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Morrissey torna a parlare di razzismo e dell’incidente di Roma. Billy Bragg risponde

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Morrissey non ama i giornalisti, questo lo sanno tutti, e infatti per chiarire alcune delle sue dichiarazioni e posizioni politiche più controverse degli ultimi tempi, ha scelto di farsi intervistare dal nipote Sam Esty Rayner, lo stesso che aveva raccontato per primo la nota vicenda romana di due anni fa, di cui, fra le altre cose, tornano a parlare nell’intervista pubblicata sul sito di Moz: “Ho fatto esperienza di questa cosa”, dice Sam riferendosi alla presunta antipatia della stampa nei confronti dello zio, “quando i giornali italiani due anni fa dissero che io e te siamo stati fermati a Roma. A quanto pare ero io che guidavo… anche se non ero nemmeno nel paese, e tu eri il passeggero. Sono registrato come contravventore alla Polizia di Roma per questo!” “Sì, è stato spaventoso”, risponde il musicista, “la macchina era una 500 che andava a 10 all’ora per le strade più corte di Roma… anche volendo nessuno avrebbe potuto andare più veloce. Il cosiddetto ufficiale mi ha minacciato con una pistola e respirava pesantemente… occhi folli, dardeggianti… credo che avesse un problema di salute. Non aveva un tesserino, un modo per identificarlo, e si è rifiutato di dirmi il suo nome. Il suo assistente si è scusato per il suo comportamento. Ma la Polizia si è affrettata a rilasciare un comunicato. Mi sono appellato all’ambasciata britannica ma hanno detto che non potevano aiutare perché “la situazione era privata”. Ma se non avrebbe potuto essere più pubblica!” L’incidente romano è anche il pretesto per parlare della facilità con cui l’ex-Smiths annulla concerti: “la gente inizia a pensare che il tuo secondo nome sia Cancellazione”, fa notare Sam. “Lo so. Ma, da quello che vedo, molti gruppi cancellano e nessuno dice niente. Tutto il teatrino sulle mie cancellaizoni di solito viene da persone che non sarebbero venute al concerto in ogni caso”.

Immancabile il capitolo estrema desta e razzismo: “Sei un supperter dell’UKIP?” “No. Mai”. “Di Nigel Farage?” “No, no, no… ma è ovvio che sarebbe un buon Primo Ministro… se qualcuno si ricordasse cos’è un buon Primo Ministro”. “Supporti For Britain?” “Assolutamente sì”, e riguardo al presunto razzismo: “se chiami qualcuno razzista nell’Inghilterra di oggi stai dicendo che hai finito le parole. Stai chiudendo il dibattito e stai scappando. La parola è senza significato ormai. Tutti in fin dei conti preferiscono la propria razza… questo rende tutti razzisti? . Le persone che riducono ogni conversazione a una questione di razza sono i veri razzisti perché nella vita non è tutto una questione di razza. La diversità non può essere una forza se tutti hanno idee che non coincideranno mai. Se i confini sono cose così terribili, allora perché mai esistono, in primo luogo? I confini portano ordine. Non riesco a capire come oppormi al massacro Halal mi renda razzista, quando ho obiettato a TUTTE le forme di macellazione animale per tutta la mia vita”.

Come prevedibile, le critiche non si sono fatte attendere. Il primo fra i colleghi è stato il cantautore antifascista Billy Bragg, che ha detto: “Penso che abbia deciso di voler tradire tutto quello che ha detto con gli Smiths, e ha spezzato il cuore di un sacco di persone… Gli Smiths hanno dato voce al senso di disconnessione dalla società di molte persone e le hanno aiutate a trovare la loro identità, e lui ha distrutto tutto questo. Mi dispiace moltissimo per loro perché anch’io sono un grande fan degli Smiths. E mi dispiace per Johnny Marr perché è un tipo delizioso e genuino, e non si merita di veder trascinata nel fango la sua eredità… Non ho nessuna comprensione per Morrissey, non lo rispetto, ma provo comprensione e rispetto per il suo pubblico”.

Ci è andato molto più cauto Paul Banks, il frontman degli Interpol, in procinto di andare in tour con Morrissey: “Abbiamo pensato che sarebbe stato un bello spettacolo per noi. La vedo così. Non entro nelle altre questioni”.