Intervista a The Thugs e Similou: “La musica che arriva da un non meglio precisato estero non è necessariamente migliore”

Date:

Similou The thugs

The Thugs e Similou hanno recentemente pubblicato i loro ultimi album, ma le collaborazioni tra di loro sono frequenti, quindi intervistarli assieme è stato più che naturale, una sorta di split.

RUMORE COVER FB NATALE 2023

di Renato Failla

La Love Boat Records & Buttons si muove da sempre nell’ambito della cosiddetta musica underground, per riportare in superficie quei lavori catalogati come “diversi”, quando il concetto di diverso da noi è tutto ciò che non sia pop. Le ultime due uscite, segnalate già sulle nostre pagine, quella di Similou con Inferno Bizzarro e The Thugs con Holy Cobra Dub, oltre ad uno split (la cui copertina è l’immagine di questo articolo) che li vede insieme, sono l’occasione per conoscere meglio anche la stessa etichetta attraverso le voci di Nicola Giunta (The Thugs) e Vincenzo Marmando (Similou), in un’intervista doppia che serve a confermare quanto la scelta della Love Boat Records & Buttons di pubblicare insieme gli album di questi due artisti sia stata una scelta azzeccata.

Due progetti differenti ma che si ritrovano in due momenti specifici: la stessa etichetta e lo split in cui ognuno interpreta l’altro. Cosa ha mosso una scelta e l’altra?

The Thugs: “Andrea (Pomini), che segue da tempo l’attività del mio progetto Lay Llamas, poco più di un anno fa in occasione dell’uscita del disco Goud (Black Sweat Records, 2022) scrisse una recensione che mi piacque molto così lo contattai per ringraziarlo. In quell’occasione gli feci ascoltare le uniche due tracce già finite a nome The Thugs e mi disse subito: facciamo un disco! Accoppiare il disco The Thugs a quello di Similou è stata un’idea di Andrea che trovo molto azzeccata. Entrambi i progetti condividono una visione lisergica e weird di due generi ben codificati (il dub nel mio caso, l’exotica/library per il progetto di Vincenzo). Entrambi i dischi poi si rifanno ad un immaginario esotico, escapista, misterioso”. 

Similou: “Andrea è un caro amico da molti anni, abbiamo sempre pensato di collaborare in qualche modo e finalmente ce l’abbiamo fatta. Quando mi ha proposto di lavorare su un pezzo di Nicola (The Thugs, nda) ho accettato subito e la cosa mi ha molto divertito. Ho cercato di operare per sottrazione, considerando che il dub è per definizione già un rework. Ringrazio molto Nicola per il suo rework del mio pezzo e Billy Bogus & Federico Bologna e Gasbah per i remix pubblicati”.

Sono molto fissato con i sample, con “l’arte di fare canzoni con altre canzoni”, un metodo creativo che da un punto di vista grafico lo rivedo nei collage. Da una parte c’è Similou che usa i sample nel disco, dall’altra The Thugs che lo fa attraverso il collage per la copertina del disco. Dov’è la differenza tra interpretare, rielaborare e imitare pedissequamente se non copiare spudoratamente?  

The Thugs: “La differenza direi che è molto semplice. Se utilizzi qualcosa senza aggiungervi un elemento nuovo e personale che la arricchisca allora siamo al grado più basso. Mi viene da pensare alla marea di sample pack che circolano al giorno d’oggi e che contengono migliaia di suoni, loop e riff già pronti da usare tramite una qualsiasi DAW. Spesso infatti molta gente utilizza questo materiale senza apportarvi nessuna modifica. Per me questo è qualcosa che sta al di sotto dell’imitazione pedissequa, è pura e semplice mancanza di idee. Per The Thugs anche io ho utilizzato loop, sample e filtri – non digitali – diciamo però che ho provato a personalizzarli più possibile”.  

Similou: “Mi sono abituato all’idea che vale tutto. Non è il momento storico di formalizzarsi o restare attaccati a vecchie categorie. Quando scrivo uso i mezzi che ho a disposizione e a volte si tratta di citazioni, sample o plagi conclamati. Per esempio il riff del mio pezzo fire/flames è identico a quello di Jitterbug Waltz di Fats Waller, un capolavoro del 1942. Spesso nemmeno l’idea di partenza è mia ma lo diventa a un certo punto del processo creativo. L’unica regola che mi sono imposto è di rispettare in qualche modo l’originale. Per esempio in questo disco non ho mai effettato o alterato (velocità, pitch o altro) i campioni”. 

