Rumore 370 | Novembre 2022 – The Beatles, Revolver: il disco che ha cambiato tutto

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Tutti i contenuti del numero 370 di Rumore, novembre 2022.
The Beatles, Revolver: il disco che ha cambiato tutto

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Basta la sigla, il nome, la parola: The Beatles. Il gruppo più influente della storia del rock e del pop. Basta il titolo del disco, poi: Revolver. L’album che appena dopo la metà degli anni 60, con i Fab Four ancora giovani, ha riscritto la storiografia musicale e la loro leggenda personale. Creando assieme la psichedelia e una nuova modalità di lavoro in studio di registrazione. A proposito di studi: Revolver fu inciso nei leggendari studios di Abbey Road. Per questo siamo andati fino a lì di persona, entrando dentro per vedere e raccontare un pezzo così grande di storia. Al posto di George Martin – il produttore dei Beatles, quinto uomo per antonomasia, scomparso da anni – abbiamo trovato suo figlio Giles Martin. Giles è da tempo il curatore di tutte le opere di ristampa dei quattro di Liverpool. Lo abbiamo intervistato proprio nel pomeriggio, negli stessi minuti, in cui veniva dato l’annuncio della morte della regina Elisabetta. Un momento simbolico, in cui l’iconografia storica inglese di base veniva imprevedibilmente a contatto. Giles Martin ci ha descritto il lungo lavoro eseguito per “restaurare” Revolver, compiuto negli stessi studi dove il capolavoro nacque. Non mancando di articolare quanto i Beatles sopravvissuti siano parte integrante e centrale di tutte le operazioni che riguardano oggi il loro catalogo. Partiamo quindi da un viaggio dentro Londra e gli studi di Abbey Road in giorni determinanti per la monarchia e la cronaca mondiale, per passare poi a un paio di dettagliati interventi. Da una parte un’analisi meticolosa della ristampa (a cura del filologo beatlesiano Carlo Bordone); dall’altra un lungo articolo firmato da Maurizio Blatto in cui ricostruiamo il peso specifico di Revolver e le influenze esercitate dall’album in circa 60 anni di storia musicale. Il disco che ha cambiato tutto, in definitiva. E prima volta in copertina per i Fantastici quattro sul nostro mensile. Da qui parte il numero di Rumore 370, novembre 2022

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Restando in Gran Bretagna: fra i nostri giovani inglesi preferiti da un po’ di tempo ci sono i Dry Cleaning: tornano con Stumpwork, un album che li riconferma tra le band più talentuose fra quelle emerse negli ultimi anni nel panorama europeo delle formazioni con chitarre. Le loro canzoni, brillantemente rumoriste quanto orecchiabili, hanno più di qualcosa in comune con la scuola che fu di band come i Sonic Youth o del catalogo di casa, ossia il marchio 4AD. Il nostro Francesco Vignani ha intervistato Lewis e Tom, metà esatta della band che solo un anno fa da queste parti, dicembre 2021, veniva celebrata con il disco dell’anno. Sembra passato un secolo, ma questo secondo album, ad appena un anno di distanza, ha il compito di confermare quanto di ottimo già seminato. Nonostante una copertina (del disco, s’intende) che ha fatto arricciare il naso a più di un osservatore. 

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Ci spostiamo negli Stati Uniti per fare un’immersione dentro un genere che è da sempre spina dorsale di “Rumore”: stiamo parlando dell’hardcore, nelle sue innumerevoli mutazioni. Fra i campioni del genere ci sono, ancora oggi, volti noti del passato. Si pensi per esempio agli OFF! di Keith Morris, autori di un album appena edito. Morris è un’icona del genere (anagraficamente in viaggio verso i 70 anni!?) e ha affidato ad Andrea Valentini il racconto della sua spericolata carriera a bordo anche di formazioni di culto come Black Flag e Circle Jerks. Per fare il paio e non farci mancare nulla, Francesco Farabegoli ha sentito dal canto suo Dave Lombardo: oggi batterista dei Dead Cross (freschi di disco nuovo, dove suona assieme a un certo Mike Patton), in tour al momento con i Testament, ma soprattutto fino a ieri metronomo degli Slayer. Ne è venuto fuori un ritratto sfaccettato di ciò che ancora oggi intendiamo quando parliamo di hardcore. E delle sue evoluzioni, dalle origini al presente.

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Fra gli articoli di approfondimento in testa al giornale ci sono quelli dedicato al songwriting irregolare del canadese Patrick Holland, messo a nudo per noi da Mauro Fenoglio. Per non dire dei folli connazionali Crack Cloud. Altri focus italiani da segnalare sono quelli di area indie dedicati a Her Skin, Richard J. Aarden e Room By The Sea, senza dimenticare il promettente wave post punk di Thus Love e Dion Lunadon. E poi: Il Lungo Addio – meglio noto come il lombardo con la Romagna nel cuore – racconta a Barbara Santi i dischi della sua formazione. Nastro riavvolto su un paio di piccole grandi storie: quella degli americani Codeine, formidabili pionieri del cosiddetto slowcore, protagonisti della rubrica “Flashback”. E quella del marchigiano Francesco-C, che nei tardi anni 90 azzardò un temerario percorso non distante da quello fatto oltre oceano da Marilyn Manson. 

Tanti consigli di lettura, vista la stagione pre natalizia: recensiamo il nuovo libro del “nostro” Maurizio Blatto, la biografia di Massimo Bubola e i volumi di musicisti dalla penna fine come Giovanni Lindo Ferretti, Nick Cave e la straordinaria antologia È Tempo di Inventare, una bibbia per chi ama il rock indipendente delle origini, bignami tradotto della leggendaria fanzine/rivista punk americana “Puncture”.

Nuove uscite. Il disco del mese è quello della definitiva conferma della songwriter statunitense Weyes Blood, che porta impresso un marchio discografico di qualità per chi segue le vicende musicali degli ultimi 35 anni: Sub Pop. E a proposito di definitive affermazioni, anche se pubblica dischi ormai da circa 40 anni, ecco il dolente ritorno del sempre affidabilissimo Gigi Masin: l’album nuovo del compositore veneziano è per noi la scelta italiana dell’autunno. Fra le altre recensioni segnaliamo poi quelle dei nuovi album di The Tallest Man On Earth, Moin, Broken Bells, Deda, Tindersticks, Bill Frisell, Disturbed, Stefano Giaccone, Arctic Monkeys, Bibio, Carla Dal Forno, Boris, Tim Bernardes, Kodaline, M.I.A., Tom Skinner, Red Hot Chili Peppers, Starcrawler, Neil Young & Crazy Horse, King Gizzard & The Lizard Wizard, Mount Kimbie, Mura Masa, Candlemass; oltre alle ristampe di Pink Floyd, The Libertines, Virgin Prunes, The Cure, Tom Waits, The Cramps, A Place To Bury Strangers e tantissimi altri.

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“Rumore” 370, novembre 2022, è in edicola: al prezzo di 7.00 euro. Disponibile anche la versione app da scaricare, per tutte le piattaforme. Buona lettura!

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SOMMARIO 

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FUTURA

DISCO DEL MESE
RECENSIONI
TREECOLORE
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SINGOLARE
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RETROPOLIS

CHE FINE HAI FATTO?
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Redazione Rumore
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Rumore è da oltre 30 anni il mensile di riferimento per la cultura alternativa italiana. Musica (rock, alternative, metal, indie, elettronica, avanguardia, hip hop), soprattutto, ma anche libri, cinema, fumetti, tecnologia e arte. Per chi non si accontenta del “rumore” di sottofondo della quotidianità offerto dagli altri magazine.

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