I riti tribali magnetici e ossessivi di Daniela Pes

Date:

Daniela Pes Live
Credit: Uliana Piro

Il racconto della data zero del nuovo tour di Daniela Pes

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di Maria Stocchi

Battiato, in Voglio Vederti Danzare, sosteneva che i ritmi ossessivi fossero la chiave dei riti tribali. I ritmi di Daniela Pes e del suo album Spira (Tanca Records, 2023) sono decisamente ossessivi, sacrali, magnetici, e assistere a un suo live corrisponde a prendere parte a un rito – tanto collettivo quanto intimo e visibilmente personale, da osservare con rispetto. 

E un rito è stato, d’iniziazione, quello del concerto del 20 maggio a Perugia, la data zero del suo nuovo tour. La musicista gallurese, che ha conquistato la scena musicale italiana e internazionale con un album – prodotto da Iosonouncane – di elettronica sperimentale, scritto in una lingua del tutto inventata, ha appena concluso il suo tour europeo (ha calcato in solo i palchi di Portogallo, Spagna, Belgio e Germania, tra le altre mete); con questo show, ha dato il via a una nuova tournée, che la vedrà sia in Italia che in Europa al fianco di Maru (compositorə, performer) e della percussionista Maria Giulia Degli Amori. Per inaugurarla, Pes ha scelto la suggestiva cornice dell’Auditorium San Francesco al Prato, all’interno della rassegna “Artemisia – donne di scena”, promossa da Mea Concerti in collaborazione con il comune di Perugia. 

A preparare la giusta atmosfera per il concerto è stato l’opening act di Emma Grace, cantante, polistrumentista, compositrice e musicoterapeuta italo-americana di stanza in Umbria (potete ascoltarla qui). Il suo set delicato e onirico, dove violino, voce e tracce elettroniche si incontrano e dialogano grazie anche al brillante uso della loop station, hanno creato un mondo quasi fatato, forte e tenero al contempo. Una bellissima scoperta.

Emma Grace

Poi, l’evento principale. I live di Daniela Pes cullano e scuotono, tendono e rilassano, tra i sussurri di Ora, il canto ancestrale di Ca Mira, che sembra nascere dal centro della terra per poi esplodere nella più futuristica avanguardia, la ninna-nanna cosmica di Làira, e poi i momenti in cui le tre voci sul palco sembrano unirsi in un grido di battaglia, come in Illa Sera o a metà di A te sola, suite che apre con un dolce arpeggio di chitarra – come in Arca – e poi diventa sempre più rocciosa, sempre più urgente, fino a sgretolarsi. Le percussioni di Maria Giulia Degli Amori, che ricalcano quelle in studio, fanno da spina dorsale al set – letteralmente, a tratti scricchiolano come ossa, e le sue soluzioni creative contribuiscono a rafforzare le tensioni ataviche di questo lavoro, a legare l’umano con l’elettronico. Anche se le parole di questi brani sono in una lingua inesistente, il pubblico canta comunque insieme a loro, parola dopo parola. 

In mezzo allo show anche una parentesi tutta electro di Maru, straniante e ipnotica, e dei brani inediti: uno che sembra portare avanti melodicamente e stilisticamente la strada intrapresa con Spira; un altro, invece, dalle sfumature techno-rave. Non ci è dato sapere altro, se non che lasciano ben sperare per un’uscita futura.

Oltre ai giochi di luce che si muovevano sulle pareti, i led verticali che seguivano perfettamente i beat, anche il temporale che imperversava all’esterno ha voluto partecipare allo spettacolo, accendendo di fulmini le alte vetrate proprio dietro al palco e creando un’atmosfera quasi spettrale, da cattedrale infestata – dalla quale, però, non saremmo mai volutə uscire.

Daniela Pes 2

Alla fine del concerto – o del rituale, come preferite – l’intero Auditorium si è alzato in piedi per omaggiare lə artistə sul palco. Avevamo già scommesso sul successo di Daniela Pes nella nostra rubrica Futura (potete recuperare qui il numero di settembre 2023), quando il suo album aveva pochi mesi ed era fresca di vittoria della Targa Tenco per la migliore opera prima del 2023. 

Ora, da una scommessa, Pes è diventata una certezza. Oltre ai riconoscimenti ottenuti (miglior artista emergente 2023 per Rockol Awards, ad esempio), è quasi impossibile consultare la line-up di un festival prestigioso senza trovare il suo nome (anche all’estero: sarà al Primavera Sound, a Barcellona), dimostrando che l’estrema sperimentazione di Spira – sia sonora che linguistica – non è affatto inaccessibile: è complessa, sì, ma di una complessità che sa parlare allo spirito, alla pancia. Non può che conquistare.

Redazione Rumore
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