Gli Interpol (e Flood) ci raccontano il nuovo album The Other Side Of Make-Believe

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Stefania Ianne ha parlato con Flood e Paul Banks del nuovo album degli Interpol e ce lo racconta insieme al concerto della band a Londra

RUMORE COVER FB NATALE 2023

di Stefania Ianne

6 Aprile 2022

Londra, una giornata piovosa di marzo al crocevia tra il lockdown totale e la libertà totale della vita dopo il covid-19, ricevo un invito esclusivo all’ascolto in anteprima del nuovo disco degli Interpol annunciato con la produzione di Flood, leggendario produttore britannico, e Alan Moulder, già collaboratore per Marauder, il loro disco precedente. L’evento è annunciato come un ascolto collettivo alla presenza di Mark “Flood” Ellis e Paul Banks e Daniel Kessler, due terzi del gruppo. Il pubblico è seduto a dei tavolini, sorseggiando un’immancabile birra, mentre un dj fa partire la musica e la sala ascolta in silenzio, muovendo le teste al ritmo delle canzoni, sorseggiando una birra. L’atmosfera è da cospirazione. Elettrizzante per chi ascolta, nessuno ha ascoltato questi pezzi prima d’ora. Il gruppo preferito di tutti, ecco come li ha definiti Flood nella brevissima introduzione iniziale. Incredibile che un produttore come lui, un genio che ha collaborato con tutti i nomi più grandi del firmamento musicale si senta sotto pressione a lavorare con Interpol. Ma l’effetto pandemia si sente anche per i geni. Flood si presenta completamente in jeans al microfono per raccontarci in pochi minuti la collaborazione con questi ragazzi americani. Sembra lui il ragazzino, l’entusiasmo immutato da primo giorno di lavoro. E poi ha un viso pulito, da adolescente perenne che non conosce il passare del tempo. Ci racconta che dopo due anni di fermo obbligatorio, la pressione per lui era enorme. Anche perché quando ha iniziato a dire in giro che avrebbe collaborato con Interpol, tutti rispondevano appunto che era il loro gruppo preferito. “Il risultato sarà fantastico!” “No pressure”, ripete Flood. E poi sinceramente non li conosceva, questo gruppo “americano”, prima di chiudersi in studio insieme con gli Interpol si erano solo sentiti velocemente su Zoom solo un paio di volte. Insomma Flood aveva i suoi dubbi, prima di iniziare, come un ragazzino alle prime armi e invece, ci dice, non appena si sono ritrovati insieme nello studio a Londra è stato come fossero amici da sempre. Un sogno lavorare con Interpol, ci dice, un sacco di lavoro duro, si sono rimessi in discussione e hanno preso un sacco di rischi, ma ha funzionato. Flood ci dice che questo è un disco che spera porterà speranza a chi ascolterà soprattutto in questo periodo di incertezza totale. “Eccovi, the Other Side of Make-Believe”, annuncia semplicemente e un dj fa partire le canzoni. La precisione del suono Interpol colpisce a tradimento. Cinque pezzi in successione veloce, a partire da Toni, il primo singolo, non abbiamo il tempo di metabolizzare il suono. I momenti più intensi: il tono della voce sofferta di Paul Banks mentre ripete “Are you there?” in Something Changed. Il suono del piano inatteso, a scandire il tempo dell’attesa in Toni. Fables forse ci colpisce con uno spiraglio di luce nella progressione della chitarra. Ma tutto sommato la prima impressione è molto dark. Del resto queste canzoni sono nate durante il primo lockdown. Alla fine dell’ascolto appaiono accolti dall’applauso: Kessler, minuto, elegante in un vestito formale nero, tipicamente Interpol. Paul Banks anche lui in nero, più rilassato, trasuda classe e eleganza, nonostante il cappello da basket nero e giallo. Banks ci dice che si trovavano dispersi per il pianeta quando il mondo ha chiuso i battenti. Lui personalmente ha trascorso il primo, rigido lockdown a Edimburgo, ha un passaporto e origini totalmente inglesi, con Kessler in Spagna e il batterista Fogarino a Athens, in Georgia. Senza distrazioni esterne, l’unica cosa da fare era scrivere musica e se questo disco ha un suono diverso è semplicemente perché è stato scritto in maniera diversa. Il gruppo di solito improvvisa e compone insieme, nella stessa stanza. Questa volta erano separati dall’oceano e comunicavano tramite email. Paul ribadisce che l’intimità delle parole è nata dal dover mantenere i livelli bassi, dal lavorare con le cuffie piuttosto che urlare nel microfono per farsi sentire al di sopra del suono della batteria. Tipicamente per “Make-Believe” Kessler ha preparato un’architettura musicale, su cui Banks ha avuto il modo di esprimersi liberamente, di cesellare e trovare una profondità nuova prima di ritrovarsi alla fine del primo lockdown in una casa affittata per completare lo scheletro musicale insieme, per aggiungere nervi, vene e muscolatura, e pelle, la voce finale. Tutto avviene nell’isolamento cercato delle montagne denominate Catskills, sugli Appalachi, colonna vertebrale della costa atlantica, a nord di New York. Come dimostrano le foto che presentano il disco, intorno ci sono solo alberi. “È per questo che siamo così stretti dal vivo, perché le canzoni sono elaborate insieme, dal vivo e quando il disco è completo siamo pronti per il tour. Ma questo nuovo modo di lavorare ci ha dato la possibilità di apprezzare il contributo personale di ognuno e Flood è riuscito a amplificare le nostre potenzialità individuali”. Unica eccezione all’elaborazione per email sono state Toni e Into the Night la prima ispirata dalla presenza di un vecchio piano acustico nella casa sulle montagne dove stavano lavorando. E Toni, non si riferisce ad una persona in particolare, ma era il titolo provvisorio dato da Kessler, ed è rimasto. Ci sono solo parole di apprezzamento per tutti, Moulder e Flood in particolare. Interpol sono pronti a ripartire dal vivo, con la loro eleganza mai urlata. La voglia di suonare dal vivo domina tutti, dopo il riposo forzato. Chiudono la breve presentazione velocemente: “Buon ascolto, ci vediamo dal vivo.”