In entrambi gli album il punto di partenza è l’artigianalità della produzione, saper lavorare un “oggetto” con le conoscenze tecniche ma lasciando spazio all’aspetto più umano che si riflette in un suono meno artefatto. È una pratica che ha ancora più valore oggi di come potesse averla negli ultimi vent’anni del 900 oppure si rischia di essere accorpati ai ventenni che lavorano a casa con un laptop e un sequencer? 

T.T.: “Non so se abbia più valore, di sicuro è la pratica che conosco meglio. Mi pare ci sia un fattore generazionale che entra in gioco: io ho 44 anni e la mia formazione prevede un approccio maggiormente legato allo strumento forse, un ventenne magari si troverà più a suo agio con un laptop. Ciò non toglie che ci siano ventenni che fanno cose meravigliose con i loro laptop e quarantenni che partoriscono enormi minchiate utilizzando quintali di strumenti analogici”. 

S.: “Premetto che questo disco è interamente registrato e in gran parte mixato con un’app multitraccia su un ‘vecchio’ iPhone X. All’inizio mi vergognavo di questa cosa ma adesso che il disco è uscito mi sento di dirlo con tranquillità. L’aspetto umano è una componente molto rilevante nei miei ascolti, la fedeltà del suono invece è trascurabile in molti casi. Provengo da una cultura che ha fatto del lo-fi una specie di bandiera. Insomma, il telefonino è un lusso a confronto di come sono stati registrati tanti fra i miei dischi preferiti. Ho sempre registrato in casa col computer o con un 4 tracce a cassetta, usare il telefono per scrivere arrangiare e registrare tutto allo stesso tempo è una cosa diversa. Il suono è più fine, già un po’ compresso, devi fare i conti con questo dato di partenza. Diciamo che ho lavorato sui limiti del mezzo. Poi ho masterizzato tutto a Berlino dove suonano bene anche i rutti”.

Con i diversi progetti entrambi avete attraversato un periodo significativo per la musica in Italia. Ci sono state rivoluzioni enormi in questi primi venti anni del nuovo millennio: che idea vi siete fatti dello stato di salute della musica in Italia? 

T.T.: “A questo proposito il mio punto di vista è molto semplice: credo che ogni epoca produca buona musica così come ne produce di brutta o quantomeno superflua. Non penso ci siano età dell’oro ed epoche buie. All’attualità il discorso credo si sia spostato su cosa è di moda ascoltare e cosa non lo è. Ma in questo caso forse sarebbe più indicato girare la domanda a coloro i quali fanno, o dovrebbero far girare la musica: giornalisti, etichette, promoter, radio, ecc.”. 

S.: “Le cose interessanti gira gira arrivano sempre dall’underground e sono contento di conoscere realtà indipendenti straordinarie che combattono dalla parte del Bene. La prima che mi viene in mente, a parte Love Boat Records, è il collettivo Misto Mame perché ne fa parte Adriano Cava che suonerà con la band di Similou”.

E all’estero? 

T.T.: “Stesso discorso. La musica che arriva da un non meglio precisato estero non è necessariamente migliore. Se questa è l’impressione che abbiamo di solito magari è solo perché i vettori musicali di cui sopra riescono ad intercettare e veicolare meglio certe proposte musicali”.  

S.: “Quanto all’estero, spero che Similou mi ci riporti a fare concerti al più presto!”

A proposito di altri progetti, dal lavoro di gruppo al percorso solista. Quali le motivazioni che hanno spinto a percorrere questa nuova strada? 

T.T.: “L’idea di fare un disco dub mi girava in testa da tempo. Con Lay Llamas ho già pubblicato varie tracce di ispirazione dub nel corso degli anni. Ma stavolta volevo fosse un lavoro espressamente dub-oriented, fin dal titolo. Adoro l’immaginario che ruota attorno alla produzione dei dischi dub giamaicani degli anni ’70 e primi ’80. Le sonorità, gli artwork, gli strumenti, le trovate strumentali assolutamente folli… roba da visionari assoluti! Ovviamente ho provato a metterci del mio, Holy Cobra Dub non è un disco di dub classico a tutti gli effetti. La nebbia occult-psichedelica è sempre presente”.  

S.: “Ho sempre scritto e registrato da solo in casa, quindi direi che non è una strada nuova. Lasciare i Movie Star Junkies mi ha dato l’impulso a chiudere un disco intero, altrimenti rischiavo di smettere. Ma in realtà scrivere in maniera diciamo quasi afinalistica resta il mio hobby preferito. 

