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Intervista: Alessandro Baronciani

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di Nicholas David Altea

Mettere assieme dei pezzi potrebbe sembrare un gioco di abilità, ma spesso, invece, è più una rincorsa alle sensazioni. È questo quello che succede mentre si legge Come svanire completamente, ultimo libro fatto a pezzi e pubblicato da Alessandro Baronciani e finanziato tramite crowdfunding. Nessun libricidio, sia chiaro: solo piccole parti di una storia che si ricongiungono man mano, libretto dopo libretto. Circa 40 per più di 500 pagine, coadiuvati da mappe, scontrini, ricevute, foto, micro-riviste. Una lettura che ha un inizio casuale per tutti, un po’ come le storie d’amore. Sta al lettore riorganizzarne la struttura mentalmente e alla fine di tutto tirare le fila in maniera sensata. Un processo di lettura stimolante, che porta a far lavorare l’immaginazione e a ipotizzare più percorsi mentali, quasi come quando si gioca a Cluedo, alla ricerca di un colpevole. Come svanire completamente arriva a più di un anno da La Distanza pubblicato da Bao Publishing e nato dalla collaborazione con il cantautore Colapesce.

Alessandro Baroncianiillustratore fisso della nostra edizione cartacea di Rumore – sarà anche all’interno della programmazione degli eventi che si svolgeranno al Circolo dei Lettori di Torino: la seconda edizione della rassegna dedicata alle molteplici declinazioni del sentimento più famoso di tutti, In nome dell’amore 2 (dal 14 al 18 febbraio 2017). L’autore pesarese farà tappa nel capoluogo piemontese il 15 febbraio (ore 21) per parlare del libro insieme alla scrittrice Nadia Terranova. Per l’occasione, gli abbiamo fatto qualche domanda in merito alla nascita e alla fase compositiva di quest’ultimo libro. Un processo per nulla facile e tutt’altro che leggero.

A tratti la storia del tuo ultimo libro sembra molto articolata, ma provando a dargli un ordine sensato si riesce a trovare un filo che lega tutti questi pezzetti di carta. C’è qualche riferimento a fatti reali, accaduti a te o a conoscenti?

Alessandro Baronciani: “Ci sono un po’ di luoghi che assomigliano a posti che ho visto, però la storia non ha riferimenti reali. Molti erano dei testi che mi ero appuntato e che avrei voluto sempre utilizzare. Ho sempre pensato si potesse raccontare una storia anche soltanto partendo da un frammento, da un discorso ascoltato sul treno, da una frase letta su internet. Le storie si creano mettendo più parti insieme, cercando di trovare una sistemazione adatta. All’inizio leggendo il libro ti senti smarrito poi ricominci a costruire. Così è successo. Anche se mentre ci lavoravo spesso andavamo in altre direzione quando ho iniziato Come Svanire Completamente volevo vedere cosa succedeva”.

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Fin da subito hai voluto articolare la storia in questo tipo di formato “casuale” o questo formato è arrivato solo in seguito?

Alessandro Baronciani: “La storia è nata su questa idea di racconto destrutturato con l’episodio Onde. Una ragazza che mette se stessa sulla rete facendo video e aggiornando il proprio blog. Da qui la piattaforma dove potevi acquistare il libro. È nato tutto un po’ alla volta. Quando inizi a leggere i racconti dentro la scatola ti trovi a indagare intorno ai ricordi di questo amore tra due ragazzi, in un isola che non c’è, iniziato un po’ di tempo fa e finito un po’ più avanti nel tempo. Un po’ come se il tuo professore della tesi ti proponesse di leggere una cartella di corrispondenza di un poeta di inizio secolo chiedendoti di fare una relazione. Non ero sicuro neppure io se tutto quello che avevo fatto si capiva. Ho ritardato nella stampa del libro perché ho chiesto ad una decina di amici, rinominati per l’occasione beta reader, di leggere cosa ci capivano così in caso per correggere il tiro, ma non ce ne fu bisogno: tutti erano rimasti colpiti positivamente dal libro. Tutti arrivavano alla stessa soluzione e tutti ne erano rimasti coinvolti emotivamente.

C’è stato un momento in cui hai pensato di perdere il filo della costruzione narrativa del libro in fase compositiva? E se sì, per quale motivo?

A.B.: “Sì, sempre. Se non fosse stato per Viola che mi ha dato una mano con le tavole, i disegni e le scansioni, mi sarei perso molte volte. Quando ero indeciso le rivolgevo una domanda e lei rispondeva soltanto sorridendo come si fa gentilmente alle persone che si perdono in giro per la città che ti chiedono il nome di una via in un’altra lingua”.

