La triplice vita di Alex James dei Blur: musicista, rubrichista e formaggiaio

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(Credit: alexjamespresents.co.uk)

Riconoscere immediatamente un suono o un gusto è un riflesso automatico e quotidiano. “Rumore”, in collaborazione con Jameson, vi porta a scoprire ciò che li rende riconoscibili.

Di Letizia Bognanni

Fra le canzoni dei Blur ce n’è una sola interamente scritta (e cantata) da Alex James. Si intitola Far Out, e non parla di amore, di tormenti esistenziali, di stati di coscienza alterati o della Little Britain, come un po’ tutto Parklife, l’album in cui è contenuta, e infatti Damon Albarn non voleva nemmeno mettercela, nell’album. Una canzone che parla dello spazio? E senza nemmeno un astronauta disperso, un umano in cerca del senso della vita su Marte? Che cos’è questo elenco di stelle e pianeti?

I spy in the night sky don’t I
Phoebe io e lara leda callisto sinope
Janus dione portia so many moons
Quiet in the sky at night hot in the milky way
Outside in
Vega capella hadar rigel barnard’s star
Antares aldebaran altair wolf 359
Betelgeuse sun sun sun

Le domande sono legittime, la risposta è: Far Out non è (solo) una Astronomy Domine aggiornata al 1994, Far Out è Alex James, lo scienziato del gruppo – quasi tutti i gruppi ne hanno uno –, il musicista per il quale la musica non è la vita e l’arte non è il fine della vita e la via per cercarne il senso, semmai è solo uno dei mezzi per esplorare il mondo e i mondi fuori. Il futuro bassista racconta così la sua iniziazione: “Quando facevo le elementari, un giorno mi è arrivata a casa una lettera della scuola sulla possibilità di prendere lezioni di violino. Mia madre ha subito detto: ‘devi farlo. Sarebbe meraviglioso se imparassi uno strumento’. Perciò ho iniziato perché lei lo voleva, mentre a me interessava solo il pallone”, e poi alle superiori “far parte di un gruppo voleva dire essere i fichetti della scuola, che per noi era la cosa più importante”. Non esattamente una vocazione insomma, o un rimedio per qualche oscura turba interiore, niente meraviglia se sul palco, con la sua sigaretta fra le labbra e la posa strafottente, sembra uno che si diverte e che una volta sceso passerà ad altro, magari all’astronomia.

Oppure a quello che fa chi è incuriosito da tante cose ma non abbastanza da approfondirle più di quanto è necessario per scriverci un articolo: scrivere, appunto. E guadagnarsi abbastanza credibilità – nonostante Damon Albarn e la sua poca fiducia nel talento di paroliere del compagno – da mettere la sua penna brillante e molto british al servizio regolare di “Q Magazine”, “The Guardian”, “The Indepedent”, “The Sun”, “The Observer”, “The Times”, “The Sunday Times”, “The Spectator” e “The Idler”. Da tutte queste colonne racconta più della Little Britain che dello spazio profondo (anche se non manca di parlare dell’importanza del rock su Marte), racconta di vacanze estive, di vendere il proprio aereo o imparare a guidarne un altro, e soprattutto di gioie e dolori della vita rurale, compresi tutorial per affrontare tori. E fra le gioie, la più grande: il cibo. E la più grande fra le grandi gioie: il formaggio.

Il formaggio? Sì.

Le mie due passioni nella vita sono la musica e il formaggio, ed entrambe risalgono a quando ero bambino. Mia mamma diceva che smettevo di cantare solo per chiedere “posso avere un panino col formaggio?”. È così che ho finito per sposare una ragazza conosciuta una sera in giro per Soho, e diventare un produttore di formaggi.

Cosa che non significa perdere il piglio dello scienziato, ossia di colui che ipotizza e sperimenta. Ma nemmeno quello dell’artista. Perché ci vuole una certa audacia creativa per pensare a formaggi gusto tikka masala, sweet chili o ketchup. Che in effetti c’è chi ha definito “un abominio”, ma a parte qualche caduta di stile, creazioni casearie come il Blue Monday – ispirato ai New Order e al gorgonzola –, il Little Wallop, bagnato nel brandy del Somerset e avvolto in foglie di vite, o il Farleigh Wallop, aromatizzato al timo, qualche soddisfazione gliel’hanno riservata: 2008 British Cheese Awards, Farleigh Wallop – Best Goats Cheese, 2009 British Cheese Awards, Little Wallop – Best Soft White, 2012 World Cheese Awards, Goddess – Gold. 2014 Great Taste Awards, Blue Monday – 2 stars World Cheese Awards, Goddess – Super Gold, 2015 British Cheese Awards, Goddess – Best Washed Rind and Reserve Champion. Più dei Brit Awards vinti dai Blur.

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