Leggi un estratto di Let Them Eat Chaos di Kate Tempest

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Let Them Eat Chaos è il nuovo libro di Kate Tempest, pubblicato in Italia da e/o, con la traduzione di Riccardo Duranti. Il poema, “scritto per essere letto ad alta voce”, segue sette personaggi nel corso di una notte per le strade di una Londra che diventa “il luogo letterario dove la musica, la poesia e la politica si incontrano, dove personaggi duri, speciali e commoventi prendono vita”.
Qui sotto potete leggerne un estratto:

In qualsiasi momento, nel bel mezzo di una città,
ci sono milioni di rivelazioni,
nel mondo che s’intravede sfocato dietro la tenda
e nel mondo dentro la persona
Qualcosa trema.
La cucciolata nel vicolo canta.

La gente s’incontra per caso, s’innamora, si separa.
Minorenni ubriachi passeggiano nel parco e osservano l’oscurità che cala.
Chi è al lavoro controlla l’orologio, giocherella con la penna Parker
le nonne intanto tirano sul prezzo coi tizi del mercato.

Qui, dove i ragazzini giocano e ridono fino a venir meno,
è tutto un inseguirsi di baci e di balli
finché arrivano gli sbagli e le stanze in penombra.
Troppo in fretta troppo presto
troppo piano troppo a lungo
Andiamo in giro tutto il giorno
ma non riusciamo
ad andare
avanti

C’è qualcun altro sveglio?
Rispunterà mai il giorno?

Vasi di fiori traboccanti.
Paletti di staccionata.
Numeri civici decorati.

Motocicletta sotto un’incerata.
Una Punto scassata.

Pali della porta dipinti su quella serranda verde di garage.
Su quel cassonetto con le ruote c’è un arcobaleno.
Quella finestra è piena di adesivi.

Appartamenti eleganti. Appartamenti rozzi.
Appartamenti dove i gatti non sono mai abbastanza,
sapete, diciassette gattaiole.
Appartamenti ricchi, appartamenti senza un soldo.
Appartamenti nuovi.
Appartamenti vecchi.
Appartamenti di lusso su misura.
E appartamenti che non ci si crede.

Pensionati, bimbi piccoli.
Immigrati e inglesi.
Famiglia con sei figli.
Donna d’affari sola.

Tutti qui cercano di sbarcare il lunario, anche a fatica.
Lavolpesischiacciacontroilmurodelvicoloerimaneimmobile, annusando l’aria.

Rami nudi oscillano in un giardino.
Il battaglio a bocca di leone si muove con il vento.
La luce dei lampioni rimbalza sul cartello Attenti al cane.
Le lattine di birra e i pacchetti di patatine ballano con le foglie morte.
Sono le 4 e 18 del mattino.
In questo preciso momento, in questa stessa strada,
Sette persone diverse in sette appartamenti diversi
sono sveglie.

Non riescono a dormire.

Di tutte le persone in tutte queste case,
solo queste sette sono sveglie.

Rabbrividiscono nel cuore della notte,
contando le pecore dei loro stupidi sbagli.

C’è qualcun altro sveglio?
Rispunterà mai il giorno?

C’è qualcun altro
sveglio?

Rispunterà mai
il giorno?

Partiamo dall’angolo,
dando le spalle al muro
accanto alla vecchia cabina telefonica
dove il barbone lascia il proprio giaciglio.

La strada si apre davanti a voi
Fiancheggiata da case e appartamenti.
Percorretela;
passate davanti al giardino con le roulotte,
là, dietro la siepe.
Nella casa di fronte:
pilastro del cancelletto nero
con una rana di cemento appollaiata in cima.

Entrate nel corridoio,
carta da parati vecchia,
giallo nicotina.

Salite le scale, traballanti,
cariche di storia.
Qui all’ultimo piano – fiori sul davanzale,
il venticello
smuove i petali
che fissano le strade urbane.

Jemma è sveglia.
Cosa l’ha svegliata?
Occhi spalancati.
La luce dei lampioni s’insinua lenta tra gli scuri rotti.

Lei la osserva ondeggiare sulla moquette lisa,
e nella penombra della stanza si tiene stretta.
Fa freddo.
S’infila le mani sotto le ascelle,
E Jemma sta pensando

Prima di diventare grande ero un
piccolo disastro,
rivendevo in giro tutto quello che riuscivo
ad arraffare con i miei sudici mezzi guanti.

Ketamina a colazione,
ragazzacce con cui fare bisboccia.
Facevo loro occhioni da cucciolo
per l’acido che tenevano in punta di dita.

Teste infilate nella cassa dei bassi.
Labbra senza volto,
sempre più sfacciate,
mezze cotte in pasticceria
a mangiare paste.

Disperata per qualcuno
che mi potesse salvare.
Ma non volevo mai davvero quel che riuscivano a darmi.

Bollivo nel gelo dell’alba.
Sudavo in fila per il sussidio.
Sputacchiavo come i cattivi delle pantomime,
scarpe vecchie,
denti guasti.
Bevevo sotto la pioggia con i miei fantasmi,
me ne stavo seduta in fondo all’aula,
praticamente in coma.

I cattivi che ho sulla schiena nel buio
mi stringono forte,
tu, invece, non mi hai mai tenuta stretta.
Ho fatto certe cose che ho giurato di non dire mai.
Quella sera che hai tentato di ammazzarmi,
d’investirmi con la macchina nella neve.
Non m’ero resa conto
fino a che punto potevi arrivare.

Tutti i giorni che ho vissuto
rivivono nel giorno
in cui mi sveglio.

I miei sogni sono tutti incasinati e pieni di urla
ma ora sto bene.

La felicità regna
i suoi carri riescono a trainarmi.
Sì, ho un futuro luminoso
ma il mio passato cerca di rovinarmi.

Ci ho provato a cambiare
ma lo so già,
se sei buono con me,
ti lascio in libertà.
Ci ho provato a combattere
ma ci scommetto su:
se sei cattivo con me
mi piaci ancor di più.

Ho visto certe cose
quand’ero ragazzina che mi hanno fatta
diventare quella che sono oggi

Le sento con me
ogni giorno
perché se provi
a scappare

Scappano assieme a te
passo dopo passo
poi ti fanno lo sgambetto
e ti trascinano con la faccia

Nella melma
di tutte le occasioni sprecate
di tutti
i sapori più amari.

Ho il cuore ricoperto
di nomi scritti con lo spray
di tutti gli amici
che si sono persi per strada
Niente cambia,
tutto resta,
si mangia la tua forza
e alimenta la vergogna

Voglio solo
qualcuno così grande
da fare di me
tutto quel che non sono

Però gli unici che
ci sono per me
sono solo quelli che
non dovrebbero esserci.

Redazione Rumore
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