Intervista: Nicole Willis

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 di Francesca Mapleston

Nicole Willis – classe 1963 – è una cantante americana di musica soul, che vive quasi da sempre in Finlandia, a Helsinki. Alle sue spalle ha una carriera davvero lunga, che l’ha vista lavorare sia come solista, che in gruppi come i Repercussions e i Soul Investigators, con la quale sta attualmente suonando. Nicole, oltre a essere cantante e cantautrice, è anche una “visual artist”. Sarà in concerto con i Soul Investigators, venerdì sera all’Off di Modena, dopo i Calibro 35.

 

Come hai visto cambiare negli anni la musica soul, e il pubblico della musica soul?

Nicole Willis: “Sembra che grazie all’hip hop e al “northern soul” un certo numero di persone abbia iniziato ad interessarsi alla musica soul. Oggi ha un’attenzione ancora più grande, sia grazie agli artisti underground, sia quelli commerciali. Ma anche nella sua forma originale, questa musica ha un profilo abbastanza alto da poter attrarre l’attenzione di molta gente. La cosa che più amo dei nostri show è la vasta gamma di età che vi partecipa. Perfino dei bambini. Alcuni scoprono la musica soul per la prima volta, altri la riscoprono”.

Come cambia il processo di composizione di un album solista, rispetto a quando lavori a un disco con la band?

“Quando lavoro da solista, non sono mai solista per davvero. Sono coinvolte talmente tante persone. Specialmente mio marito Jimi Tenor. Ha la musica nel sangue. Trasuda musica. Non solo è una fonte di idee, ma è anche bravo a valutare le idee degli altri. Quando sono bloccata, lui mi fa tornare in pista: per questo non potrei mai fare a meno di lui. A volte scrive i pezzi per la sezione fiati della band, che però vanta già sei persone piacevolissime e che lavorano al top. La forza di tutti loro mi fa andare avanti”.

Quanto è profonda l’intesa tra te e i Soul Investigators?

“Sono brave persone, mi piace lavorare con loro, e passiamo un sacco di tempo insieme. Siamo amici. Certo, abbiamo tutti famiglia, per cui non è che usciamo spesso quando siamo a Helsinki. Magari tra di loro lo fanno, non lo so. Non mi va di imporre la mia presenza. Ma di certo ci divertiamo un mondo quando siamo in tour insieme”.

L’anno prossimo saranno passati vent’anni dall’uscita del tuo album di debutto. Hai in mente qualcosa per festeggiare?

“Il mio album Earth & Heaven, realizzato coi Repercussions, è uscito nel 1995. Da allora  ho lavorato con tanta gente diversa, e ho realizzato anche album solisti. Visto che allora ero in un gruppo, non so se lo definirei il mio album di debutto. È difficile da dire. Forse è Soul Makeover il mio album di debutto, ma allora l’anno prossimo saranno 15 anni… devo pensarci un po’, a questi festeggiamenti”.

NicoleWillisTorturedSoul

La title-track dell’album Keep Reachin’ Up è stata scelta per essere inserita nella playlist per la campagna di ri-elezione di Barack Obama. Ci hai parlato di persona? Ne sei stata lusingata?

“Non ho parlato con il presidente in persona. Ti immagini? Sarebbe stupendo. Forse avrei potuto provare a parlarci (in inglese Nicole fa in gioco di parole tra reach out, che vuol dire aprire un dialogo, e reached up, che somiglia al titolo della canzone in questione), ma diciamo che ero un po’ intimidita. Certamente ne sono stata lusingata. Quando me lo hanno detto mi sono messa a piangere. È stato l’onore più grande che io abbia mai avuto, e non so se mi capiterà di nuovo. Ne sono felicissima”.

Cambiando argomento, so che tu sei una visual artist. Puoi dirci qualcosa dei tuoi ultimi progetti in quest’ambito?

“In passato mi sono concentrata sulla pittura, ma più di recente ho fatto anche “soft sculptures” e realizzato dei video. La mia ultima mostra si è tenuta insieme a un altro artista, proveniente dagli Stati Uniti. Il tema americano attraversa tutta la mia mostra, che si intitola Talking Trash. È stata una sorta di reminescenza della percezione che avevo degli Stati Uniti negli anni ’70. Nella mostra c’erano immagini dell’epoca, che ritraggono anche il lato meno positivo del paese. La mostra è stata esposta nella Galleria Emil del Tampere City Museum”.

Le fonti di ispirazioni per i tuoi quadri sono molto diverse da quelle per la musica?

“In un certo senso si somigliano, specialmente se prendi in considerazione Talking Trash, e forse Tortured Soul. Ma di solito sono diverse. Penso che il mio pubblico (della mia musica) finlandese voglia vedere i due mondi – artistico e musicale – coincidere”.

Come mai non sei mai stata in tour in Italia prima d’ora?

“È puramente una questione di offerte. Amo l’Italia e sono sempre felice di venire qua. Ho anche studiato un po’ di italiano, anni fa. Per venirci in concerto, però, dobbiamo essere invitati dai promoter. Non dico quasi mai di no a un concerto, una volta che sono sistemate le questioni pratiche. Dopotutto, perchè dovrei? Se c’è domanda, siamo solo contenti di accontentare”.

I Calibro 35 suoneranno la stessa sera all’Off di Modena. Hai avuto l’occasione di conoscerli?

“Purtroppo non li ho ancora incontrati, spero di poterlo fare la sera del concerto!”.

Quali sono le canzone preferite dai tuoi fan, durante i live?

“Adorano Perfect Kind Of Love e Holding On, ma anche If This Ain’t Love. Di recente però abbiamo visto che piace molto il pezzo nuovo, Show Me How You Do The Watusi, che ci è stato d’ispirazione per la composizione dell’intero disco”.

I fan italiani adorano quando i musicisti spiccicano due parole in italiano durante i concerti. Hai preparato qualche frase?

“Effettivamente è qualcosa che dovrei fare, perchè io l’italiano un po’ l’ho studiato, ma circa 30 anni fa. Devo rispolverarlo un po’!”.

venerdì 16 maggio modena calibro e nicole

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