Editoriale 281: L’inquinamento editoriale

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Craig Silverman è un giornalista canadese. Passato anche in Italia per qualche convegno. Ha quel tipo di faccia pulita e anonima che certi tipi del Nord America sembrano avere. È quello che in certe parti d’Italia si definirebbe un “precisini”. Svolge il suo mestiere con passione e accuratezza. Così tanta che ha fondato il blog “Regret the Error” e il sito poynter.org dove argomenta e raccoglie magagne dell’informazione mondiale. Notizie non verificate. Confuse. Bufale. E le posiziona sotto una lente d’ingrandimento globale.

Qualche settimana fa. Sono a Bologna. Sto tenendo un workshop sul music writing. Chiudiamo la lezione leggendo un articolo appena pubblicato da uno dei più diffusi quotidiani nazionali. Il più diffuso direi. Uscito tra le pagine di cronache dal mondo. Un pezzo sul ritrovato boom del vinile. Finiamo di leggere l’articolo e chiedo ai ragazzi: allora, come vi sembra? All’unisono mi dicono: beh, un buon pezzo, interessante.

Poco prima di Natale 2014 con le firme che costituiscono la redazione di “Rumore” abbiamo ragionato su uno speciale (poi pubblicato) sul peggio dell’anno che si stava chiudendo. Partito il dibattito a un certo punto qualcuno ha buttato lì come tema da smontare: il ritrovato boom del vinile. Poi ci abbiamo ragionato. Abbiamo grande rispetto per i nostri lettori, voi, persone in molti casi ancora abituate al desueto (purtroppo) atto di comprare dischi. Scrivere qualcosa contro il vinile a chi ama e vive per la musica tanto da investire tempo e capitali – se espresso male – rischiava di suonare come una presa di posizione gratuita. Abbiamo desistito.

Mentre scrivo, proprio in questi giorni è stato appena pubblicato l’ultimo libro di Luca Sofri, Notizie che non lo erano (Rizzoli, euro 16,00). Evoluzione/proseguimento cartaceo di una rubrica tenuta da Luca tra carta e web negli anni passati. Il libro fa cappottare dal ridere e lascia sbigottiti appena si scoperchia il meccanismo con cui notizie infondate invadono il mondo della stampa e della rete su base (anche qui, purtroppo) globale. Tutto molto ben documentato e smontato, pezzo per pezzo. A Bologna leggiamo il pezzo sul vinile del famoso quotidiano bla bla bla parecchi giorni prima dell’uscita del libro in questione. Dopo aver raccolto il generale apprezzamento degli studenti chiedo loro alcune cose: 1) Come mai certe fonti nel pezzo vengono dichiarate e altre no? 2) Non è forse anni che leggiamo lo stesso pezzo sullo stesso tema? 3) Se l’anno scorso, poniamo, si è venduto un vinile in tutto il mondo e quest’anno se ne vendono due – vista l’irrisoria quota di mercato globale rappresentata dallo smercio di vinili – non è strumentalizzante, per quanto corretto, dire che l’aumento delle vendite è del 100%? Chiaro che è matematicamente vero, ma era un vinile e ora sono due… 4) Noel Gallagher è l’ex cantante degli Oasis? 5) Possibile che l’articolo non usi come focus l’unica vera ragione per cui esisterebbe questo cosiddetto boom: ossia il fatto che il vinile essendo un prodotto vintage e non duplicabile (a differenza del cd e della musicassetta) viene ormai considerato nella contemporaneità come un oggetto di design?

Poste queste domande e ragionatoci su i ragazzi alla fine erano d’accordo con me sulla sostanziale opacità dell’articolo: uno di quei pezzi che elabora a fini propri certi dati per giustificare l’esistenza stessa dell’articolo. Forse quello speciale sul presunto boom del vinile avremmo dovuto scriverlo e pubblicarlo.

Nell’articolo il giornalista – di cui conta il comportamento come spia di un sistema, più che la sua l’identità – scrive che il disco nuovo di Noel Gallagher, ex cantante degli Oasis, sta andando molto bene in vinile, tanto da risultare il titolo inglese più venduto in patria al momento dell’uscita del pezzo. Seccato da tale confusione scrivo un tweet coinvolgendo il giornalista in questione. Gli dico: ma non è un po’ impreciso l’intero pezzo? Mi risponde tempo zero: perché? Gli dico: Noel Gallagher non è la voce degli Oasis. Vivi in Inghilterra da un secolo, lo fai di mestiere, come è possibile un tale errore? Mi risponde di nuovo: copia e incolla la pagina Wikipedia degli Oasis. Dove c’è scritto che Noel ha cantato nella band. Certo, penso io, ha anche cantato, ma era l’autore e la seconda voce. Liam era il cantante. L’intrigante storia finisce qui. I ragazzi sorridono. Ripetiamo ad alta voce: il più venduto quotidiano italiano. Che usa come unica fonte, senza incrociarne altre, una pagina Wikipedia. E lo dichiara pure. Una delle prime cose da non fare e che insegnano in qualsiasi redazione.

Chissà che ne direbbe Luca Sofri. O Craig Silverman. Nel dubbio Luca ha fatto scrivere a Craig la prefazione al suo libro. Scrive Silverman: “La mia esperienza è che le organizzazioni giornalistiche comincino a rendersi conto che stanno inquinando il flusso dell’informazione, e che si può e si deve  smettere di farlo. Le organizzazioni che seguono già buone pratiche dovrebbero invece riconoscere che possono – e devono – impegnarsi di più nell’affrontare le notizie e i rumors emergenti per aiutare a creare una conoscenza reale e a diffondere la verità. Non ci sono scusanti. Possiamo e dobbiamo fare meglio”. Concordo e sottoscrivo. Ma aggiungo: che succede però se ormai anche i lettori più attenti non si accorgono di panzane e scaltrezze o non richiedono più il filtro necessario?

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