Q&A con Paul Banks su Instagram, 12 luglio 2022

The Other Side Of Make-Believe suona non meno criptico, non meno cupo, rispetto alle proposte precedenti del gruppo ma con uno spiraglio, un sorriso forzato sulle labbra, alla ricerca forzata di una vena pastorale, nella follia collettiva umana. Accompagnato da ambiziosi video cinematografici, in cui Banks condivide il podio con la sua presenza sorniona. Non è un mistero la sua voglia intensa di lavorare nel cinema, soprattutto dopo la collaborazione con il leggendario David Lynch riesumata lo scorso anno sotto forma di NFTs. A due giorni dall’uscita del disco, il 12 luglio ritrovo Banks online per un breve Q&A con i suoi fan su Instagram per la presentazione di un nuovo video, Gran Hotel, diretto da Malia James. Gli occhi di Banks si accendono di entusiasmo al pensiero di lavorare nel cinema, come attore. Le sue apparizioni nei video del gruppo, non si possono considerare dei veri e propri contributi da attore, ci dice. Le domande dei fan scorrono banali: “Qual è la tua colazione preferita?” “Huevos Rancheros, I do a mean version myself”. “Cosa stai leggendo al momento?” “Crossroads di Franzen”. “Mi paghi la retta dell’università?” “Copy that.” “Qual è la tua canzone preferita del disco?” “Non ho una preferita, ma se devo scegliere, devo dire Into the Night. “Come avete scritto Gran Hotel?” “Quella canzone non faceva nemmeno parte del disco, non era completa quando siamo entrati in studio. Ma a me piaceva tantissimo. Avevo solo un accenno di basso e le parole ma ho sempre pensato che l’avrei completata. E mi sono impuntato una sera, ho registrato la parte del basso, non è piaciuta all’ingegnere del suono visto che c’era solo il basso, ma ho continuato a lavorarci e ho improvvisato il tutto, il basso delle strofe è la versione iniziale, ma ho riscritto il ritornello e la coda è stata scritta spontaneamente quella sera, anche tutta la parte della chitarra, è diventata completa nel giro di tre quarti d’ora.” Una domanda sembra illuminarlo. “Come riuscite a comunicare tutte queste emozioni nei vostri dischi?” “Bella domanda. La musica è fatta di emozioni e suona autentica se esprimi le tue emozioni reali. Daniel è uno dei chitarristi più espressivi che conosco e scrive delle progressioni di accordi piene di emozioni che penso abbiano un valore terapeutico per lui, Sam con le sue percussioni è un compositore molto emotivo, e anch’io assolutamente metto tutte le mie emozioni nella mia performance vocale e nelle mie canzoni, altrimenti non suonano vere, sincere, non hanno senso. La musica serve ad affrontare i nostri stati emotivi. Se provate delle emozioni, mettetele nella musica.” Il tempo scade velocemente, Banks ci saluta dopo aver rivelato un altro pezzo del puzzle Interpol. The Other Side Of Make-Believe, il titolo, semplicemente preso da una delle canzoni, Passenger. Suona bene, nel mondo irreale dello spettacolo, Interpol ci mostrano l’altra faccia della loro medaglia.

