Home Magazine In edicola Rumore 368 | Settembre 2022 – Portishead, la storia

Rumore 368 | Settembre 2022 – Portishead, la storia

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RUMORE 368 COVER Redux

Tutti i contenuti del numero 368 di Rumore, settembre 2022. Portishead, la storia

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In quella che potremmo ormai definire una piccola serie di copertine dedicate agli album storici e off della storia della musica – o meglio, della musica che Rumore copre da 30 anni e più – dopo i Joy Division e i Velvet Underground tocca a un nome più recente: minore per blasone, ma non certo per peso storico. Stiamo parlando dei Portishead, creatori assieme ai Massive Attack di quel suono made in Bristol, che per comodità ancora oggi chiamiamo trip hop. Usando un termine dello slang odierno potremmo dire che i Portishead sono un formidabile esempio di ghosting musicale. Pochi album, poi più nessuna notizia. Un disco solista appena per Beth Gibbons, leggendaria voce della band, qualcosa in arrivo e nient’atro. Un po’ di progetti per i suoi soci, ma dei Portishead neanche l’ombra di un dato di cronaca o materiale nuovo. Eppure la loro storia è quella di un ensemble che come pochissimi altri ha cambiato il corso della musica. Dal debutto dei primi anni 90 fino alla prima parte dei 2000, i Portishead con quella voce blues fuori dal tempo, quella psichedelia guasta e fumosa di sottofondo e una battuta narcolettica, hanno conquistato milioni di ascoltatori in tutto il mondo. Abbiamo così chiesto al nostro Alessandro Besselva Averame di mettere mano a tutta questa storia. Aprirla, raccontarla, sentire alcune fonti calde che già c’erano, in grado di spiegarla tutto da capo, visto che i Portishead in sé sono chiusi in un silenzio che dura da decenni. Ne è venuto fuori un ritratto long form ampio ed esaustivo di quello che i Portishead sono stati e del peso esercitato su gran parte della musica a venire. Da qui parte la cover story e il numero 368 di Rumore, settembre 2022.

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Uno che con la musica dei Portishead magari non ci è cresciuto, ma l’ha seguita con attenzione, passo dopo passo mentre la band di Bristol emergeva, è senza dubbio David Holmes. Originario di Belfast, anche lui attivo da 30 anni e oltre, Holmes è quanto di più completo si possa chiedere a un (non)musicista di oggi. Già DJ, poi autore e produttore per conto suo, al fianco di classici come i Primal Scream, firma costante per le colonne sonore delle opere del regista Steven Soderbergh. Da qualche anno Holmes è anche la mente dietro il progetto denominato Unloved, che torma proprio in queste settimane con un album nuovo. Quanto detto a proposito del suono dei Portishead si può in gran parte replicare per Holmes: uno che manda psichedelia e beats a braccetto ormai da decenni. Uno che parla pochissimo, uno che non a caso inseguiamo da anni e che siamo infine riusciti a intercettare in quella che per lui è stata una lunga estate romana, legata proprio a un progetto cinematografico. Dopo un complicato giro di messaggi Whatsapp, Daniela Liucci è stata brava e tenace nel rintracciarlo per una lunga intervista: si parla di tutto, dalle umili origini fino a Spotify, attraversando tutta la carriera di Holmes. Attenzione: parole esplicite, perché David è da sempre uno senza peli sulla lingua e sul giradischi.

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In un numero a forte trazione britannica, abbiamo deciso anche di soffermarci sulle evoluzioni del cosiddetto post soul elettronico. Che per buona parte prendono forma e sviluppo proprio in Inghilterra. Siamo partiti dal nuovo album del produttore Sohn, incontrato per l’occasione a Milano dal nostro Nicholas David Altea. La profonda chiacchierata ci ha dato occasione per ragionare su affinità e divergenze di un suono ormai presente nella nostra contemporaneità, evolutosi nei solchi di gente come James Blake prima e del promettentissimo Coby Sey poi (quest’ultimo già attivamente al lavoro con Tirzah). In questo caso il quadro disegnato da Letizia Bognanni lascia aperto un quesito (più o meno inquietante, a seconda dei gusti) sull’eredità insospettabile lasciata dal primo Phil Collins alla nuova generazione di produttori elettronici.

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Una fuga fuori porta e di rientro dalla Manica ce la concede Carlo Bordone, portandoci nella Germania kraut e motorik dei Neu! Uno dei gruppi più importanti della storia della musica tutta. Una intrigante ristampa (che contiene anche una serie di omaggi di alfieri della scena di oggi alla band teutonica) ci ha permesso di entrare a contatto Michael Rother, una delle menti del gruppo di Düsseldorf, nonché ormai mezzo cittadino italianizzato, visto che da anni si è trasferito a Pisa. Che dire dei Neu! a 50 anni di distanza che ancora non sia stato detto in decenni di saggi? Scopritelo assieme a noi attraverso le puntuali parole di Bordone, come sempre in grado di far emergere un angolo del racconto sinora inedito, tra intervista, recensioni e playlist che competano l’affresco. Di una delle band che davvero ha scolpito il suono del rock evoluto così come lo conosciamo oggi.

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E ancora: approfondimenti e interviste a progetti “futuribili” come il songwriting sbilenco belga dei londinesi Jockstrap, l’indie pop malinconico di Σtella e Hoorsees; il rock vintage di High Vis ed Enumclaw; e poi la più che promettente abruzzese Whitemary e la pesantezza progressiva dei Red Rot. Abbiamo raccolto gli ascolti preferiti dei danesi Iceage, freschi autori di un album di inediti e rarità: raccontano le loro preferenze nella rubrica “Radici”. Senza dimenticare la vicenda di Paolo Bedini, che ci racconta il suo passato e presente da manager e discografico: il tutto all’interno della rubrica denominata “Che fine hai fatto?”.Nella sezione dedicata ai libri ci occupiamo, fra i tanti, dei nuovi volumi di Mark Fisher, Giovanni Lindo Ferretti & Massimo Zamboni, Alex Infascelli, Matteo Torcinovich e Tracey Thorn (già voce del leggendario duo inglese Everything But The Girl).

Recensiamo infine moltissime nuove uscite discografiche, fra cui si segnala il fragoroso nuovo album degli OvO di Bruno Dorella: il primo in lingua italiana del duo e nostro disco del mese italiano, appunto. Per quanto riguarda l’estero, la scelta è caduta sull’attesissimo ritorno di Makaya McCraven, lo scienziato del beat, apolide, in grado di dialogare con il jazz di ieri come con l’hip hop di oggi.

Settembre mese di ritorni e quindi di moltissime uscite. Si aggiungono a quanto detto le recensioni di Venom Inc., Beyonce, Suede, Hot Chip, The Black Angels, Sudan Archives, Marlene Kuntz, Pale Waves, Edda, Viagra Boys, Yeah Yeah Yeahs, Buzzcocks, Jack White, Soulfly, Tim Burgess, Nero Kane, DJ Premier, Muse, The Afghan Whigs, Claver Gold, Drake, Panda Bear & Sonic Boom, Oliver Sim, Built To Spill etc. Fra le ristampe si segnalano invece quelle di The Gun Club, Oasis, Max Tundra, Joe Strummer, Lee Scratch Perry, Stereolab, Neil Young & Crazy Horse. Oltre a libri, film, serie, fumetti. E le nostre consuete rubriche.

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“Rumore” 368, settembre 2022, è in edicola: al prezzo di 7.00 euro. Disponibile anche la versione app da scaricare, per tutte le piattaforme. Buona lettura!

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