Editoriale 296: Te recuerdo Victor

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di Rossano Lo Mele

Nei tormentati giorni estivi in cui in Italia indugiavamo sulla (in)sensatezza dei calci di rigore battuti da Zaza e Pellè agli Europei (sembra roba del ‘900, no?) dall’altra parte del mondo succedeva questa piccola cosa qui, ben raccontata da Richard Luscombe sul “Guardian”.

Una giuria del Florida ha stabilito che un ufficiale dell’esercito cileno è stato il responsabile della tortura e dell’assassinio – risalente al 1973 – del folksinger e attivista politico Victor Jara; riconoscendo perciò alla vedova e alle figlie un risarcimento di 28 milioni di dollari: si tratta di una delle più grandi e significative vittorie legali relative a crimini di guerra stranieri in una corte statunitense. Il verdetto contro Pedro Pablo Barrientos Nuñez è arrivato dopo due settimane di processo civile nella corte federale di Orlando e potrebbe aprire la strada all’estradizione di Barrientos in seguito alla sua condotta criminale esercitata in Cile durante i 17 anni di dittatura militare di Augusto Pinochet: dittatura che causò la morte di circa 3100 persone. L’accusa sostiene che Barrientos – oggi 67enne, residente in Florida – uccise Jara, all’epoca 40enne, nel settembre del 1973 dopo tre giorni di lotte mentre il celebre musicista e intellettuale socialista era fra le migliaia di comunisti sospettati di attività sovversive detenuti all’interno dello stadio di Santiago del Cile. Barrientos, che abbandonò il Cile nel 1989 e divenne cittadino statunitense grazie al matrimonio, è stato uno dei nove ufficiali in pensione incriminati per omicidio nella sua terra d’origine, quattro anni fa: ma il dipartimento di giustizia americano non ha mai risposto alla richiesta da parte del governo cileno riguardo la sua estradizione (…)
Joan Jara Turner, 88 anni, ha affermato durante il processo che la morte di suo marito in uno spogliatoio dello stadio ‘ha spezzato la mia vita in due’. E ha poi parlato dell’orrore vissuto in obitorio durante l’identificazione del corpo martoriato e mutilato del marito da 44 colpi di arma da fuoco. Con le lacrime agli occhi, di fronte alla Corte Costituzionale di Orlando, la vedova ha aggiunto: “Sono felice perché quello che abbiamo provato a ottenere per più di 40 anni è finalmente diventato realtà. È l’inizio della giustizia per tutte quelle persone, tutti quei parenti in Cile che stavano aspettando da tantissimi anni di sapere il destino dei loro amati, come noi, attendendo giustizia e verità. È stato un lungo viaggio. Per Victor, l’arte e la giustizia sociale erano una cosa sola, uguale. Le sue canzoni continuano a essere suonate ancora oggi e a ispirare tantissimi artisti e tutti coloro che credono nella giustizia sociale”.
La figlia Amanda Turner Jara, dopo aver ringraziato gli avvocati, ha affermato che il fatto che Barrientos venga estradato è di fondamentale importanza. Ha poi aggiunto: “Scappò all’epoca. Si è nascosto troppo a lungo qui, è giunto il momento che si mostri per quello che è nel suo paese”. La famiglia Jara, tuttavia, non vedrà neanche una lira. Luis Calderon, avvocato di Barrientos, durante il processo ha descritto la situazione in cui vive il suo assistito: abita in un modesto trilocale e guida una macchina vecchissima, in più è stato costretto a lavorare come cuoco in un fast food soltanto per arrivare a fine mese. Barrientos, che è rimasto impassibile durante la lettura del verdetto, non ha commentato, ma Calderon si è detto in disaccordo: “Valuteremo tutte le opzioni in appello”.
Dixon Osburn, direttore esecutivo del Centro di Giustizia e Diritti Civili, ha riferito al ‘Guardian’ che una delle più grandi sfide di sempre è stata quella di provare che Barrientos, che lavorò anche come paesaggista per quasi 30 anni negli Stati Uniti, era lo stesso violento ufficiale che picchiò, torturò e sparò a Jara. Ha poi chiosato: “Questi casi sono sempre difficili perché è trascorso molto tempo e perché il silenzio ha avvolto questa vicenda, alla lunga. Cercare di spezzare quel silenzio e spostare quel velo su cosa era davvero accaduto in quei giorni è stato enormemente difficile. Una delle cose che la famiglia Jara ha da sempre ricercato in 43 anni è la pura e semplice verità. Durante la deposizione Barrientos ha detto che non sapeva nulla dello stadio di Santiago, non sapeva nulla di Jara, ma abbiamo scoperto – militare dopo militare, grazie alle loro testimonianze – che lui era lì ed era responsabile di tutto ciò che era accaduto”. Uno dei militari suddetti, Jose Navarette Barra – in un video di testimonianza inviato dal Cile proprio per il processo – ha detto che Barrientos si vantava spesso di quanto aveva commesso. “Diverse volte ha detto di aver ucciso Victor Jara”, ha dichiarato Barra. “Parlava di un comunista, e lui non voleva un comunista in Cile”.

Victor Jara è stato un musicista molto amato anche in Italia, dove non a caso abbiamo avuto il Partito Comunista storicamente più forte d’Occidente. Fra le sue molte meravigliose canzoni ce n’è una – Te recuerdo Amanda – che è stata anche riletta da Robert Wyatt. Proprio a settembre cade l’anniversario del suo lugubre assassinio. Di lui si è persa evidentemente la memoria, personale e collettiva, se è vero che questa storia è stata liquidata in cinque righe appena da soli “L’Internazionale e “Corriere della Sera”. Una grande firma del ‘900 italiano – proprio del “Corsera”, Giuliano Zincone – diceva che le notizie non sono solo le cose che accadono. Bensì le cose che succedono e che vengono raccontate alla gente. Ma che la gente non sa.

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