e sarcastica ai margini del circo musicale nel corso degli anni. Volevo chiederti se la tua vita musicale è stata una lotta continua? Cosa ti ha fatto continuare? L’ambizione? Il successo? O semplicemente il bisogno di creare della musica?

Le canzoni sono un microcosmo di reinvenzioni che mi hanno catturato sin dall’inizio. Recitarle in continuazione può diventare come la recitazione di una preghiera e avere lo stesso effetto. Le canzoni sono importanti per qualificare il cuore e per alleviare la mente. Il problema principale è che ho sempre avuto pochissime ambizioni, praticamente nessuna ambizione, molto spesso ho dovuto ricordare a me stesso di essere ambizioso. Probabilmente sarebbe stato più semplice se fossi stato più ambizioso. Sicuramente è stato difficile, ma non ci ho mai fatto caso né ho mai pensato fosse una lotta continua. Piuttosto è un modo di vivere, fa parte del territorio come succede sempre per le cose che valgono. La fama, il successo mi sono sempre sembrati come una seccatura, ma mi rendo conto di averne bisogno per poter continuare il lavoro che faccio, e questo lavoro mi sembra meraviglioso e quindi ne vale la pena. Sinceramente è un segreto anche per me che cosa mi abbia fatto continuare, non lo so, sicuramente sono posseduto dalle variazioni del suono e dall’esplorazione delle parole.

Vedo che Heartbreak Pass è stato creato, registrato e mixato in molti posti differenti e che hai collaborato con numerosi musicisti da Grant Lee Phillips (Grant Lee Buffalo) a Steve Shelley (Sonic Youth). Sono i posti ad ispirarti o forse gli altri musicisti? Dove nasce la musica? È frutto di improvvisazione?

Lo sai cosa sia una racchetta da rabdomante? Veniva usata cent’anni fa per cercare l’acqua sottoterra, ma era semplicemente un ramo scolpito di un albero tenuto per l’estremità che iniziava a vibrare mentre camminavi alla ricerca dell’acqua: quando iniziava a vibrare, significava che dovevi scavare in quel posto preciso per trovare l’acqua in profondità. Succede esattamente nello stesso modo, non so come o perché succede, e diamo la colpa ad una musa, ma succede qualcosa di molto simile che trasmette le canzoni. A volte succede in una casa specifica, come quando vivevo a Cordoba, in Spagna. A volte succede mentre sono accanto ad una persona, come un’attrice che conoscevo una volta in Olanda. E a volte viene dall’ascolto delle musica di qualcun altro e la passione creativa si risveglia e ti spinge a fare qualcosa. Forse la cosa più importante è svuotarsi totalmente di tutto quello che non sia una canzone, e allora l’unica cosa che rimane saranno delle canzoni. Ma sì…la musica, come la vita, si deve improvvisare.

Howe Gelb esiste in molte incarnazioni. Sono curiosa di sapere come fai a decidere se una canzone sarà prodotta a nome tuo oppure per un album dei Giant Sand, per esempio. Cosa fa la differenza?

Non sono sicuro perché mi chiedono tutti questa domanda. Non c’è differenza, l’unica differenza è che giorno è, e chi c’è intorno per produrre la musica.

Non sono riuscita a vedere un tuo concerto dal vivo durante il tuo tour con Grant Lee Phillips e mi sto ancora mangiando le mani! Come vi siete ritrovati insieme? Phillips era il leader di un gruppo molto famoso durante gli anni novanta, i Grant Lee Buffalo. I vostri cammini si sono mai incrociati in passato o si tratta di un incontro casuale in tempi recenti?

Abbiamo fatto un tour insieme 20 anni fa e non ci siamo praticamente più visti da allora. All’epoca i suoi album venivano prodotti dalle grandi etichette e la sua voce meravigliosa e le sue melodie accattivanti sono andate molto bene. Al contrario i miei 2 album prodotti da una grande etichetta discografica non sono mai stati distribuiti negli anni novanta e io ho continuato nello stesso modo di sempre. E adesso eccoci dopo tanto tempo nel futuro, e non importa cosa è successo a noi due negli anni ’90, adesso siamo entrambi nella stessa situazione. Mi sono divertito molto durante il tempo trascorso con Grant Lee, è una persona molto divertente lontano dal palco, e io ho sempre ammirato abilità compositive come la sue e le voci come la sua, ma non lavoro nello stesso modo. Solo a me piace arrivare all’ultimo minuto quando sono in viaggio, mentre a lui piace essere sempre in anticipo. È stato divertente sopravvivere alla nostra esperienza insieme (ride, nda).

Grant Lee Phillips ha partecipato ad una delle canzoni di Heartbreak Pass, Heaventually. E mi sembra che anche un artista italiano, Vinicio Capossela, abbia contribuito alla stessa canzone. Sei come un campo magnetico che riesce ad attirare tanti artisti di talento completamente differenti tra di loro. Per quanto riguarda i due artisti che ho appena citato, si tratta di una partecipazione isolata oppure hai partecipato a tua volta alle loro creazioni?

Non so perché sono fortunato in questo modo, forse alla base di tutto c’è la purezza della canzone che condividiamo e riconosciamo in noi come si riconosce un fratello, a volte come si riconosce un amante; forse è come un fiume in cui nuotiamo, per sopraffare la corrente e godere della forza ascensionale, e con il passare del tempo il fiume si muove sempre più veloce verso la cascata. Tornando a noi, sì, ho contribuito all’ultimo album che Vinicio stava preparando. Mi piace molto la sua compagnia, e adoro la cucina di sua madre.

La tua produzione musicale è impressionante sia per quanto riguarda la varietà che il volume. Per la tua abilità di creare delle canzoni magicamente anche dagli eventi semplici della vita quotidiana, in qualche modo ho l’impressione che la tua vita sia come un musical. Quindi, ti posso chiedere: la tua musica è come un musical o forse dovrei dire come un’opera lirica? Ti rivolgi alla tua famiglia cantando invece di parlare con loro? E ti rispondono cantando? Pensavo al duetto con tua figlia Talula in Forever and Always.

(ride, nda) Assolutamente no! Eppure penso che tutta la musica nella nostra testa sia la colonna sonora della nostra esistenza che ha inizio quando le nostre orecchie iniziano a funzionare nel ventre delle nostre madri. E dopo qualche decade, dopo la nostra nascita, troviamo il modo di attivare anche la musica fuori dalla nostra testa. Ho notato che mia figlia, la più giovane, possiede le capacità e quindi aspetto un segno. Quando ha creato quel verso non lo sapeva, ma io l’ho riconosciuto e gliel’ho fatto notare, e si è veramente entusiasmata e abbiamo continuato insieme.

E per finire, per caso il tuo viaggio musicale con i Giant Sand è giunto ad una conclusione come si potrebbe concludere dal messaggio sul tuo sito, oppure c’è ancora spazio per una nuova versione dei Giant Sand?

Semplicemente stavo suggerendo che ogni precedente incarnazione dei Giant Sand si è conclusa, e questa è l’attuale, la nuova versione e la versione che ha bisogno della mia attenzione. Giant Sand non è un gruppo musicale. Giant Sand è un momento ed un posto, è una stagione, una cometa, qualcosa che ritorna tutto il tempo per visitarmi o consumarmi. E va bene così, tra una visita dei Giant Sand e l’altra arrivo ad un’altra destinazione.

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