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Frequenze fiorentine: intervista a Bruno Casini e Federico Fiumani

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In occasione dell’uscita del volume dedicato alla Firenze anni ’80, abbiamo fatto una chiacchierata doppia con due personaggi chiave di quel decennio, fra new wave, fashion, arte, letteratura e vita bohemienne…

di Andrea Valentini

Vi abbiamo parlato nel numero di aprile di Frequenze Fiorentine, riedizione expanded e aggiornata del volume (uscito nel 2003) di Bruno Casini, con tanto di 7” con due inediti dei Neon allegato. Il libro – edito da Spittle – è un grande mosaico fatto di interviste, minisaggi e contributi che vanno a comporre l’immagine variegata e caleidoscopica della inimitabile Firenze rock/wave anni ’80 in cui locali (Banana Moon, Tenax…), radio (Controradio, Centofiori), etichette discografiche (Contempo e I.R.A. su tutte), manifestazioni (Pitti Trend, Independent Music Meeting), riviste, artisti e band (già le sapete a menadito: Diaframma, Litfiba, Neon, Moda, Soul Hunter, Alexander Robotnick, Pankow…) agivano, s’intrecciavano, creavano e agitavano il panorama culturale.

La Firenze new wave, appunto… laddove “new wave” non va inteso come un semplice genere musicale. Anzi: come spiega Pierfrancesco Pacoda in un intervento contenuto nel volume, “se mai ‘new wave’ è un’espressione con un significato, lo dobbiamo, in Italia, alla vita notturna fiorentina di quegli anni, irripetibile concentrato di una ‘furia del dire’, un’impellenza di comunicare che si traduceva in eventi mondani e ‘di strada’ insieme”.

Abbiamo quindi approfittato della disponibilità di Bruno Casini (l’autore del volume, nonché storico agitatore della Firenze musicale/culturale) e di Federico Fiumani (ha bisogno forse di presentazione?) per una doppia chiacchierata su quegli anni così speciali…

Diaframma da Contempo Records, ph. Bruno Casini

Il “workshop permanente” (Bruno Casini)
Negli anni ‘80 Firenze era davvero un workshop continuo e permanente, giorno e notte… non si riusciva ad andare a dormire, perché le ore a disposizione non bastavano più. In quegli anni abbiamo davvero sperimentato di tutto, a 360°, e Firenze era davvero un grande laboratorio, una grande officina. La cosa bella era l’intelligente desiderio di contaminazione che esisteva fra tutte le realtà esistenti… artisti, band, gruppi, compagnie di performance, designer, stilisti, operavano in grande sintonia. Ovviamente c’erano anche le litigate (ride), ma in quegli anni c’era una grande corsa a ideare e presentare le cose migliori in tutti gli ambiti. Fu una sorta di marea culturale, una tempesta che coinvolse un po’ tutti.

I gruppi e i musicisti venivano rincorsi dalle etichette indipendenti. A Firenze per 14 anni c’è stato l’Independent Music Meeting, un meeting dedicato alla musica indipendente di tutto il mondo – alla prima edizione presenziarono anche Mute e Rough Trade. E poi in città c’erano moltissimi locali e spazi dove fare musica dal vivo: lo Rokkoteca Brighton (dove debuttarono i Litfiba il 6 dicembre dell’80), il Casablanca, il Tenax che faceva i grandi concerti, il Manila – più legato invece alle performance, alla moda e alle situazioni di avanguardia… gli spazi erano moltissimi e i gruppi avevano modo di esibirsi. Ma i musicisti erano rincorsi anche dagli stilisti che volevano vestirli… Firenze ha dato i natali e ospitato il Pitti Trend, una grande manifestazione che si è ripetuta per 4-5 anni, a fine anni ’80, dedicata alla moda italiana e internazionale. Nella prima edizione arrivarono Vivienne Westwood (che poi si fermò in Toscana, avendo trovato un produttore per le sue collezioni), Scott Crolla (lo stylist che disegnava le camicie di David Bowie), un giovanissimo John Galliano…

Firenze elettrica (Federico Fiumani)
Firenze in quegli anni era elettrica, se mi passi il termine, era piena di energia. Io seguivo esclusivamente la musica, che è sempre stata la mia ragione di vita. Bruno Casini è stato il trascinatore delle notti fiorentine… c’era davvero un sacco di gente speciale.

La scintilla della scena (Bruno Casini)
Se dovessi individuare l’innesco di tutta la scena musicale e non, l’elemento che ha dato il via a ciò che è accaduto poi negli anni ’80, direi che forse è stato il Banana Moon, un piccolo club indipendente dove si è accesa la miccia: da lì è passata tutta la musica nuova fiorentina, tutto il rock bolognese dell’epoca, le band romane. Un altro elemento imprescindibile furono le etichette discografiche indipendenti che già operavano in città, come Materiali Sonori che già era attiva nella seconda metà degli anni Settanta. E poi c’è tutto il discorso delle radio libere…

Banana Moon, ph. Giuseppe Attanasio

Le radio (Federico Fiumani)
Controradio e Radio Centofiori trasmettevano molta musica new wave, oltre a fare informazione ottimamente.

