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Rumore 356 | Settembre 2021 – The Velvet Underground & Nico, la band più influente di sempre?

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Tutti i contenuti del numero 356 di Rumore, settembre 2021. Velvet Underground & Nico, la band più influente di sempre?

La scritta in alto a destra dice: Peel Slowly And See. Che tradotto significa più o meno: Sbucciare Delicatamente E Guardare. Quello che trovate sulla copertina del nuovo numero di Rumore va preso in senso letterale. Nel senso che questa frase non è solo la traduzione di quanto scritto sulla copertina del celeberrimo capolavoro con la banana dei Velvet Underground. Ma replica proprio la creazione artistica di Andy Warhol per quell’album. Ossia: così come fu sulla copertina di quel disco leggendario, la banana sulla copertina di Rumore è adesiva e riposizionabile. Unica preziosa avvertenza, per non sbriciolare tutto: sbucciare molto delicatamente e guardare. A voi capire cosa c’è sotto, in questa emulazione “pratica” di una delle più importanti copertine della storia della musica. Che dentro, va da sé, custodisce uno dei più grandi dischi della storia del rock. Ma andiamo per gradi: perché tributare un omaggio a quella che abbiamo ipotizzato possa essere la band più influente di sempre? Per diverse ragioni: intanto perché è in uscita sulle piattaforme digitali il documentario dedicato alla band dal regista e fan Todd Haynes. Poi per ché questo documentario sarà anticipato a breve da un disco di tributo proprio ai Velvet Underground. I’ll Be Your Mirror mette a contatto con il repertorio del gruppo che fu di John Cale e Lou Reed una serie di pesi massimi fra cui Kurt Vile, Michael Stipe, Angel Olsen, St. Vincent e tanti altri. Fra i padrini dell’operazione c’è il chitarrista Matt Sweeney, leggenda del rock americano indipendente da circa 30 anni. Con e per noi Matt ha attraversato e raccontato la storia dei Velvet. E che dire poi di Jonathan Richman, stralunato anti eroe del rock statunitense che fu davvero il fan numero uno dei Velvet Underground? Lo abbiamo intervistato. Senza dimenticare l’uscita della poderosa biografia inglese della musa Nico, che abbiamo letto e recensito. Insomma: sono tante le nostre firme e i vettori che ci riportano indietro di oltre mezzo secolo verso il leggendario disco della banana e a contatto con la band rock forse più influente di tutti i tempi. Dallo sticker di copertina replicato e dal racconto di uno dei grandi classici del rock, dentro e fuori, comincia il numero di settembre 2021. Questa volta più che mai un numero di Rumore da collezione. 

Erlend Øye è la metà con gli occhiali dei Kings Of Convenience. Tornati dopo 12 anni di silenzio in estate con un album nuovo, i due sono da anni una specie di culto in Italia. Fra le ragioni c’è di sicuro la qualità dei loro dischi a rilascio lento, ma anche il temperamento eccentrico di Erlen. Un giramondo dai mille progetti musicali che (dopo Berlino) ormai da un po’ di anni ha messo parte delle sue radici a Ortigia, meraviglioso angolo delle Sicilia. Abbiamo allora deciso di andare a trovarlo e incontrarlo direttamente lì. Gianluca Runza ha realizzato un reportage sulla vita isolana di Erlend, sulle sue amicizie e collaborazioni locali, le sue passioni musicali, passando ovviamente dal nuovo album dei Kings Of Convenience. Ne è venuto fuori un racconto dolce e profondo, di quelli che capita di leggere di rado, specie se invece di incontrare di persona i musicisti ci si affida alla sessione zoom di turno. Un tuffo verticale dentro la vita di questo norvegese di Siracusa.

