Intervista: Mastodon

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Mastodon

Di Mario Ruggeri

Dopo il successo di Once More ‘Round the Sun, il disco più bello della loro seconda parte di carriera, quella che  una volta abbandonato il growl li ha consacrati come miglior Heavy Metal band moderna del pianeta, i Mastodon festeggiano il Record Store Day. Lo fanno con un EP, Atlanta, che è un omaggio alla loro terra, alla città in cui hanno mosso i primi passi prima di diventare losangelini di adozione. Ai Mastodon, oggi, tocca un paragone scomodo ma pertinente: quello con i Metallica. Perché se è vero che Once More ‘Round the Sun è il Master of Puppets dei tempi moderni, è altrettanto vero che i Mastodon hanno realizzato il disco che Lars Ulrich e James Hetfielfd non sono mai riusciti a scrivere dopo la svolta del Black Album. Con i Mastodon partiamo proprio da lì.

Abbiamo definito Once More Round the Sun come il Master of Puppets dei tempi moderni: non per i suoni, decisamente più aperti, ma per la complessità e la coralità dell’album nel suo complesso. Che ne pensate?

Beh, di certo è un paragone forte, perché chi è passato dall’Heavy Metal riconosce Master of Puppets come il capolavoro nato dalle ceneri del primo metal. E questo non può che renderci orgogliosi. Certamente il disco ha una complessità, una struttura musicale che prende anche dai Megadeth, che interpreta i Metallica in senso più melodico, ma che ha quell’ispirazione che è quasi al confine con il concept album.

Ecco, questo è il passo successivo. Partendo da Master Of Puppets, inserite melodie potentissime e in questo ho come l’impressione che l’esperienza di Operation Mindcrime dei Queensryche sia un po’ il punto cruciale della vostra svolta.

Decisamente sì. Nonostante siano ancora un gruppo legato alla critica metal, e snobbato da quella rock, i Queensryche sono forse una delle più importanti metal band della storia. E quel disco in particolare, ha spiegato al mondo metal come si potesse, dopo gli Iron Maiden, uscire dal giogo della canzone e tornare a scrivere canzoni che avessero un tema portante, un collante, un filo che le legasse l’una all’altra.

Infine, in questo disco emerge ancora una volta la figura dei Rush. Gruppo che, paradossalmente, non è mai stato considerato come punto chiave per lo sviluppo dell’Heavy Metal, ma che oggi sembra il riferimento di moltissime band. Tra cui assolutamente voi.

Che dire dei Rush. Hanno insegnato quasi tutto a tutti ed ovviamente anche a noi. Ecco, se incroci i Rush ai Queensryche forse oggi riesci a tracciare il perimetro entro il quale ci muoviamo .Canzoni aperte, fluttuanti, eppure costruite con un solidissimo e intricatissimo background heavy. Non è un caso che High Road sia stato il primo singolo del disco, visto che lo consideriamo il manifesto di quello che siamo oggi.

High Road dice che gli Iron Maiden di Powerslave e di Piece of Mind siano un altro tassello del vostro mosaico. Ascoltando quella canzone, pensavo a quei Maiden intenti a suonare Breaking the Silence dei Ryche.

E’ esattamente così. Quello era il nostro obiettivo, forse inconscio, ma lo era. Quando lo ascolto provo la stessa sensazione, credimi.

Seguendo la storia dei Mastodon sin dall’inizio, mi ha lasciato senza parole non tanto il vostro cambiamento, ma il vostro progressivo crescere. Ascoltando in sequenza i vostri dischi, si percepisce chiaramente questo movimento verso l’evoluzione, verso la crescita, che non è cosa da tutti, soprattutto nel metal moderno. E’ come se voi aveste scelto responsabilmente di impostare una carriera anni ’80, prendendovi tutto il tempo e lo spazio necessario. E il risultato finale è il disco più bello della vostra storia.

Beh, grazie. Hai centrato il punto. Sin dalla fondazione dei Mastodon, seppur influenzati dal metal più estremo, avevamo nella nostra visione della musica qualcosa che crescesse, che si sviluppasse, che portasse i Mastodon ad essere sempre un’entità in movimento. Ma non come tanti altri gruppi che semplicemente cambiano genere ad ogni disco: in noi c’era disegnata una forte progettualità musicale, che abbiamo deciso di far crescere quasi naturalmente, senza forzature, e sbagliando anche qualche passo. Ma se guardiamo indietro oggi, possiamo veramente ritenerci soddisfatti. Ci siamo fatti carico di grosse responsabilità, abbiamo rischiato ma alla fine abbiamo avuto ragione.

A questo punto possiamo sbilanciarci: Once More Round the Sun, tra vent’anni, sarà considerato un classico. Ne siete coscienti?

Speriamo. Non lo abbiamo scritto con quell’intento, ma sarebbe bello esserci ancora ed essere un punto di riferimento per le band da oggi in avanti. Sarebbe sicuramente motivo di orgoglio per noi. Ma andremo avanti lo stesso, anche senza questa soddisfazione.

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