Quante tipologie di storie sono venute fuori dai riscontri che hai avuto dai tuoi amici e lettori? Ce n’è una preponderante?

A.B.: “La trama è quella, cambiano le soluzioni, o meglio, le persone si immaginano in modo differente la conclusione. Vuoti temporali, sirene, leggende, mare in tempesta. Leggi i panorami che raccontano molto meglio di una parola”.

C’è qualche riferimento o qualche artista che ti ha ispirato per l’idea di mettere scontrini, ricevute, cartoline e mappe dentro lo scrigno-libro?

“La prima ispirazione sono state i libri-game di Lupo Solitario e le storie a bivi che leggevo su Topolino. Il libro l’avevo sempre in testa. Proposto più volte a editori mi portavo questa idea in testa dall’inizio. E in effetti le mie prime autoproduzioni avevano questo fascinazione. Erano racconti spillati, si raccoglievano in una custodia che ti spedivo sempre per posta. È stato merito dell’idea che aveva avuto Ratigher con il suo Prima o Mai. Quando l’ha ideata ho pensato forse questa volta riesco a stampare questo scrigno-libro dei sogni”.

Come mai hai deciso di ambientarla in quei luoghi, a metà tra Marche o Cornovaglia?

“Sono dell’idea che quando stai raccontando una storia, tutto quello che ti capita davanti, diventerà parte della storia. Allora accumuli, chiedi, fai domande. Raccogli storie e disegni. Qualcosa poi usi, altro butti. La leggenda della Sirena ad esempio viene da una storia legata ad una chiesa nei pressi di Saint Ives quando sono stato in viaggio in Cornovaglia”.

Quali sono state le fasi più faticose dell’assemblaggio del libro?

“L’assemblaggio è stata la fase più faticosa. All’inizio ci siamo detti: ‘dai una settimana e finiamo’. Ci sono voluti due mesi per fare 2000 copie. Più quindici giorni solo per impacchettare e spedire alle poste. Un incubo da cui sto uscendo adesso. Le poste hanno perso quasi una ventina di pacchi tra natale e feste di fine anno”.

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Song to the Siren (brano di Tim Buckley rifatto anche dai This Mortal Coil) è l’unico – se non erro – riferimento musicale oltre al titolo che riprende una canzone dei Radiohead, How to Disappear Completely. Non mi pare ce ne siano altri. C’è un rapporto particolare con questi due brani o semplicemente si prestavano al contesto narrativo?

“No, ce ne sono diversi, nascosti all’interno del libro, non solo canzoni. Ci sono dei riferimenti anche soltanto sotto forma di immagini. Non è vero che siamo fatti per l’ottanta per cento di acqua, io penso che siamo fatti per l’ottanta per cento di musica. In un certo senso Come Svanire Completamente è dedicato ai supporti che ci siamo perduti nel tempo. La mia generazione ne ha visti tanti perdersi. Di alcuni dischi possiedo la versione, in cassetta, in vinile e poi in cd e in cd in versione deluxe. Li ho scaricati e poi comprati di nuovo e adesso li ascolto in streaming. E tutte le volte mi sento di aver perso qualcosa. La musica che non si possiede. Anche il protagonista nel libro vuole la ragazza. La vuole per se, la vuole possedere. E lei è sempre così evanescente. Immateriale. slegata dai supporti”.

Se non sbaglio uscirà anche una ristampa del libro, vero?

“Ci sto pensando, almeno per una volta. Quando ho iniziato la raccolta fondi, avevo pensato a diverse possibilità di crowdfunding e poi alla fine ne ho creata una per conto mio sul sito comesvanirecompletamente.it ispirandomi a quella creata da Ratigher. Quando ho iniziato non sapevo cosa stavo facendo e cosa sarebbe diventato e soprattutto non avevo immaginato come poter leggere il libro una volta finito. L’idea era quello di metterlo a download in pdf sul sito. Ma non è la stessa cosa. Non è un libro che si legge comodamente in pdf… Un esempio su tutti: per ricreare la casualità della lettura dovresti scaricarti circa 45 file sul computer e aprirli a caso. Per non parlare di tutti gli oggetti all’interno della scatola. Mi sembra un po’ la domanda a cui ti ho risposto qui sopra sulla musica, ma al contrario. Questo libro ha bisogno di un supporto per poterlo leggere. Non è come ascoltare una canzone su Spotify o su cd. È un po’ come ascoltare una canzone e andare ad un concerto. È un libro dove ci devi entrare per leggerlo. È vero che avevo detto “adesso o mai più” ma è vero anche che la sirena appare ancora per una volta al protagonista prima di svanire completamente”.