Spring Attitude 2023, finché c’è musica è sempre primavera

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Studio Murena, Lucio Corsi, Bud Spencer Blues Explosion, sono stati fra i protagonisti dell’edizione 2023 dello Spring Attitude Festival (23 e 24 settembre), nella suggestiva location degli Studi di Cinecittà a Roma

RUMORE COVER FB NATALE 2023

di Maria Stocchi

Quest’anno lo Spring Attitude ha scelto di rappresentarsi con il nome Naturae, un plurale latino che potesse racchiudere in sé le sue diverse anime: due palchi, il Molinari stage e lo Spring Attitude stage, tra i quali alternarsi di continuo, senza neanche un minuto di pausa tra un set e l’altro, o di ritardo sulla scaletta, a ospitare una pluralità di voci e approcci musicali, in armonia tra loro anche nella diversità, in un buon equilibrio tra live e dj set, con accostamenti talvolta fluidi, altri più coraggiosi, dal pomeriggio a notte fonda.

Tanti gli artisti e le artiste che si sono alternati tra i due palchi, e di generi diversi: a dare il via ufficiale alla giornata di sabato sono stati gli Archivio Futuro, con le loro sonorità tra l’epico, l’acustico e l’elettronico. A seguire Valentino, accompagnato dai beat potenti e techno del producer Arssalendo, scatenatissimo dietro alla console; Marco Fracasia, con i suoi brani indie old-style; Ibisco, che ha portato in scena un post-cantautorato in bianco e nero, profondo e tagliente; Maria Chiara Argirò, artista romana di base a Londra, accompagnata da tromba e batteria, con un set raffinato e brillante incentrato sul suo album Forest City (2022, Innovative Leisure): pezzi ispirati alla natura e al suo rapporto con l’urbano, la dualità, il progresso, a cavallo tra jazz ed elettronica, fatti di suoni organici quanto robotici e futuristici, contemporaneamente immerso sia nel verde che nel traffico – perfetto per lo spirito del festival. Poi, all’improvviso, una sterzata sonora: salgono sul Molinari stage i Parbleu, che tra sound equatoriali, vestiti colorati, un groove funky e solare, un gigantesco mare blu sullo sfondo e un’allegria generale e irresistibile, hanno fatto credere per un attimo che fosse ancora estate. Hanno ballato tutti, per loro: dai rockettari in borchie alle ragazze in tulle viola e calzini arcobaleno.

Da un intermezzo funk si passa all’alt-rock più rumoroso con i Bud Spencer Blues Explosion, duo fondato da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, che si confermano sempre rumorosissimi, elettrici e impeccabili, per poi lasciare spazio agli attesissimi headliner del Molinari stage, i Verdena: la storica band alternative ha proposto un concerto fatto principalmente dei brani del loro ultimo successo, Volevo Magia (2023, Capitol Records/Universal), alternando momenti distorti e psichedelici ad altri più morbidi e distesi.

Chiusa la parentesi alt, arrivano le console. Come per i Parbleu, anche gli Acid Arab hanno messo tutti d’accordo: il loro dj set acid house e spacca-casse sembra davvero immergere antiche melodie mediorientali in un acido radioattivo, trasformandole in mutanti elettronici. Continua a far ballare tutto il pubblico l’eclettica dj, producer e polistrumentista parigina Chloé Caillet, che trasporta chi l’ascolta in un club raffinato, di alta moda. A concludere la prima serata è stata Peggy Gou, dj sudcoreana di base a Berlino, in vetta alle classifiche con il singolo (It goes like) Nanana, fenomeno del momento per il modo della musica elettronica. Sono tutti lì per lei, armati di magliette e cartelloni, per ballare sui suoi brani tanto moderni quanto old school. Per la seconda serata spicca la presenza femminile: prima di tutte Giin, giovanissima artista romana che sembra sbucata direttamente dagli anni ’90 e da un concerto delle Hole, poi Anna Carol, con il suo pop cantautorale dall’atmosfera rarefatta.

Seguono gli Studio Murena – i protagonisti della copertina di Rumore #376: la band mescola brillantemente la morbidezza del jazz agli spigoli e le ferite aperte dell’hip hop, portato sul palco dai testi del MC Carma, in un incontro sonoro che lascia senza fiato, per uno show suggestivo e impeccabile. Prendono poi la scena Ele A e i suoi inconfondibili occhiali da sole: porta sul Molinari stage il suo EP Globo (2023, Believe) con una bravura e a una presenza scenica non indifferenti, anche se accompagnate, a tratti, da una tenera timidezza. È seguita da Bluem, cantautrice e produttrice sarda di base a Londra, le cui con sonorità cuciono insieme ancestrale, femminile, selvaggio e alieno. I Fuera, subito dopo, spaccano i timpani. Probabilmente un po’ troppo giullari, ma il pubblico è comunque in visibilio per loro, che sul palco mescolano di tutto: techno, trap, jazz, ambient e follia pura. La scia urban-elettronica si spezza di colpo con Lucio Corsi, piacevole figura controcorrente della serata (forse dell’intero festival): il live di Corsi e della sua banda, come gli piace definire i sei musicisti che lo accompagnano dei tempi del liceo, è un mix di testi brillanti e dolcissimi, schitarrate glam e assoli spettinacapelli.

Dopo Corsi, Tutti Fenomeni, che riporta al sound per poco interrotto. È l’unica data estiva del suo Antidoto alla morte tour. Sorprende che, mentre sfoggia i suoi testi dissacranti e satirici che non risparmiano nessuno, in grado anche di sfiorare il macabro, passi metà del live quasi a testa china, come fosse un po’ in imbarazzo. Sorprende sì, ma fino a un certo punto, visto che Giorgio Quarzo Garascio fa del contraddittorio la sua cifra stilistica. L’atmosfera elettronica ha iniziato a scaldarsi nuovamente grazie al dj, pittore e producer tedesco Christian Löfflere al suo set soave, ambient. Poi, finalmente, arrivano sul Molinari stage i Moderat, il live più atteso della giornata. Il supergruppo tedesco offre uno concerto d’eccellenza: un incredibile viaggio visuale e sonoro; un intreccio di luci, musica e visual art che lasciano a bocca aperta.

A chiudere l’edizione 2023 dello Spring Attitude sono stati prima Meg, con il suo ultimo album Vesuvia (2022, Asian Fake/Sony Music), poi Anna Müller e Paul Wallner, insieme HVOB (Her Voice Over Boys), con un set avvolgente, ipnotico, perfetto per chi ama il lato più emotivo dell’elettronica da dancefloor.
Due giornate che hanno davvero portato avanti lo spirito del festival, fatto di contaminazione, scambio, e soprattutto di voglia di divertirsi e ballare e cantare ancora, anche se è ormai autunno, almeno sulla carta. Perchè ancora estate finché lo si vuole, e finché c’è musica può sempre essere primavera.

Redazione Rumore
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