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L’intervista di Pitchfork a Justin Vernon (dei Bon Iver) sui Volcano Choir

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Il sito americano Pitchfork ha recentemente intervistato Justin Vernon, l’uomo dietro i Bon Iver, sull’uscita del nuovo disco dei Volcano Choir – suo side project attivo dal 2009 con membri dei Collections of Colonies of Bees e il cui secondo album, Repave, è uscito recentemente per Jagjaguwar. All’interno della conversazione, Vernon da degli spunti molto interessanti sul suo passato.

Su Skinny Love e sulla sua vita sentimentale:

“La cosa interessante è che, in una canzone come Skinny Love, nessuno si accorge che sto cantando dalla prospettiva di una persona a cui ho fatto male – sono io che urlo contro me stesso per non essere stato coraggioso, per non avere avuto voglia di essere all’altezza della situazione. È imbarazzante, ed è per questo che sono finito a scriverla, è per questo che è venuta fuori così. In Acetate [da Repave] torno a ragionarci e mi dico, “La vita è troppo breve, l’amore è splendido e ha una fine, e ci sono cose molto più profonde e complesse per cui preoccuparsi.

È così che mi sento. Non sono assieme a nessuno, non ho tempo per cercare una ragazza. Non per scendere troppo nel personale, ma è stranamente più difficile incontrare nuove persone, adesso. Ma per la prima volta nella mia vita da quand’ero un ragazzino, la cosa non mi preoccupa più di tanto. Sto provando a dirmi, “Hey, amico, sei super felice, questo è tutto quello che hai sempre sognato – non è un problema se adesso non hai nessuno a cui dare la mano, fratello”.

Sulla sua città natale, Eau Claire, in Wisconsin:

“Sono cresciuto con dei buoni valori, i miei genitori non sono mai stati troppo severi. Sono sempre stato incoraggiato ad essere un individuo che pensava liberamente. Ho passato i primi cinque anni dopo l’high school a provare a farcela ad Eau Claire, poi me ne sono dovuto andare perché succedevano troppe poche cose in città. Poi, casualmente, sono tornato – la mia vecchia band si è sciolta, tutta quella storia – e ci sono rimasto, perché non avevo nessun altro posto in cui andare.

E allora mi sono sentito come se quella fosse un’opportunità unica. Adoro la gente provinciale. Penso abbia un valore, per così dire. Continuo a pensare ai ragazzi come me, cresciuti ad Eau Claire, e avrei voluto potessero avere più opportunità di avere esperienze culturali. Questa città è assonnata – e la gente ha tutto il diritto di lamentarsi del fatto che non ci sia nulla da fare – ma alcuni dei miei coetanei sono tornati nelle loro case e stanno iniziando a far crescere le radici. Un mio amico ha una compagnia di software che lavora a livello globale, ha qualcosa come 250 impiegati. Avrebbe potuto comprare una sede a Minneapolis, ma ha deciso di aprire ad Eau Claire. Mi ha detto, “Sai una cosa? Eau Claire mi ha generato, volevo darle qualcosa indietro”.

Vernon spazia poi tra morte, Charles Bukowski, sessualità, l’epicità di Repave paragonata agli Arcade Fire e ai Broken Social Scene, apertura mentale e altro. Potete leggerle l’intervista per intero qua.

Qua sotto l’audio ufficiale di Comrade, da Repave dei Volcano Choir.

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