Un altro bel ritratto molto legato all’Italia è quello di Julia Bardo. Benché residente da un po’ di tempo in Inghilterra, in quella Manchester culla del rock da mezzo secolo, la musicista è in realtà italiana, con origini a Brescia: all’anagrafe risponde infatti come Giulia Bonometti. Ci occupammo di lei al tempo del suo EP di debutto poco meno di due anni fa, ma ora con il disco d’esordio la conferma attesa è arrivata. La musicista, che vanta anche un passato con gli ormai lanciatissimi Working Men’s Club, ha una scrittura diafana e rock che la mette sullo stesso pianerottolo delle migliori autrici mondiali in circolazione oggi. Anche in questo caso il quadro disegnato da Letizia Bognanni fa risplendere la ragazza dal nome d’arte, grazie alla visione del mondo e della musica enucleata nelle sue parole.

Poi: persi nella palude della musica digitale e smaterializzata rischiamo ormai di smarrirci. Questa la ragione per cui abbiamo affidato a Giovanna Girardi un’inchiesta ad ampio raggio sulla situazione attuale dello streaming e dei compensi, cercando di capire come questi vengono redistribuiti tra i musicisti. E fornendo anche qualche indicazione auspicabile per il futuro. Si parte da Spotify e Bandcamp per arrivare lontano, provando a capire quale scenario attende la musica indipendente, soprattutto nello scacchiere nazionale. Con lo scopo di provare a fornire un senso al consumo bulimico e continuo di musica digitale, fornendo i giusti elementi per comprendere cosa c’è dietro un gesto ormai così abitudinario: di cui però spesso troppo poco sappiamo.

E ancora: approfondimenti e interviste a progetti in ascesa come il post punk apocalittico belga dei Whispering Sons, il blues trasfigurato dii King Woman; il clubbing sperimentale di Loraine James; e poi l’indie di Sam Burton, Afternoon Bike Ride, Hyyts e la psichedelia dei transalpini Little Jimi. Riavvolgiamo il nastro sulla storia dello scozzese Roddy Frame, meglio noto come Aztec Camera: artista indie per eccellenza in quella brumosa Inghilterra che dagli anni 80 in poi si è mossa fino a oggi, tra brani d’autore e pop; cesellando il concetto di canzone indipendente in senso aulico, degnamente celebrata da un box contenente ben 9 compact disc. Abbiamo raccolto gli ascolti preferiti di Shirley Manson, voce dei Garbage, in attività con un album nuovo e una ristampa: Shirley dice delle sue preferenze nella rubrica “Radici”. Senza dimenticare la vicenda di Marco Rossi, già nei Nuvolablu, che ci racconta il suo passato da musicista e il suo presente come ristoratore: il tutto all’interno della rubrica denominata “Che fine hai fatto?”.Nella sezione dedicata ai libri ci occupiamo, fra i tanti, dei nuovi volumi di Jonathan Lethem, Massimo Zamboni, James Ellroy e Mat Osman (un esordio solido nella narrativa, appena tradotto, per il bassista degli inglesi Suede).

Recensiamo infine moltissime nuove uscite discografiche, fra cui si segnala il fragoroso nuovo album degli australiani (di Melbourne) Tropical Fuck Storm, nostro disco del mese dall’ispido taglio post garage. Settembre mese di ritorni e quindi di moltissime uscite. Si aggiungono a quanto detto le recensioni di Angel Olsen, Fast Animals And Slow Kids, Low, Ty Segall, Devendra Banhart, Anika, The Bevis Frond, Cold Cave, Cemento Atlantico, Fucked Up, Altre Di B, Little Simz, Yves Tumor, Iron Maiden, Paul Simon, Darkthrone, Modest Mouse, Prince, Big Red Machine, Erica Mou, The Vaccines, Shackleton, Billie Eilish etc. Fra le ristampe si segnalano invece quelle di The Beach Boys, George Harrison, Metallica, Descendents, Pere Ubu, Hector Zazou, Ulan Bator, PJ Harvey. Oltre a libri, film, serie, fumetti. E le nostre consuete rubriche.

“Rumore” 356, settembre 2021, è in edicola al prezzo di 7.00 euro. Disponibile anche la versione digitale da scaricare. Buona lettura!

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SOMMARIO 

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