Controradio (Bruno Casini)
Controradio è nata nel 1976 e ha fatto ascoltare – ma anche vedere, visto che organizzavano anche concerti già alla fine dei ‘70… ricordo dei live degli Skiantos, dei Telephone – tutto il meglio della musica in circolazione. Esiste ancora ed è molto seguita: ha sempre “raccontato” le avventure culturali in città e non solo: è sempre stata molto presente e per un certo periodo ha anche gestito il Tenax. Centofiori, invece, purtroppo non c’è più, ma è stata importantissima: loro organizzarono Patti Smith nel 1979… un momento epocale, perché quel concerto in un certo senso fece capire che i ‘70 erano finiti e stavano iniziando i “dorati” ‘80: 70.000 persone a vedere Patti Smith allo stadio di Firenze hanno tracciato la linea di demarcazione che segnò il passaggio dagli anni ‘70 agli ‘80.

Quelli del Banana Moon (Bruno Casini)
Il Banana Moon nasce il 3 marzo del 1977 e chiude – mi sembra – il 15 aprile del 1980. Io sono stato uno dei soci fondatori. Eravamo associati alla LIACA e ci siamo fatti 3 anni di fuoco perché eravamo nel mirino della polizia, della narcotici, della DIGOS e della Finanza perché era un locale che “dava fastidio”. E – apro una parentesi – mi sono fatto anche 10 giorni di galera per il Banana Moon (ride)! Si trovava in Borgo degli Albizi al numero 9, in pieno centro storico, a 400 metri da S. Croce e dal Duomo… nell’occhio del ciclone rinascimentale! Gestivamo tutto da soli, con un sistema di tesseramento trimestrale, senza alcun supporto dagli enti locali. E quando facevamo i concerti c’era un biglietto d’ingresso che non superava le 1.500 lire. Da noi sono passati artisti come Battiato, Camerini, Claudio Rocchi, i Gaznevada… ma anche tanto teatro d’avanguardia, poeti. Davamo spazio anche al cinema sperimentale. Davamo fastidio perché facevamo cose buone e “non allineate” e quel posto era come un fumetto alla Robert Crumb… succedeva di tutto, si fumava, ma c’era gente che faceva anche altro… era un posto molto “infernale”: pensa che Piero Pelù ci veniva di nascosto dai genitori perché loro non volevano, perché sui quotidiani locali erano usciti articoli che dicevano che il Banana Moon era un “localaccio”! Ogni tanto veniva anche Roberto Benigni e raccontava le sue barzellette sul palco.

I tovagliolini di Paz (Bruno Casini)
I Gaznevada, che arrivavano dal giro dei centri sociali, si portavano dietro uno stuolo di persone da Bologna. Fra quelli che arrivavano al loro seguito per i concerti al Banana Moon c’era spesso Andrea Pazienza, che era un loro caro amico e un loro grande sostenitore… peccato che io non abbia conservato tutti i disegni che Andrea faceva sui tovagliolini di carta nel locale!

La Firenze di Piervittorio Tondelli (Bruno Casini)
Piervittorio ha vissuto, come saprai, a Firenze. Io, poi, verso il 1987 fondai insieme ad altri colleghi la rivista Westuff, un trimestrale che si occupava di arte, moda e spettacolo. Piervittorio collaborò con noi in alcuni numeri e comunque ci frequentavamo, perché era un carissimo amico, passava di frequente in redazione, si andava a cena, ci si incontrava ai concerti, uscivamo spesso assieme per consumare la notte fiorentina – perché a Firenze oltre al giorno c’era anche la notte da vivere, piena di occasioni goderecce allettanti! Piervittorio era una persona dotata di grande curiosità, gentilezza, dolcezza e disponibilità: un super-altruista che pensava più agli altri che a se stesso.

Redazione di Westuff, Ph. Roberto Bastianoni

Sfiorare Tondelli (Federico Fiumani)
Purtroppo non l’ho mai conosciuto personalmente, ma ho letto tutti i suoi libri e mi piacciono tantissimo.

Il weekend fiorentino anni ‘80 (Bruno Casini)
Il fine settimana una situazione molto gettonata e c’era un nomadismo pazzesco da altre città verso Firenze. Io, oltre al lavoro e a Westuff, ho gestito per anni la programmazione del Manila e poi, a fine anni ’80, anche del Tenax… la mattina di solito, il sabato, era dedicata allo shopping negli spazi dei nostri amici che vendevano moda ed erano sempre luoghi d’incontro. I pomeriggi spesso erano dedicati alle mostre – ce n’erano sempre molte – e agli happening di artisti, designer, fotografi. E alla sera/notte c’era il rock clubbing o il gay clubbing: c’era solo l’imbarazzo della scelta. Fra l’altro parliamo anche di posti come il Tenax e il Manila che contenevano un migliaio abbondante di persone ed erano sempre pieni. Poi l’ultima stazione era il Plegine, che chiudeva alle 7 del mattino: lì era un bestiario totale, si trovavano i punk, gli stilisti, le marchette, i jazzisti, i rockettari… una fauna variegata, ma tutti andavano d’accordissimo e si divertivano. Poi alle 7 si usciva tutti assieme da lì e si andava a fare colazione.

