Il regno animale di Andrea Laszlo De Simone & Thomas Cailley

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(Credit: Biografilm 24)

Andrea Laszlo De Simone e Thomas Cailley raccontano com’è nata la colonna sonora de Il Regno Animale

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di Maria Stocchi

Andrea Laszlo De Simone è un po’ come un animale raro: sceglie lui stesso quando farsi vedere, dove, per quanto tempo e per quale preciso motivo. Non si manifesta se non lo ritiene opportuno, se la cosa non ha un senso concreto, conscio che non è nel mostrarsi che risiede l’essenza e l’atto del nostro esistere. Quella è una convinzione recente, e non ha mai fatto per lui.

Due album e un EP in stile suite all’attivo (Ecce Homo del 2012, Uomo Donna del 2017 e Immensità del 2020; il primo autoprodotto, gli altri con 42Records), più alcuni singoli, come le acclamate Vivo e I Nostri Giorni. Una carriera di successi, sempre più tesa verso l’interno che verso l’esterno. Poi la pausa annunciata nel 2021, piena di gratitudine verso il suo pubblico ma indefinita nel tempo, per dedicarsi alla sua famiglia. È proprio in questa finestra temporale che il registra francese Thomas Cailley gli ha presentato, tramite l’editore Raphael Burger, la sceneggiatura del suo secondo film, Il Regno Animale, scritta con Pauline Munier.

Nonostante la pausa promessa, nonostante non l’abbia dichiarato in nessuna intervista e in nessuna pagina social fino alla pubblicazione avvenuta all’improvviso su tutte le piattaforme il 4 ottobre scorso, in corrispondenza con l’uscita del film nelle sale francesi (completa di un brano aggiuntivo, Il Regno Animale, che non è presente nel film), Andrea ha iniziato a lavorare alla sua colonna sonora (la seconda prova per lui, che nel 2021 aveva già lavorato a quella del film Promises di Amanda Sthers). 

“[Dopo aver letto la sceneggiatura, NdA] Mi sono reso conto che non potevo rifiutare. Per fortuna la mia famiglia è stata molto comprensiva,” ci racconta Andrea durante la tavola rotonda della 20esima edizione del Biografilm Festival a Bologna, dove Il Regno Animale è stato presentato in anteprima l’8 giugno, con la distribuzione italiana a cura di I Wonder Pictures.

Ma perché proprio Andrea Laszlo De Simone? “Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura del film nel 2019”, spiega Cailley “poi è iniziata la pandemia. Nel momento dell’isolamento ho scritto per due mesi da solo. Durante il lockdown mi alzavo tutte le mattine e ascoltavo Immensità. Questa era la mia routine: mi alzavo, ascoltavo e iniziavo a scrivere. Mi ha fatto un po’ da colonna sonora. Ho amato la sua musica, e nel momento in cui ho finito la sceneggiatura gliel’ho subito inviata”.

Stima reciproca, certo, ma anche una simile visione del lavoro e del mondo: oltre ai temi trattati, molto simili a quelli d’ispirazione per Andrea (come il rapporto tra padre e figlio, tema portante nella sua musica e nel film), il regista ha anche deciso di non affidarsi a effetti speciali in stile blockbuster americano, ma di lavorare sul corpo e sulla fisicità degli attori e delle attrici, con truccatori, costumisti e costruttori di animatronic, per ridurre la digitalizzazione al minimo. Una scelta che sposa perfettamente la predilezione di Andrea Laszlo De Simone per gli strumenti analogici e la sua natura di polistrumentista.

“Questo film parla di corporeità. È estremamente fisico. La filosofia che abbiamo scelto è stata quella di rendere il più possibile ciò che vivevano i personaggi nel loro corpo. Volevo fare tutto nella maniera più naturale possibile. È molto più interessante anche per gli attori e per chi si mette in gioco”, ci dice il regista.

Far entrare un autore nel lavoro di un altro non è semplice, ma i punti in comune tra De Simone e Cailley sono molti.

“Sicuramente abbiamo la stessa maniacalità”, ci racconta Andrea “che non significa lavorare con lentezza. Il tempo è sempre nemico in queste cose. Può sembrare di lavorare con lentezza, ma in realtà si lavora al quadruplo della velocità per riuscire a raggiungere il risultato sperato nel poco tempo a disposizione. [Thomas Cailley] ha le idee molto chiare. Anche io le ho, e non sempre sono le stesse; ma il fatto che lui abbia una grande identità a livello registico e che sia stato anche un musicista ci ha permesso di avere un dialogo comprensibile. Parlavamo lingue diverse, ma non dal punto di vista pratico, quindi ci siamo intesi. Non posso prescindere dal fare musica per me; era sì musica per un film, ma era prima di tutto musica per Thomas. Le immagini possono dire un milione di cose, e la musica può cambiare il senso delle immagini in un milione di modi diversi. La prima volta che ho visto la maggior parte del film avevo una mia idea narrativa, che era ancora immacolata rispetto al sovratesto che ci avrebbe poi messo Thomas parlando con me. Una volta capito che cosa lui vedeva in quelle immagini, ho iniziato a vederle nel suo stesso modo, e poi ho lavorato secondo me”.

Grazie alla sperimentazione fatta sulla tribalità, mescolata al suo stile inconfondibile, i paesaggi sonori di in questo lavoro sono diversi rispetto alla sua discografia precedente.

“Io mi sento molto animale”, ci racconta “ma nell’habitat umano. Quando scrivo le mie canzoni, molto spesso i suoni di riferimento, di sottofondo, o che mi fanno venire in mente le melodie sono concretamente dell’umanità: i rumori del traffico, i rumori della pioggia ma sull’asfalto… invece, [il film] mi ha dato degli input diversi”.

Il risultato è stato così positivo e convincente che tra i cinque premi César vinti dal film (miglior sonoro, miglior fotografia, migliori costumi e migliori effetti speciali) c’è anche quello alla miglior colonna sonora. Andrea è stato il primo italiano ad aggiudicarsi questo prestigioso premio.

Il Regno Animale è un film che parla prima di tutto di corpi: corpi che crescono, che cambiano, che vengono cambiati, attaccati, rifiutati. Corpi umani ai quali spuntano ali, squame e zanne; che mutano in animali, in maniera lenta e inesorabile, e che cercano una nuova dimensione, sperimentano un nuovo stare nel modo – una libertà che mescola paura ed entusiasmo. Il corpo, le sue infinite possibilità e le reazioni che queste scatenano sono il cuore della storia. La colonna sonora di Andrea Laszlo De Simone è stata in grado di sostenere ed espandere questa visione, di sottolinearne ogni momento, grazie anche all’idea maturata in comunione con il regista e all’attenzione, in particolare, alla vitalità del lavoro: il massiccio uso del respiro nei brani, di field recordings, di atmosfere tribali, rispecchiano l’organicità e il messaggio del suo universo visuale.

Quando tornerà a farsi vedere Andrea Laszlo De Simone? Questo, in linea con la sua natura, non possiamo saperlo. Forse non lo vogliamo nemmeno, abituati come siamo ormai alle sue sorprese. Ci basti sapere che continua a lavorare ogni giorno, nonostante preferisca non pubblicare nulla per rivelarlo. Nell’attesa, potete fare un viaggio nel suo regno animale, e quello di Thomas Cailley, andando al cinema e ascoltando la colonna sonora del film.

Redazione Rumore
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