Interpol – Hackney Church London 16 luglio 2022

St John in Hackney, una delle tante chiese londinesi ad aver capito che la nuova religione è lo spettacolo. Completamente ristrutturata, di una incredibile bellezza minimalista, lontana secoli dallo sfarzo delle chiese barocche, riccamente decorate. Mura bianche abbaglianti, vetrate chiare, luci led colorate a definirne i contorni e le angolazioni, controllate dalla console super tecnologica, controllata dal designer delle luci. Non posso immaginare una venue più adatta per vedere Interpol dal vivo, il biancore assoluto acceso dalla potenza dello spettacolo luminoso. Interpol raggiungono il palco eleganti in nero. Paul Banks si nasconde dietro a un paio di occhiali da sole. Lo capisco perfettamente, il sole non è tramontato e oggi è accecante anche all’interno o forse abbiamo tutti l’impressione di essere arrostiti dal sole anche all’interno della chiesa, nonostante l’orario la temperatura interna è insopportabile, da sauna. Siamo tutti appiccicati, l’acqua distribuita dalla security non basta. Invidiamo profondamente Sam Fogarino alla batteria, incollato a un ventilatore enorme. Non potrebbe essere altrimenti vista la presenza di una batteria di luci led alle sue spalle. Se la temperatura per noi si aggira tra i 40 e i 50 gradi, Fogarino accanto alle luci sicuramente si sentirà come se fosse su una griglia, a contatto con i carboni. La band è letteralmente infuocata sul palco, ci presentano il nuovo disco, appena uscito a livello mondiale, ma non dimenticano i classici del repertorio. Daniel Kessler sembra immune alla temperatura, mi chiedo se il suo completo sia isolato o semplicemente fatto di ghiaccio sintetico, Banks invece toglie la giacca, beve profusamente, si ferma all’inizio di Into the Night, devono ricominciare, difficile mantenersi calmi e imperturbabili a queste temperature. D’altronde le vetrate si offuscano dopo un paio di canzoni, siamo noi a creare i fumogeni con il calore emanato dai nostri corpi. Ben presto la band sul palco sembra un miraggio, offuscata dalla calura soffocante. Il pubblico ha poca energia per ballare, in tanti rinunciano dopo poche canzoni, da fuori si sente come se si fosse all’interno. La birra prodotta dalla comunità legata alla chiesa, la St John Brewery, diventa bollente in un istante, il ghiaccio nel mio bicchiere si scioglie dopo pochi secondi. Ma la precisione e la forza della musica rimane nonostante le condizioni roventi, Interpol ci assalgono con il loro muro sonoro e la voce di Banks a volte sembra risvegliare il fantasma di Ian Curtis. Sarebbe stato il suo sessantaseiesimo compleanno, il 15 luglio, il giorno della pubblicazione di The Other Side Of Make-Believe. Un caso? 

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