Litfiba, ph. Maurizio Berlincioni

Consumare la notte e consumarsi (Bruno Casini)
Abbiamo vissuto a fondo ogni notte. E ci siamo anche consumati… in quel periodo, purtroppo, emerse prepotentemente il problema HIV. Negli anni ’80 a Firenze molti se ne sono andati per questo motivo: la nostra generazione è stata un po’ sfigata.

La Firenze di Federico (Federico Fiumani)
Diciamo che, a livello di divertimento fiorentino, sceglierei il mio 1983 come anno-simbolo, appena finito il servizio militare all’Aeronautica. Non facevo granché, mia madre mi stressava perché completassi gli studi universitari, ma io non avevo voglia di studiare affatto. Quindi uscivo: il sabato pomeriggio andavo nei negozi di dischi che all’epoca a Firenze erano molti, circa una sessantina. Il mio preferito era ovviamente Contempo in Via Dei Neri: fino alle 17 c’erano i metallari, poi arrivavamo noi new wavers fino alla chiusura. La sera si andava al Tenax o al Manila, ma c’erano anche tanti altri locali più piccoli dove suonavano ottime band locali – mi vengono in mente il Laster, il Discipline, la Rockoteka Brighton e il Casablanca. La domenica ascoltavo i dischi che avevo comprato, ero un ascoltatore compulsivo di musica, oppure uscivo con qualche amico o amica.

A un certo punto, più avanti, col boss della Ira Records, Alberto Pirelli, rilevai un negozio di dischi che andava male – in via Pietrapiana – che si chiamava Ira Records Store… e con la mia gestione andò pure peggio! Credevo che per mandare avanti un negozio bastasse la passione e una bella faccia, ma purtroppo non era così. In più con Pirelli non andavo d’accordo su nulla e distrusse il mio già fragile sistema nervoso: resistetti sei mesi e poi mollai. Avevo i Diaframma da mandare avanti e le due cose non erano gestibili: spesso tornavo dai concerti alle 6 di mattina, mi infilavo nel negozio, dormivo 3 ore e poi aprivo. Durante la pausa pranzo andavamo in via Dei Bardi a provare… troppo stress, non ce la facevo proprio. Il negozio non era granché frequentato: speravamo, io e Pirelli, che sarebbero venuti i musicisti rock fiorentini (la Ira aveva un casino di gruppi), ma scoprimmo che ai musicisti di comprare dischi non fregava assolutamente nulla. Veniva Pelù verso il tardo pomeriggio, sparava Billy Idol a manetta, stava un po’ lì a parlare con Pirelli e poi se ne andava… una volta venne uno dei Moda che cercava un disco dei Genesis perché volevano fare una loro cover, ma non avevo quel disco. Il frequentatore più assiduo era Marcello Michelotti dei Neon, che abitava lì vicino.

Cosa rimane… (Bruno Casini)
Ti dirò la verità: io continuo a fare tutt’ora ciò che facevo negli anni ’80. Non mi perdo in nostalgie, amarcord e “come eravamo”. Ancora oggi faccio lo stesso lavoro che facevo negli anni ’80, mi occupo di musica, di comunicazione, insegno agli studenti dell’istituto d’arte e restauro, mi occupo sempre delle novità che escono, scrivo libri, mi diverto. È molto interessante, poi, come la scena musicale fiorentina sia ancora oggi ben viva e ricca di fermenti, quindi non parliamo di un fenomeno confinato solamente agli anni ’80. Ancora oggi c’è Federico Fiumani, ovviamente, che io considero uno dei poeti rock più geniali di sempre del nostro Paese, ma pensa a tutte le esperienze di Gianni Maroccolo, da solo e in collaborazione, tutto il bellissimo lavoro di Andrea Chimenti, i Pankow che nell’ultimo album sono di una forza e una potenza straordinarie, i Litfiba che sono arrivati al tour di addio, Ghigo Renzulli e Piero Pelù da solisti…

Tutto finito (Federico Fiumani)
Se potessi tornare indietro vorrei risuonare senz’altro al Tenax: palco bello e alto, per cui vedevano bene tutti. Era un locale grande, teneva fino a 1.500 persone, ed era a due piani. Esiste ancora, ma è diventato una discoteca, non ci vado da un secolo. Comunque di quella Firenze degli anni ’80 oggi non è rimasto assolutamente nulla, ed è giusto sia così: ogni cosa ha un inizio e una fine.

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