Alcune volte accade che dopo la pubblicazione del disco, riascoltandolo a mente fredda e magari con un certo distacco perché ormai il cordone ombelicale è stato tagliato, si trovino delle imperfezioni rispetto alla personale aspettativa. Cosa vi piace veramente tanto del lavoro e cosa un po’ meno? 

T.T.: “Avendo la fortuna di poter registrare e produrre in casa la mia musica ho modo di ascoltare, rivedere ed eventualmente modificare le tracce che pubblicherò. Con questo ovviamente non voglio affermare che i miei dischi siano perfetti in senso assoluto, ci mancherebbe. Dico solo che quando arrivo a consegnare il mix finale all’etichetta di solito ho valutato una serie di parametri che mi fanno apprezzare il disco anche a diversi anni di distanza dalla sua uscita. Per The Thugs è successo esattamente questo”. 

S.: “Credo che le due cose coincidano, purtroppo. In questo disco riconosco qualche mio pregio e tanti difetti. Tipo il fatto di approfondire troppo certe cose e altre lasciarle in sospeso, di non dare sempre il respiro giusto. È come una foto in cui non sei venuto granché ma puoi dire: almeno  mi si riconosce”.  

C’è anche una forte connotazione politica e sociale (che poi sono l’una lo specchio dell’altra) nei lavori di entrambi. È anche importante fare politica con la musica? 

T.T.: “Piuttosto direi che è inevitabile”. 

S.: “Direi piuttosto che c’è la descrizione di un’esplorazione solitaria, che dovrebbe essere il punto di partenza delle scelte politiche di ognuno. Mi interessano gli spunti di riflessione che la musica ti dà sulla tua vera natura, su cosa ti accomuna agli altri e cosa invece ti definisce, su quale livello di “stranezza” e diversità riesci ad accettare e, al limite, amare. Quindi politici ma in senso lato”. 

Stessa etichetta, uno split in cui ognuno interpreta l’altro, e stessa data di pubblicazione: c’è un po’ di esoterismo in questo?

T.T.: “Come ti dicevo prima, li trovo due progetti molto simili a livello sia sonoro che estetico. Fanno parte dello stesso blob fatto di mondi immaginari, pseudo-storia, fantasmi esotici. Se li ascolti entrambi di seguito, come un unico disco, ti renderai conto che in qualche misura vengono fuori dallo stesso calderone”. 

S.: “Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale e i ciarlatani”

Se doveste spiegare ad una persona totalmente ignorante musicalmente, che non distingue un brano pop da uno rock per intenderci, come raccontereste il disco? 

T.T.: “Hai presente le avventure di Sandokan e Tremal Naik? Bene, pensa ad una colonna sonora per un film ambientato in Giamaica dove loro sono i cattivi. Ecco”. 

S.: “Musica per sminchiare definitivamente la leva del vibrato”.

Ultimo pensiero a ruota libera. 

The Thugs: “”KALI IS OUR GOD!”.

Similou: “Attaccate un bersaglio alla porta di casa vostra e potete stare certi che ci tireranno contro”.

Redazione Rumore
Redazione Rumorehttps://rumoremag.com
Rumore è da oltre 30 anni il mensile di riferimento per la cultura alternativa italiana. Musica (rock, alternative, metal, indie, elettronica, avanguardia, hip hop), soprattutto, ma anche libri, cinema, fumetti, tecnologia e arte. Per chi non si accontenta del “rumore” di sottofondo della quotidianità offerto dagli altri magazine.

PIÙ LETTI

More like this
Related

Blur, secondo Damon Albarn il concerto al Coachella potrebbe essere stato l’ultimo

Durante il secondo concerto dei Blur al Coachella, Damon Albarn ha detto che probabilmente sarà l'ultimo della band

Thom Yorke, in uscita la colonna sonora del film di Daniele Luchetti Confidenza

La colonna sonora composta da Thom Yorke per il nuovo film di Daniele Luchetti uscirà per XL Recordings ad aprile in digitale e a luglio nei formati fisici

La vita in negativo nel video HK dei Plastic Palms, in anteprima

HK è il nuovo video dei Plastic Palms in attesa del nuovo EP, Flip Haus

Dentro il videogioco dei Couchgagzzz, nel video di Digimon, in anteprima

Digimon è il nuovo video della band CouchgagzzzDigimon è...