Intervista a Miss Bolivia: “Voglio far muovere le anche, i cuori e i cervelli”

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di Letizia Bognanni

La seconda serata dell’Indierocket Festival, sabato 29 al Parco di Cocco di Pescara, sarà l’occasione per assistere all’esordio live in Italia di María Paz Ferreyra in arte Miss Bolivia. “Artista promiscua”, che fonde cumbia, hip hop, elettronica, dancehall, reggae, musica tradizionale latinoamericana e tanto altro ancora, in Argentina è una star in grado di riempire gli stadi, mentre altrove la sua musica è ancora un segreto ben custodito che si prepara ad esplodere. Laureata in psicologia, inizia a scrivere canzoni e dopo un EP autoprodotto esordisce nel 2011 con Alhaja. Prima di dare un seguito all’ultimo lavoro in studio, Pantera, uscito nel 2017, continua a portare in giro la sua musica senza confini – ma anche affezionata alla sua cultura e alla sua lingua – e lo spirito rivoluzionario che la anima, fatto di impegno nel campo dei diritti umani e di genere e di lavoro continuo in favore di tolleranza e inclusione delle culture minoritarie.

È la tua prima volta in Italia, presentati al pubblico italiano: chi è Miss Bolivia?

“Miss Bolivia è un progetto musicale che fonde gli stili urban di cumbia, hip hop, dancehall, electro, reggae e pop, combinando la freschezza e la provocatorietà del digitale con la potenza dei ritmi e degli elementi originari. Miss Bolivia va avanti con testi incendiari e impegnati, invitando alla consapevolezza sulle risorse naturali, sulla violenza di genere, sui diritti individuali, e alla danza come via di esorcismo e guarigione collettiva. La sua produzione artistica è orientata all’inclusione e alla tolleranza. L’attivismo attraverso la musica è uno degli assi principali che guidano il progetto”.

La tua caratteristica più evidente è l’abilità di mixare diversi generi musicali. Quali sono i tuoi punti di riferimento?

“Mi considero una musicista promiscua. Voglio unire gli stili, con rispetto e potenza, per dare vita a una proposta che vada oltre il copia e incolla per creare nuova musica. Ascolto di tutto, dalla musica ancestrale a quella super attuale. Ascolto musiche talmente diverse che sarebbe ingiusto fare solo pochi nomi. Non mi interessa il purismo musicale, mi interessa il dialogo transculturale e transgenerazionale”.

Sei interessata alle questioni sociali e politiche, lavori per l’inclusione e i diritti umani. Cosa pensi della situazione attuale?

“È un momento importante per abbandonare le posizioni tiepide e impegnarsi politicamente e socialmente. Credo che la musica abbia il potere e la visibilità per trasformare la realtà, e la responsabilità che sento di avere come artista è quella di raccontare la nostra storia attuale senza filtri”.

Penso che sia un buon momento per le artiste donne, ti senti parte di un movimento?

“È tempo di aprire le porte e lasciar entrare le storie di donne e dissidenti. Le storie di chi si oppone al maschilismo e al patriarcato sono incoraggianti, rivelatrici e liberatorie. Io metto la mia musica e le mie parole al servizio della lotta per la libertà e la diversità”.

Nei tuoi dischi ci sono spesso riferimenti più o meno espliciti a una natura selvaggia, ti senti un po’ un “animale selvaggio”?

“È impossibile non essere umani, però penso che il ritorno alle radici, alla natura, sia un gesto importante per disarmare quello che il sistema ha fatto all’umanità. Molte conoscenze e informazioni sulla natura e “il selvaggio” sono state cancellate dalla storia perché rappresentavano una minaccia per i progetti imperialisti di dominazione capitalista, ed etero/patriarcale. Adesso è il momento di smantellare questa narrazione oppressiva per tornare alla forza naturale e delle originaria”.

Ho letto che il tuo prossimo lavoro probabilmente non avrà un formato fisico, è vero? Come mai hai preso questa decisione?

“Sì è così, non ci sarà il CD. Credo che questa sia l’era del digitale. Se ci sarà un’uscita fisica, sarà in vinile. Mi piace l’estetica del vinile”.

Hai anche detto che vuoi sperimentare sempre più stili per far arrivare le tue storie a un pubblico più vasto. Qual è la tua formula ideale per mantenere l’equilibrio fra accessibilità pop e qualità?

“Credo che l’equilibrio ottimale abbia a che fare con la genuinità, l’attenzione all’attualità e a quello che succede nel mondo, e con la capacità di far muovere l’anca ma anche il cuore e il cervello”.

Hai mai pensato di fare un disco in inglese?

“No, non è nei miei programmi. Credo nella forza originaria delle lingue e delle culture e a meno che non decida di fare una cover, non scriverò in inglese perché non è la mia lingua”.

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